Diritto alla casa: Italia sotto accusa all'Onu

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Una delegazione dell'Unione Inquilini ha presentato a un dossier sulle violazioni del diritto alla casa in Italia al Comitato ONU sui Diritti economici, sociali e Culturali. "Il governo italiano ha perso l'ultima occasione per dimostrare all'ONU la volontà di rispettare l'art. 11 del Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali - ha attaccato Vincenzo Simoni, segretario nazionale dell'Unione Inquilini - Il decreto legge 240/04 lascia infatti senza nessuna protezione quasi il 90% delle 200.000 famiglie con sfratto pendente". "Poiché L'Italia ha ratificato il PIDESC con la legge 25 ottobre 1977, n. 881 - ha precisato l'avvocato Brunello - questo è diventato una legge dello stato. In particolare, è norma di legge l'articolo 11 del PIDESC e perciò l'Italia ha l'obbligo legale, non solo morale e politico, di attuare politiche rispettose del diritto alla casa".

Sotto accusa sono la mancata protezione degli sfrattati, le politiche di privatizzazione e di liberalizzazione del settore abitativo, le discriminazioni dei migranti dall'accesso all'edilizia popolare. "Già nel 1993 l'Unione Inquilini presentò un primo dossier all'ONU paventando i rischi derivanti dai patti in deroga e dalle privatizzazioni allora agli albori - ha ricordato Ottolini - In quell'occasione il Comitato ONU accolse le nostre critiche, censurando l'Italia e richiamando il nostro Paese ad attuare politiche abitative rispettose del diritto alla casa. A distanza di oltre 10 anni la situazione è invece peggiorata, tanto che lo scorso dicembre il Comitato ONU chiese all'Italia cosa intendesse fare per gli sfrattati e per il crescente numero di senza tetto.

Il Dossier UI/IAI presenta in particolare lo scandalo legato al tempo di due anni che deve avere il permesso di soggiorno dei cittadini immigrati per accedere all'edilizia residenziale pubblica. Ma il permesso di soggiorno è legato al contratto di lavoro che è per la maggior parte a tempo determinato e inferiore al biennio per cui i cittadini migranti sono discriminati dall'edilizia sociale che pure contribuiscono a finanziare pagando regolarmente le tasse.

Per questo le proposte al Comitato ONU dell'Unione Inquilini sono: "prorogare tutti gli sfratti, almeno fino al passaggio da casa ad altra casa adeguata; reintrodurre il controllo pubblico del settore locativo per calmierare i canoni e dare sicurezza abitativa; promuovere una vera politica di edilizia sociale e abrogare l'art. 27 della Legge Bossi-Fini che discrimina i cittadini migranti dall'accesso alle case popolari e dalle agevolazioni pubbliche all'abitazione". Se il Governo italiano dovesse continuare a violare la normativa verrà allertato il Comitato ONU sugli sfratti affinchè svolga una missione di controllo in Italia. "Sarebbe imbarazzante per il governo, ma probabilmente è un passo indispensabile per dare un segnale forte che la comunità internazionale non é insensibile ai drammi vissuti da una grande parte della popolazione del nostro paese." Ha dichiarato Cesare Ottolini.

E legata alla campagna "Sfratti zero" continua la pressione sulle minacciate demolizioni nella baraccopoli di Nairobi in Kenya. Tre settimane fa è stato inaugurato un progetto promosso dal Governo Kibaki con l'agenzia Habitat e sostenuto dall'Ong Pathfinder International che prevede la riparazione di alcune scuole primarie nello slum.

Lo scorso 4 ottobre un altro progetto è stato presentato per Kibera ma sfortunatamente la realtà che si nasconde dietro a questi interventi non è troppo positiva per gli abitanti delle baraccopoli. I futuri occupanti delle abitazioni che verranno realizzate non saranno infatti loro ma i kenyani più benestanti. Intanto continua a peggiorare la situazione ambientale nello slum di Korogocho. La vicinanza con la discarica di Dandora e i fumi della combustione di ogni genere di rifiuto rendono l'aria il più delle volte irrespirabile. Se a questo si aggiunge la polvere che si alza dalle strade è ben comprensibile come i problemi polmonari siano all'ordine del giorno con file di persone che si rivolgono ai dispensari e agli ospedali. [AT]

Altre fonti: International Alliance of Inhabitants, Unione Inqulini, Bega Kwa Bega

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