Dalla crisi alla catastrofe

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Le soluzioni, a pensarci bene, ci sarebbero. Ad esempio: eliminare gli oneri per il debito con l’estero. Se decidessimo di farlo, i Paesi più poveri del Mondo potrebbero avere a disposizione 43miliardi di dollari. Esattamente la cifra che servirebbe loro per importare cibo ed evitare di vedere la propria gente morire di fame.

A spiegarlo è la Ong internazionale Oxfam, nel rapporto annuale presentato alla vigilia degli Spring Meetings della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, in programma a Washington.

Le pagine fanno emergere le storie di milioni di esseri umani, travolti dalla crisi creata dalla micidiale combinazione fra la pandemia di Covid19 – lontana dall’essere conclusa – e l’invasione russa dell’Ucraina, con la generalizzata corsa al riarmo, almeno in Europa.

Il rapporto si intitola “Dalla crisi alla catastrofe”. Nei prossimi mesi, questo viene scritto, sempre più persone si troveranno nelle condizioni di dover scegliere: mangiare, scaldarsi o affrontare le spese mediche. Chi si troverà in queste condizioni, sarà ancora fortunato, perché la prima emergenza mondiale, ormai, è la fame globale, la malnutrizione acuta. A rischiare la morte sono milioni di persone – 827milioni, questa la cifra – soprattutto nell’Africa Orientale, nel Sahel, in Yemen e in Siria. 

A pagare i costi della crisi mondiale sono, insomma, i più poveri, come sempre. L’aumento dei prezzi colpisce tutti, ma non in modo uguale. Se la crescita dei prezzi alimentari pesa per il 17% sulle famiglie dei Paesi ad economia avanzata, infatti, nel Paesi poveri incide per il 40%. Contemporaneamente, i salari ristagnano, non crescono e l’occupazione è tornata ai livelli prepandemia solo per gli uomini. Per le donne, come sempre, siamo ancora a 13milioni di posti di lavoro perduti.

Il risultato è che crescono le disuguaglianze, assieme all’impossibilità di curarsi, di viaggiare, di studiare. Circa 860milioni di donne e uomini dovranno sopravvivere con meno 1,90 dollari al giorno.  Tutto questo mentre i super ricchi - quelli che controllano le grandi imprese nei settori che tirano, come il farmaceutico, l’alimentare, la logistica e l'energia – hanno visto aumentare i propri patrimoni di 453 miliardi di dollari, al ritmo di 1 miliardo di dollari ogni due giorni. Attualmente i 2.668 miliardari del Mondo - 573 in più rispetto al 2020 - possiedono una ricchezza netta pari a 12.700 miliardi di dollari, cresciuta dopo la pandemia di 3.780 miliardi di dollari. A guadagnare sempre più sono anche le multinazionali: le cinque più grandi del settore energia – cioè BP, Shell, Total Energies, Exxon e Chevron - fanno ad esempio 2.600 dollari di profitto al secondo. In campo alimentare, la famiglia Cargill, che controlla il 70% del mercato alimentare, ha realizzato nel 2021 5miliardi di utile netto. Nel farmaceutico, Moderna e Pfizer hanno realizzato 1.000 dollari al secondo di profitto, grazie ai vaccini.

Cifre inquietanti, che tracciano una linea netta fra i pochi ricchi e la moltitudine dei poveri del Pianeta. Una linea che rischia di alimentare nuovi conflitti e future guerre, se non interveniamo rapidamente per ristabilire un confine diverso, più equo e intelligente.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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