www.unimondo.org/Notizie/Democrazia-Uguaglianza-Nuova-qualita-dello-sviluppo-70545
Democrazia, Uguaglianza, Nuova qualità dello sviluppo
Notizie
Stampa
Sabato 14 giugno al Rialto di Roma si è tenuto il seminario "Democrazia, Uguaglianza, Nuova qualità dello sviluppo", organizzato dal Gruppo istituzioni economiche del Forum per la democrazia costituzionale europea. Dopo un'introduzione di Gerardo Marletto, sono intervenuti: Francesco Garibaldo, Gianni Mattioli, Aldo Carra, Giovanna Ricoveri, Andrea Ricci, Tarcisio Bonotto, Vittorio Sartogo, Salvatore Bonadonna, Vittorio Parola. Nell'articolo viene riportato il sintetico resoconto con a seguire le indicazioni più di taglio politico-operativo e le conclusioni più generali.
I filoni dell'analisi:
- La crisi attuale delle economie industrializzate non è congiunturale, ma strutturale. E deve essere ricondotta alla difficoltà di vendere prodotti per i quali non c'è domanda; sia perchè si tratta di beni il cui valore d'uso è ormai bassissimo, sia perchè è stata compressa la capacità d'acquisto dei consumatori-lavoratori. Anche l'uscita dalla crisi deve essere di conseguenza strutturale. Una politica economica non restrittiva è cioè la condizione necessaria, ma non sufficiente. Occorre anche creare le condizioni per un nuovo modello di sviluppo finalizzato ad aumentare non i consumi in quanto tali, ma a migliorare la qualità della vita. Esempi di questo tipo sono: l'abbandono del trasporto centrato sull'automobile privata, il recupero delle città, la protezione e riqualificazione ambientale, i servizi di assistenza e di cura, ecc.
- L'attuale assetto globale dell'economia è inoltre caratterizzato da una logica evidente di dominio: nei confronti del Sud del mondo e nei confronti dell'ambiente. Il sistema economico statunitense si regge ormai da un decennio sull'afflusso di capitali dal resto del mondo, afflusso possibile grazie all'inestricabile intreccio tra ruolo del dollaro come valuta di riferimento mondiale e logica unipolare di potenza militare. Anche le migliori proposte di riformismo europeo sono caratterizzate da un egoismo che trascura la posizione sempre peggiore dei paesi del terzo e quarto mondo, esposti alle logiche di una liberalizzazione asimmetrica sempre a loro svantaggio. Tutto questo in uno scenario in cui è ormai evidente che la crisi ambientale non è una prospettiva lontana, ma uno sfacelo in corso.
- Proprio dal Sud del mondo cresce una domanda nuova di democrazia politica centrata sul controllo diretto della propria vita. E' una domanda che ha ormai preso consapevolezza che giustizia sociale, giustizia ambientale e democrazia sono elementi inscindibili. La rapina neo-coloniale nei confronti del Sud del mondo tocca infatti direttamente i singoli individui: intaccando le capacità minime di accedere alle risorse fondamentali (dall'acqua al cibo), degradando le dimensioni fondamentali della vita sociale (a partire dal lavoro), riducendo gli spazi di democrazia e di libertà.
Alcune proposte per procedere:
- Il Forum non può prescindere dalla critica radicale dei due pilastri della costituzione economica materiale dell'Unione Europea: il contenimento salariale attraverso il controllo dell'inflazione e la riduzione dell'intervento degli stati nell'economia attraverso il patto di stabilità. Nè può essere accettata la proposta oggi in discussione di non applicare i vincoli di Maastricht alle spese per le infrastrutture e per la ricerca (per non parlare delle spese militari); l'esito sarebbe l'applicazione dei vincoli di bilancio pubblico solo alla spesa sociale, con un'ulteriore aggressione al welfare state.
- Il Forum deve anche avviare una riflessione sulla necessità di
lanciare proprio alla scala europea un nuovo modello di sviluppo capace di combinare: la riconversione ed il rilancio dei settori industriali oggi in crisi per eccesso strutturale di capacità, un'espansione delle attività nei settori che connotano la cittadinanza (recupero urbano, protezione ambientale, trasporti sostenibili, alimentazione e salute, cultura, istruzione e ricerca), la valorizzazione degli strumenti di incentivazione pubblica che sino ad oggi hanno provocato una dispersione massiccia di risorse nazionali e comunitarie.
In conclusione:
- La posizione del Forum deve essere allo stesso tempo perentoria e concreta. La irreversibilità della crisi economica e sociale dell'attuale modello di sviluppo deve essere sostenuta con determinazione. Il Forum deve anche avere consapevolezza che un percorso alternativo è possibile e che proprio il processo di costruzione della "nuova" Europa offre la massa critica economica, sociale e politica per avviarlo.
- Il Forum deve proseguire nella messa a fattor comune di teorie e prassi diverse: è chiaro infatti che solo da un lavoro umile di fertilizzazione incrociata tra culture possono venire le chiavi di lettura di una società complessa e del progetto per un suo cambiamento.
- Il Forum deve portare al FSE la proposta di una convenzione europea di movimento centrata sui temi del lavoro, della sostenibilità e di un nuovo modello di sviluppo. In preparazione di questa convenzione il Forum deve procedere nell'approfondimento delle analisi e nell'affinamento delle proposte; il tutto ricercando le condizioni dell'alleanza con altri soggetti (sindacati, associazioni ambientaliste, volontariato, ecc.).
(report a cura di Gerardo Marletto)