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Dossier / Leva obbligatoria in Medio Oriente e Nordafrica
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Foto: Alexander Jawfox da Unsplash.com
“Negli ultimi anni, molti stati arabi hanno ripristinato il servizio militare obbligatorio , o lo hanno introdotto per la prima volta”, scrive in un dossier l’Italian Institute for International Polical Studies (ISPI), un think tank indipendente italiano dedicato allo studio delle dinamiche politiche ed economiche internazionali. “Una tendenza che sta (ri)emergendo” in tutta la regione MENA (Middle East and North Africa), l’ampia area estesa che va dal Marocco all’Iran, includendo la maggior parte degli Stati mediorientali e del Maghreb. “La scelta dei governi – continua l’ISPI – è guidata principalmente da fattori economici, obiettivi sociali e culturali, e non necessariamente da stretti intenti militari”. Una dinamica che, per il centro studi, inverte quanto avvenuto dopo la Guerra Fredda, coinvolgendo Paesi con diversi livelli di capacità statale. A ripristinare in tempi recenti il servizio militare obbligatorio, nazioni come il Kuwait nel 2017, il Marocco (2019), la Giordania (2020), cui si aggiungono quelle che lo hanno invece introdotto per la prima volta, come le petro-monarchie del Golfo Persico: Qatar nel 2013 ed Emirati Arabi nel 2014. Mentre in Iraq se ne sta discutendo, con un dibattito già giunto alla fase parlamentare. Si è così interrotto in trend che dopo il 1990, con la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica (URSS), aveva portato anche negli Stati mediorientali e del Maghreb (come in Occidente) all’abolizione del servizio militare obbligatorio, a favore di una professionalizzazione delle forze armate.
Una tendenza, tre dinamiche
A partire dal 2010, in varie nazioni della regione MENA si è assistito, ricorda l’ISPRI, alla “frammentazione e frattura dello Stato”. È ad esempio il caso di Libia e Yemen, dove “le contestate istituzioni nazionali sono crollate, aprendo la strada a una duplicazione, almeno, dei centri di potere”, spiega il centro studi. “In questi contesti gli eserciti non sono più attori nazionali: i gruppi armati sono diventati i pilastri della struttura difensiva, con segmenti di ex eserciti che si aggregano intorno a diverse formazioni armate”. In tali nazioni, “non essendoci più istituzioni unificate”, evidenzia l’ISPRI, “la leva militare è fuori dall’ordine del giorno”. La seconda dinamica evidenziata dal centro studi è “la crisi dello Stato e la resilienza”...