Disabilità: è tempo di andare oltre i diritti

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Foto: Nathan Anderson da Unsplash.com

In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità che l’Onu ha dedicato per il 2022 al tema dell’innovazione sociale, la Conferenza Episcopale Italiana ha organizzato un momento di confronto e di riflessione, proponendo come stimolo per la riflessione il passaggio “dal diritto all’indipendenza al bisogno di appartenenza nella società e nella comunità” (qui invece il testo del discorso che Papa Francesco ha rivolto ad un gruppo di persone con disabilità ricevute in udienza, ndr). A questo incontro siamo invitati a portare una testimonianza: abbiamo portato un contributo a due voci sul rapporto tra diritti e bisogni di appartenenza e su appartenenza sociale e innovazione nei servizi per la disabilità.

L’incontro del 3 dicembre si è chiuso con un’immagine molto bella evocativa e provocatoria di suor Veronica Donatello, Direttrice del Servizio Nazionale Pastorale delle Persone con Disabilità e organizzatrice dell’incontro. «Dobbiamo imparare a considerare le condizioni della disabilità come la dimostrazione di quanto le nostre società non funzionino bene, vedere la condizione di disabilità come segnale di un problema di incapacità e di dis-funzionamento della nostra società. Che non è organizzata per essere a misura di tutti e soprattutto per garantire a tutti noi di sentirci parte di essa e di essere tutti - ciascuno di noi a prescindere dalle nostre differenze - a tutti gli effetti, cittadini fino in fondo». Potremmo immaginare – ha detto provocatoriamente - «le persone con disabilità come “hacker di Dio”, mandati sulla terra a mettere in crisi le falle e i limiti delle organizzazioni sociali esclusive». 

Dobbiamo imparare a considerare le condizioni della disabilità come il segnale di un problema di incapacità e di dis-funzionamento della nostra società, che oggi non è organizzata per essere a misura di tutti e soprattutto per garantire a tutti noi di sentirci parte di essa. Le persone con disabilità sono gli “hacker di Dio”, mandati sulla terra a mettere in crisi le falle e i limiti delle organizzazioni sociali esclusive

È importante allargare la visione attuale sui temi dell’indipendenza e dell’inclusione sociale, andando oltre alla prospettiva giuridica dei diritti, per giungere al più alto profilo dei bisogni esistenziali della persona. I diritti sono stati, sono e saranno un’importante e delicata leva di cambiamento, utile ad assicurare una base di partenza uguale per tutti ma i bisogni esistenziali sono più ampi, non semplicemente legati alla vita indipendente (così come spesso è interpretata), ma alla sfera dell’appartenenza e della reciprocità. All’interno di una visione complessiva di una vita di qualità, l’indipendenza è solo uno dei fattori che determinano il benessere personale e non può essere perseguita senza tener conto anche dei bisogni esistenziali materiali di sostegno, oltreché di libertà e di autodeterminazione. In particolare una vita indipendente non può realizzarsi senza rispondere ai bisogni di appartenenza sociale di ciascuno di noi. Oltre tutto i diritti sono identici per tutti e quindi il recupero, all’interno della prospettiva dell’indipendenza, dei bisogni esistenziali è molto importante per prevenire il rischio di pensare e concepire che vita indipendente possa realizzarsi attraverso una serie di adempimenti normativi proceduralizzabili e standardizzabili. Come affermava Edgar Morin il problema principale del nostro tempo non è legato a questioni giuridiche, come la libertà, ma è legato alla fraternità. 

Già a fine Ottocento Tonnies affermava che saremmo passati dalla dimensione dell’appartenenza (comunità) alla dimensione dei diritti (società); in cui l’altro non è riconosciuto come fratello e persona, ma soltanto come portatore di diritti esigibili. Alla luce di questo pericolo, è necessario che tutti, realtà professionali, associazioni, movimenti, parrocchie, costruiamo comunità generative, all’interno delle quali le persone con disabilità non siano semplicemente presenti, ma entrino nel noi dell’appartenenza, fatto di diritti ma anche di “doveri” alla realizzazione del proprio progetto di vita, in connessione ad altri e rivestendo un ruolo attivo...

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