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Costruire la pace in Iraq, documento dall'ICS
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L'Ufficio di Presidenza del Consorzio Italiano di Solidarietà promuove una documento di analisi e proposta sulla attuale situazione di guerra, di violenza generalizzata e di terrorismo in Iraq sembra che sembra non avere fine. Molte le proposte in positivo in cui il ritiro delle truppe di occupazione deve essere accompagnato da una nuova risoluzione delle Nazioni Unite.
COSTRUIRE LA PACE IN IRAQ
La gestione del "dopoguerra" sembra non essere altro che la continuazione della guerra con tutte le sofferenze, le morti, il dolore che questa porta. La pace, la democrazia, i diritti umani sono ancora un miraggio. Le condizioni materiali e umanitarie del paese continuano ad essere
drammatiche, mentre le speranze di una rapida transizione alla democrazia in Iraq, sembrano puntualmente smentite. Tutte le "promesse" che le forze occupanti avevano annunciato si sono rivelate per quel che sono: propaganda, ipocrisia, falsità.
La realtà è quella dell'occupazione di un territorio che invece di portare sicurezza, stabilità, democrazia, benessere scatena la reazione del terrorismo più violento e alimenta violenza, insicurezza, malessere sociale. Il popolo iracheno -colpito gravemente in questi mesi dalle conseguenze della violenza generalizzata nel paese- invece di sentirsi liberato, vive una condizione di permanente insicurezza e pericolo e si sente oppresso da chi ne occupa il territorio e al quale rivolge un crescente senso di ostilità. La protezione della popolazione civile -in base alle Convenzioni di Ginevra e alle disposizioni del diritto internazionale- è per noi un obiettivo fondamentale.
Vi sono solo due condizioni preliminari per ottenere la speranza di un ritorno della sicurezza e della pace in Iraq: il ritiro delle truppe di occupazione della coalizione che ha fatto la guerra e tempi certi per una rapida autodeterminazione del popolo iracheno.
Ci rendiamo conto che è necessario accompagnare a queste condizioni preliminari alcune scelte di fondo che richiamano il ruolo della comunità internazionale e le modalità della transizione alla democrazia in Iraq. La parola deve tornare alle Nazioni Unite e alle popolazioni irachene. Per
questo richiamiamo la necessità di intraprendere il cammino per la pace e la democrazia, sulla base dei seguenti principi, che chiediamo al governo e al parlamento italiano di contribuire a realizzare:
* Il ritiro delle truppe di occupazione deve essere accompagnato da una nuova risoluzione delle Nazioni Unite che assuma su di sé il compito di contribuire e partecipare alla gestione della transizione alla democrazia dell'Iraq, inclusi i problemi della sicurezza, dell'aiuto umanitario e della ricostruzione, del processo di autogoverno. Ci deve essere un segnale di
forte inversione di tendenza: ridare la parola all'ONU, escludendo i paesi che hanno fatto la guerra ed occupato il paese.
* Questo contributo delle Nazioni Unite deve avvenire di concerto con una nuova entità di Governo provvisorio iracheno "comprendente effettivamente tutte le componenti nazionali e sociali" e consultando la Lega Araba e l'Organizzazione per la Conferenza Islamica (e altre
organizzazioni regionali individuate) per individuare le tappe e le procedure volte alla realizzazione di obiettivi di pace, stabilità, democrazia, rispetto dei diritti umani. E' importante che questo impegno delle Nazioni Unite non sia vissuto in modo impositivo, ma positivamente costruito insieme ai soggetti nazionali e regionali interessati;
* La presenza (in sostituzione delle attuali forze di occupazione) di una forza multinazionale di pace "a garanzia della sicurezza e della protezione delle popolazioni civili e per evitare una possibile degenerazione ulteriore della violenza- deve essere stabilita di concerto con gli organismi prima citati, deve essere posta sotto il comando diretto delle Nazioni Unite, deve privilegiare la presenza di forze di paesi arabi, non deve avere al suo interno forze di paesi che hanno partecipato alla guerra o all'occupazione, né avere al suo interno truppe di paesi confinanti o comunque non accetti alla nuova entità di Governo provvisorio iracheno.
* La transizione democratica deve permettere la formazione di una nuova entità di un Governo provvisorio iracheno con la presenza di tutte le componenti nazionali, etniche, religiose, sociali. Questa transizione (che nel frattempo deve produrre meccanismi condivisi di gestione tra la nuova entità del Governo provvisorio e le Nazioni Unite) deve avere tempi certi,
con elezioni e un governo sovrano con pienezza di poteri entro la fine del 2004 e "nel rispetto assoluto delle decisioni assunte dei rappresentanti delle popolazioni irachene- si lavori per garantire i principi della democrazia e dei diritti umani, della parità uomo-donna, dei principi
federali di organizzazione statale che permetta la pari dignità delle principali componenti nazionali. In questo processo può essere importante il ruolo di tutti i paesi dell'area nell'assicurare un contesto di dialogo e di collaborazione e anche quello dell'Unione Europea nello stabilire relazioni politiche e commerciali volte a favorire lo sviluppo e la crescita del
paese.
* In questo contesto si deve potere rapidamente avviare la costruzione di una Conferenza Internazionale per la Pace in Iraq, sotto l'egida delle Nazioni Unite e in un paese neutrale, che coinvolga tutte le forze e i soggetti nazionali, religiosi e politici del paese e, sulla base
di una piattaforma di principi comuni, costruisca un percorso che veda al centro il ruolo dei soggetti della società civile irachena, che conduca allaì Carta e all'assetto costituzionale futuro, alle procedure per le elezioni politiche, alle forme di autogoverno provvisorio;
* La ricostruzione del paese deve essere sostenuta dalle Nazioni Unite e dalla comunità internazionale. Le risorse petrolifere e le altre risorse naturali devono rimanere nelle mani del popolo iracheno, così come le scelte sulle politiche economiche e sociali. Le Nazioni Unite
stabiliscano un piano triennale di interventi di almeno 100 miliardi di euro, condiviso con la nuova entità di Governo provvisorio iracheno, finalizzato alla ricostruzione delle infrastrutture, alla ripresa produttiva, alla nascita e sviluppo di un sistema di Welfare adeguato ai bisogni della popolazione. Il debito internazionale deve essere abbattuto
del 50% e ristrutturato in un periodo di almeno 20 anni. La comunità internazionale deve altresì sostenere con le modalità opportune le organizzazioni della società civile irachena, lo sviluppo di media indipendenti, i programmi di sviluppo di democratiche autonomie locali, puntando alla realizzazione di forme di partecipazione e di democrazia locale.