www.unimondo.org/Notizie/Droghe-e-narcotraffico-in-Ecuador-un-flagello-inarrestabile-171704
Droghe e narcotraffico in Ecuador: un flagello inarrestabile?
Notizie
Stampa
“Ecuador ama la vida” cita il motto che ha accompagnato il rivoluzionario e controverso governo socialista di Rafael Correa per dieci anni, al quale é subentrato Lenin Moreno, che guida il timone del paese da giugno 2017. Il benessere, l’incremento della qualitá della vita, “el buen vivir” sono stati punti nevralgici della sua agenda di governo, durante il quale l’Ecuador ha creato un nuovo ceto medio e ha raggiunto standard di salute e sanitari tra i migliori del continente, con un occhio di riguardo, naturalmente, al problema della sicurezza e del narcotraffico.
Tuttavia l’entitá dell’argomento non si pu´comprendere prescindendo da una breve premessa.
In America Latina si produce la quasi totalitá della cocaina. In questo contesto sovrasta un dato su tutti: il Sud America é il luogo dove il consumo di cocaina é cresciuto di piú nel mondo negli ultimi anni. É finita l’epoca del connubio coca - droga per ricchi: ora si sniffa regolarmente anche nelle favelas di San Paolo, nei bar di Montevideo o nelle università di Bogotà. I consumatori di cocaina in Sud America crescono a una velocitá quattro volte superiore alla media mondiale. Il cono meridionale ha già surclassato l'Europa come seconda regione con il maggior numero di utenti, dietro solo al Nord America. E questo perché ormai non é piú solo il continente rifornitore dei paesi industrializzati, ma ha sviluppato un proprio mercato interno, consistente e in rapida espansione. Secondo l'ultimo rapporto presentato nel luglio 2016 dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), mentre in Nord America l'1,6% della popolazione ha provato o consuma abitualmente cocaina nell'ultimo anno, in Sud America la percentuale é giá arrivata all'1,5% (con Uruguay, Brasile e Cile in vetta alla lista – la media mondiale é dello 0,4%). Le ragioni sono evidenti: il prezzo della cocaina in alcuni paesi del Sud America arriva ad essere fino a 100 volte piú economico dei punti del pianeta dove costa di piú (US$ 3,5 per un grammo di coca in Colombia, versus i US$ 330 del Kuwait o i US$ 300 degli Stati Uniti). Inoltre ci sono sempre piú consumatori sporadici e sempre piú autoctoni che riescono a permettersi una dose occasionale.
Tornando all’Ecuador, é conveniente analizzare il problema associato alla produzione e consumo di droghe sotto due lenti diverse.
Da una parte va osservato che nel paese andino si producono stupefacenti in quantitá relativamente controllate, e il consumo non eccede i livelli medi di un qualsiasi paese latinoamericano, seppur elevati. Sempre lo studio di UNODC esclude l'Ecuador dai livelli di un paese produttore di stupefacenti, con solo 648 piantagioni di marijuana ritrovate e dislocate in 34 aree del paese, e 56 ettari adibiti alle coltivazioni della coca. Purtroppo peró i dati riportati non sono aggiornati e con probabilitá sottostimano le dimensioni del problema: trattandosi di un’attivitá clandestina le cifre sono quanto mai incerte e poco trasparenti. Cifre che vengono offuscate ancora maggiormente se parliamo di consumi. Ma una cosa é certa, il consumo di stupefacenti sta incrementando tra i giovani. Come effetto dell’aumento del reddito medio delle famiglie si sono aperti nuovi mercati e lo “spinello” o la “striscia” sono diventati sempre piú accessibili. Un’inchiesta elaborata nel 2016 dal Segretariato Tecnico di Droghe (SETED) mostra che il 12,7% degli studenti ecuatoriani delle scuole superiori, tra i 12 e i 17 anni, ha consumato sostanze proibite durante il 2015. Di questi, il 39% ha assunto più di una classe di droghe, nonostante la marijuana rimanga sempre la piú consumata.
Allo stesso tempo, l’altro lato della medaglia vede l’Ecuador incastonato in mezzo ai due colossi della produzione di cocaina, come in un vicolo cieco, senza via di scampo. Il Perù è attualmente il maggior produttore mondiale, ma la Colombia monopolizza la lavorazione della materia prima, con i suoi 96.000 ettari netti di colture di foglie di coca (dati UNODC), e la commercializzazione della cocaina con i suoi cartelli. Negli ultimi anni, l’intervento militare statunitense contro le regioni controllate dai narcotrafficanti, se ha ottenuto da un lato alcuni successi, ha finito per produrre una disseminazione e un aumento complessivo delle coltivazioni di coca in più paesi dell’area (come la Bolivia, l’Ecuador o il Guatemala). Giá da qualche tempo l’UNODC riferisce che sebbene la coltivazione di foglie di coca sia ancora rudimentale e incipiente, é noto che parte della produzione colombiana e peruviana sia trasformata in PBC (Basic Cocaine Paste) in territorio ecuadoriano. L'Ecuador viene utilizzato dai cartelli della droga come centro di raccolta e di ri-esportazione. Infatti l’UNODC dimostra come l’Ecuador, nel mappamondo delle rotte del narcotraffico, sia il principale porto d’uscita del Pacifico per la cocaina. Essenzialmente proveniente dalla Colombia e diretta in America Centrale o Messico, mediante sommergibili artigianali, capaci di trasportare tonnellate di droga; oppure aeroplani privati messicani che atterrano direttamente sul suolo ecuadoriano con mazzette di dollari per comprare silenzi, combustibile e ovviamente la droga. E i controlli? L’organizzazione delle Nazioni Unite sottolinea che l'Ecuador è secondo solo alla Colombia nel blocco della cocaina in Sud America (10% del totale, in confronto al 56% colombiano), ma d’altronde é solo la punta dell’iceberg.
A rincarare la dose, del 27 gennaio scorso la notizia dell’esplosione di un autobomba di fronte alla stazione di polizia della cittá di San Lorenzo, nel nord del paese, che ha lasciato al meno 28 feriti e una quarantina di case squartate. Un attentato che ha impressionato un paese dove, teoricamente, non esistono cartelli o bande criminali, e che ha sempre considerato il narcotraffico come un fenomeno di passaggio sul suo territorio. Forte la condanna del presidente Moreno, che ha dichiarato lo “Stato di eccezione” nella zona, ha intensificato la protezione con nuove forze dell’ordine e ha richiesto l’aiuto di Colombia e Stati Uniti per l’investigazione del caso. Il nuovo governo ha giá dato segnali per la lotta al narcotraffico ma, a detta di alte cariche militari, non ha la preparazione per combatterlo, il che non tranquillizza la popolazione locale, che parla di un panorama di violenza, insicurezza e armi da fuoco.
L’amministrazione Lenin ha piú volte parlato di “mano dura” nei confronti dei narcotrafficanti e microtrafficanti di quartiere, nel quadro di una lotta al consumo di stupefacenti piú marcata, ma la sua efficacia é ancora tutta da valutare. Col “Plan Nacional de Prevención Integral y Control del fenómeno Socioeconómico de las Drogas”, presentato poche settimane fa, per la prima volta lo Stato destinerá US$15 milioni per la prevenzione e il trattamento del fenomeno e si svilupperá attraverso due obiettivi fondamentali: la riduzione della domanda, lavorando in ambito familiare, educativo, sportivo, culturale, e la diminuzione dell’offerta, di competenza della Polizia Nazionale. La riforma sará sottoposta all’Assemblea in questi giorni.
Va anche segnalato che l’Ecuador ha chiuso il 2017 sequestrando piú di 98 tonnellate di sostanze stupefacenti (110 tonnellate nel 2016) e realizzandone la distruzione di 119 tonnellate. Si tratta di un processo che non conosce sosta: solo nel mese di gennaio 2018 il Governo Ecuadoriano ha incenerito 19 tonnellate (per la maggior parte cloridrato di cocaina), come parte dell'attuazione del programma "Bodegas Vacías", che mira a eliminare le sostanze illecite catturate nelle operazioni di polizia in tutto il paese. “Abbiamo realizzato con successo la distruzione delle 19 tonnellate raccolte, equivalenti a un valore di mercato di circa 750 milioni di dollari e più di 15 milioni di dosi e vite che sarebbero state colpite da questo carico", ha dichiarato la responsabile del SETED, Ledy Zúñiga.
Purtroppo, peró, il problema é sempre piú palpabile e la guerra al narcotraffico sempre piú grottesca e disarmante. L’unica possibile risorsa dell’Ecuador é forse quella di lavorare seriamente sulla domanda, su quei ragazzi che hanno bisogno di sentire affetto dai genitori, e sugli adulti che hanno bisogno di essere ascoltati. Come ha piú volte ripetuto Lenin Moreno: "Per combattere l'uso della droga nei giovani, dobbiamo far innamorare i giovani della vita". Suerte Señor Presidente.
Marco Grisenti

Laureato in Economia e Analisi Finanziaria, dal 2014 lavoro nel settore della finanza sostenibile con un occhio di riguardo per l'America Latina, che mi ha accolto per tanti anni. Ho collaborato con ONG attive nella microfinanza e nell’imprenditorialità sociale, ho spaziato in vari ruoli all'interno di società di consulenza e banche etiche, fino ad approdare a fondi d'investimento specializzati nell’impact investing. In una costante ricerca di risposte e soluzioni ai tanti problemi che affliggono il Sud del mondo, e non solo. Il viaggio - il partire senza sapere quando si torna, e verso quale nuova "casa" - è stato il fedele complice di anni tanto spensierati quanto impegnati, che mi hanno permesso di abbattere barriere fuori e dentro di me, assaporare panorami, odori e melodie di luoghi altrimenti ancora lontani, appagare una curiositá senza fine. Credo in un mondo più sano, equilibrato ed inclusivo, dove si possa valorizzare il diverso. Per Unimondo cerco di trasmettere, senza filtri, la veritá e la sensibilità che incontro e assimilo sul mio sentiero.