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Dai frammenti alla comunità
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Accoglienza, dal latino colligere, raccogliere insieme. Una parola ormai inflazionata, che non riguarda più solo l’accoglienza ricevuta dalle autorità durante i viaggi istituzionali, l’accoglienza ospitale di parenti e amici, l’accoglienza di studenti fuori sede nelle Università; accoglienza è ora più che mai una parola migrante, sociale, trans generazionale, comunitaria. Insomma, è una parola per tutti… ma nella realtà di quanti? Quanti di noi ne praticano il significato nel senso più autentico, quello appunto di “raccogliere insieme”?
Proprio per riflettere sulle ricadute sociali di un approccio accogliente che crea coesione nel tessuto della comunità, anche quest’anno la sezione regionale del Trentino - Alto Adige del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), federazione nata negli anni Ottanta con l’intento di promuovere diritti di cittadinanza e benessere sociale, organizza la “Settimana dell’accoglienza”, dall’1 al 9 ottobre. E Unimondo "celebrerà" quest'evento proponendo in quei giorni esclusivamente articoli dedicati al tema delle migrazioni.
Siamo alla seconda edizione, che rispetto allo scorso anno ha qualche carta in più da giocare. Lo precisa fin da subito nella conferenza stampa di presentazione Vincenzo Passerini, presidente regionale del CNCA, che sottolinea come questa edizione presenti “3 novità in particolare: il tema, che rappresenta il filo conduttore delle riflessioni e che accompagna percorsi di ricostruzione sociale “Dai Frammenti alla Comunità”; le iniziative proposte, oltre 100, raddoppiate rispetto all’edizione 2015; i soggetti partecipanti, che quest’anno moltiplicano la loro presenza per numeri e diffusione sul territorio”. Sono infatti più di 80 le realtà coinvolte tra pubblico e privato e più di 30 le località che ospiteranno i diversi incontri, con una confortante risposta anche dalle periferie.
La settimana è un momento importante di condivisione di esperienze, incontri e approfondimenti formativi aperti anche alla cittadinanza oltre che agli operatori sociali, per dare corpo a una parola forse abusata, ma cifra di civiltà nel momento in cui abita i comportamenti del quotidiano. Come si legge in apertura del documento programmatico dell’iniziativa, lo scopo è proprio quello di far “crescere nella nostra comunità la cultura dell'accoglienza, in tutti i suoi aspetti; far emergere quanto di positivo si sta facendo nei vari ambiti; dare spazio alle voci e alle esperienze più diverse; incoraggiare la collaborazione tra associazioni, cooperative sociali, enti pubblici e privati; lasciare un segno forte e contagioso”. Ed è carico di intenzioni e speranze questo contagio, perché ha le potenzialità per rendere migliori noi e le nostre comunità, valorizzando la viralità di gesti semplici e costanti che fanno da collante ad aperture e conoscenza più che a muri e confini, non solo culturali ma anche generazionali e sociali.
Le iniziative si articolano infatti intorno a quattro grandi nodi del nostro tempo che tendono a isolare gli individui e a frammentare la società: la polarizzazione tra l’aumento della popolazione anziana e il contemporaneo degiovanimento; la fragilità delle famiglie e i suoi nuovi modelli, due questioni con cui di necessità le semplificazioni degli schemi relazionali noti devono confrontarsi in maniera costruttiva; la crisi economica, che sforbicia sempre più la popolazione tra “garantiti” e “non garantiti”; le migrazioni, che non riguardano solo le categorie in fuga (rifugiati, profughi) e che rischiano di creare nuove monadi piuttosto che gettare ponti.
Una settimana che, scorrendo il ricco programma di eventi e incontri, promette momenti intensi di confronto e riflessione, frutto di un anno di lavoro per la costruzione di reti e collaborazioni: perché ricucire relazioni è l’unico modo per combattere lo sfaldamento della società, a partire anche da chi queste iniziative le organizza e coordina, autofinanziandosi. Si va quindi dalla “maratona di pane” ai “menù dell’accoglienza”, dalle formazioni sulla biblioteca vivente ad attività rivolte ai bambini, senza dimenticare le occasioni di confronto sui quatto temi di riferimento, dagli anziani “accolti e accoglienti”, all’economia dell’immigrazione, a crisi e lavoro, con un focus speciale lunedì 3 ottobre, Giornata nazionale in ricordo delle vittime dell’immigrazione.
Sono appuntamenti, quelli dei prossimi giorni, che si basano su una convinzione precisa, testarda e, appunto, coraggiosa, quella cioè che, mutuando il pay off del Saint Martin CSA, una strada da percorrere per la coesione sociale ci sia, ma debba seguire un percorso obbligato che passa “solo attraverso la comunità”.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.