Dalle carovane in Medioriente

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Gerusalemme, 17 marzo 2004

Tutt'intorno a Gerusalemme ci sono check-point che impediscono ai palestinesi dei territori occupati di entrare in citta'.
Si tratta di un'area interessata dal reale processo di realizzazione della "Grande Gerusalemme", attraverso la confisca di terre, la continua demolizione di case, l'espulsione dei cittadini palestinesi, la costruzione di nuove colonie.
E infine il muro.
In questa zona si trova Male Adummin, il piu' grande insediamento, dove vivono 30.000 dei 200.000 coloni di Gerusalemme.
Il muro in costruzione serve anche a "garantire la sicurezza" dei coloni.
L'esempio piu' significativo della barbarie di questo progetto e' Abu Dis. Una citta' tagliata in due dal passaggio del muro, una citta' isolata da Gerusalemme da cui dipendeva completamente. Una volta tutti gli abitanti si recavano a Gerusalemme per usufruire di servizi quali ospedali, scuole, universita', o recarsi al lavoro. Oggi tutto questo non e' piu' possibile. La maggior parte delle facolta' dell'Universita' si trovano a Gerusalemme e mentre prima erano raggiungibili in circa dieci minuti ora ci si impiega almeno un'ora e serve un permesso per entrare. Ma non solo.
La limitazione della liberta' di movimento compromette ogni relazione sociale, non solo verso l'esterno ma anche all'interno dello stesso villaggio. L'isolamento di Abu Dis ha accresciuto notevolmente la disoccupazione.
L'area dove e' in corso la costruzione e' diventata zona militare, alla quale e' proibito avvicinarsi. In alcuni punti il muro e' talmente vicino alle case da impedire al sole di entrarvi.
Qui, come in tutti gli altri villaggi, esiste un comitato cittadino che si oppone alla costruzione. Le mobilitazioni continuano nonostante la repressione del governo israeliano.

18 marzo
Anche oggi, come avviene ormai da mesi, in molti villaggi della Palestina si sono tenute manifestazioni contro la costruzione del muro di Sharon. Oggi siamo stati a Der Qadis dove da molti giorni gli abitanti di questo villaggio tentano di bloccare i bulldozer che stanno spianando la terra dove passera' il muro.
Der Qadis si trova a ovest di Ramallah, un'area dove sono presenti molte colonie e altre sono in fase di realizzazione. A questo serve il muro: a separare completamente le colonie, che sono costruite all'interno della green line, dai villaggi palestinesi. Agli israeliani non importa abbattere case, tagliare ulivi, separare villaggi fino al giorno prima comunicanti. Per evitare tutto questo con grande determinazione gli abitanti del villaggio, donne, uomini, bambini, anziani, oggi sono scesi sui propri campi d'ulivo per fermare lo scempio compiuto dai bulldozer.
A loro si sono uniti molti internazionali e giovani israeliani che finalmente sempre piu' spesso si uniscono ai palestinesi nella battaglia contro il muro. Purtroppo l'esercito occupante alla sola vista dei manifestanti ha cominciato a sparare lacrimogeni che pero' non hanno fermato l'avanzata del corteo che e' arrivato in cima alla collina dove si trovavano i bulldozer. Immediatamente i soldati hanno iniziato a sparare sulla folla inerme, ferendo tre persone tra cui un bambino colpito alla tempia da un proiettile di gomma. I manifestanti si sono allontanati, ma un gruppo di donne ha tenacemente cercato di impedire ai soldati di colpire la folla.
Quando gli spari si sono interrotti, la manifestazione si e' ricompattata ed ha tentato nuovamente di raggiungere la cima della collina dove nel frattempo i bulldozer non hanno mai smesso di lavorare. Ed e' cosi' che si e' scatenata la violenza cieca dei soldati ai quali non bastava disperdere i dimostranti ma sono avanzati fino alla collina opposta: e' cominciata una caccia all'uomo che ha portato al fermo di una famiglia e ad ulteriori feriti. Le donne palestinesi che erano invece rimaste in cima alla collina sono state cacciate dalle ruspe che minacciavano di investirle. Alle 15:30 con la sospensione dei lavori, gli abitanti di Der Qadis sono rientrati al villaggio contando i feriti: una decina, la maggior parte bambini, di cui uno grave.

IRAN
Anche la seconda carovana della pace è finalmente arrivata a destinazione, a Teheran dove si è subito imbattuta in una società estremamente giovane ed in rapida evoluzione.
La delegazione che compone la carovana ha in programma numerosi incontri per intrecciare nuove relazioni con i settori più attivi e aperti della società civile iraniana.
Fa parte della delegazione in Iran anche l' Onorevole Luana Zanella.

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