Don Ciotti: vittima di quel negazionismo sulla mafia che scredita chi lancia un allarme

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Foto: Libera.it

La denuncia del fondatore di Libera non è una boutade estiva e tantomeno una provocazione all’indirizzo di Salvini ma di una denuncia che chiede vigilanza e attenzione. La risposta sarcastica dell’attuale ministro alle Infrastrutture appare del tutto fuori luogo e assolutamente impropria perché il tema è drammaticamente serio: le mafie non si sono mai rassegnate a perdere un treno nella corsa agli appalti pubblici e ancora meno in territori che conoscono bene e tendono a controllare come la Sicilia e la Calabria.

Si era nell’agosto 2001 quando Pietro Lunardi, ministro delle infrastrutture e dell’industria del secondo governo Berlusconi, nel corso di una maldestra intervista, proferì le famose parole: “I problemi della mafia e della camorra ci sono sempre stati e sempre ci saranno, purtroppo ci sono, bisogna convivere con questa realtà. (...) Questo problema però, non ci può impedire di fare le infrastrutture.” Secondo il ministro della Repubblica, pertanto, con le mafie bisogna convivere, ovvero questo Paese è fatalmente destinato a non riuscire nell’operazione di scrollarsi di dosso il peso soffocante della malavita organizzata.

Era la resa dello Stato. Ma se tutti ricordano, e talvolta citano, quelle parole, non tutti forse ricordano il contesto in cui furono proferite. Quel governo aveva scelto la grande opera della costruzione del ponte sullo stretto di Messina, come fiore all’occhiello della rinascita infrastrutturale della nazione e con determinazione degna del più intraprendente degli imprenditori, il Cavaliere si era infilato quel fiore al bavero del suo doppiopetto e non perdeva occasione per ostentarlo.

Le cose erano andate avanti, si era costituita una società ad hoc ed era stata indetta una prima gara per un concorso di idee progettuali. Alcuni operatori della Direzione Investigativa Antimafia nella loro relazione semestrale tra le altre cose resero nota un’intercettazione telefonica che partiva dal Canada da parte di un boss del clan Caruana-Cuntrera in cui si affermava che non sarebbe stato difficile aggiudicarsi l’appalto per la progettazione e la direzione dei lavori per la storica realizzazione.

Fu a quel punto che, di fronte all’incalzare della stampa, il ministro rispose come abbiamo visto.

La denuncia di Luigi Ciotti non è una boutade estiva e tantomeno una provocazione all’indirizzo del ministro degno erede di Lunardi. Si tratta piuttosto di una messa in guardia, di una denuncia che chiede vigilanza e attenzione. La risposta sarcastica dell’attuale ministro alle infrastrutture appare del tutto fuori luogo e assolutamente impropria perché il tema è drammaticamente serio: le mafie non si sono mai rassegnate a perdere un treno nella corsa agli appalti pubblici e ancora meno in territori che conoscono bene e tendono a controllare come la Sicilia e la Calabria...

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