Dentro il Myanmar: viaggio nelle zone liberate dove la giunta birmana non ha potere

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Foto:Alessandro De Pascale e Theo Guzman 

Una scoscesa strada sterrata si stacca dalla carreggiabile in un dedalo di curve che scendono al fiume Tiau che segna il confine tra lo Stato indiano del Mizoram e il Myanmar. Non è una strada segnata sulle carte ma è una delle decine di via d’accesso che consentono di attraversare la frontiera nei punti dove il fiume, prima di ingrossarsi nell’imminente stagione delle piogge, consente il passaggio delle auto dove l’acqua è bassa e il flusso rallenta. Tiau è incuneato nelle valli scoscese di una regione che, prima delle guerre anglo birmane e prima che il Raj britannico diventasse India, erano luoghi amministrati da piccoli principati indipendenti. Di qua e di là del Tiau dunque, vive la stessa gente: i Chin in Myanmar e i Mizo nel Mizoram. Stessa gente con nomi diversi, che parla dialetti che appartengono tutti alla famiglia linguistica tibeto-birmana. E’ anche per questo che il confine è poroso: consente a chi scappa dai bombardamenti in Myanmar di trovare dai cugini del Mizoram un porto sicuro. Il governo dello Stato chiude un occhio e non deve pensarla proprio come l’esecutivo di Delhi che, non solo sostiene la giunta militare birmana che ha preso il potere nel febbraio del 2021, ma vende a Naypyidaw le armi che le servono a combattere la resistenza armata che si oppone al golpe.

Superato il confine, ci appaiono le prime case matte dove i militari dalla Chin National Army tengono d’occhio il fiume. Avanti qualche chilometro, e dopo aver attraversato il primo villaggio, si arriva al Check Point della Cna dove, nel buio pesto della notte, un giovanissimo militare scruta le carte dei lasciapassare. E’ il controllo obbligato per entrare a Camp Victoria, una delle cinque basi dell’esercito Chin. Forse la più grande. Camp Victoria è stato bombardato in gennaio e non mancano gli allarmi aerei. E’ strutturato come una vera grande caserma, con aree per l’addestramento per le reclute – uomini e donne -, mense, sartoria e una sorta di villaggio di appoggio, distanziato dall’area prettamente militare, dove vivono alcuni famigliari dei soldati. Anche quest’area è stata bombardata e praticamente distrutta. Ci sono i resti di metà villaggio e una struttura medica disastrata. E’ l’anticipo di quello che vedremo in seguito, addentrandoci nel territorio liberato...

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