Cooperazione Internazionale. Ha ancora senso?

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MONDO. Che senso ha la cooperazione internazionale in un mondo che cambia ad una velocità impressionante ove i paesi impoveriti di ieri (BRICS) sono le tigri economiche di oggi? E, a ben guardare, cos'è la crisi economica mondiale se non una grande politica redistributiva su scala globale?

I tempi sono cambiati. Non v'è più sud e nord del mondo come ci aveva descritto Willy Brandt ma i nord ed i sud del mondo sono in ogni dove; attraverso ogni territorio. Dal I° al IV° mondo.

La sfida, quindi, non sta più solo nella redistribuzione continentale ove l'Europa aiuta l'Africa, a mò UE/ACP, ma nell'operare, come ong in due direzioni: per via filantropica affinché “i più abbienti di ogni dove” si facciano carico dei meno abbienti ma soprattutto per giustizia affinché “i più abbienti di ogni dove” si facciano carico, anche loro malgrado, dei meno fortunati. Perché? Lo vuole la politica e, quindi, le Istituzioni, la legge. Gli unici che non necessitano né dell'una e né delle altre sono i ricchi.

Ha senso, quindi, cooperare anche con le comunità “dei più abbienti” e relazionando, sempre, con la politica. Anche quando ci sembra corrotta. E non saremo certo noi italiani a dar lezione a riguardo.

EUROPA. La vecchia Europa ha tenuto distante per decenni la Turchia e le proteste di piazza Taksim denunciano l'incomunicabilità che risale a tempi antichi, a “mamma li turchi” (1799). Il nostro Sud cattolico PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) ha tempi, modi e credo (perdona noi i nostri debiti) che sono tutt'altro dal nostro Nord – Europa protestante.

La primavera araba sta chiedendo pane e democrazia (Cairo docet) ma la risposta sembra essere prevalentemente coercitiva. Ma tutto il Maghreb ha in cuore un'ingiustizia che è “la questione morale del nostro tempo” per dirla con chi ci sta lasciando: Nelson Mandela. Un altro gigante: “Se ci sarà pace a Gerusalemme, ci sarà pace in tutto il mondo”. Le parole del card. Martini cispronano a non mollare.

Ma un'altra buona notizia ci arriva dai balcani ove la Croazia è parte dell'Europa. Anche la politica di prossimità delle ong a vent'anni dal conflitto ha consentito questo passo verso la pace. Ha senso cooperare con la Croazia o con la Serbia che ci rubano le nostre fabbriche e ci disoccupano di nostri operai? Non lo so ma so quanto costa una guerra ai confini o una missione in Libano. Le pago ogni volta che faccio benzina.

ITALIA. Chissà se questo periodo di “tregua armata politica” potrà portare a qualcosa di nuovo ma la forbice tra il nord e Sud che abbiamo conosciuto prima nel Mondo e poi in Europa si sta allargando anche in Italia. Non solo. Si stanno allungando di molto le fila davanti alle Caritas ed ai banchi alimentari e questo rende tutto più difficile ed incompreso per chi, come noi, tentano nuove relazioni internazionali e, quindi, di evitare ogni guerra tra poveri. Non è un caso che le ong più strutturate come Save the Children o Emergency abbiano annusato l'aria ed inizio ad operare anche in Italia con campagne pubblicitarie non di poco conto.

TERRITORI. E quindi? Non ci resta che ripartire dai territori ove siamo presenti! Per una nuova e paziente alfabetizzazione. Per capire, assieme, ove siamo ed in quale direzione andiamo. Accompagnati dalle fatiche di cui anche noi del nongovernativo siamo parte: tanta attenzione alla struttura e poco al rinnovamento, tanto lavoro poco pensiero, molto conservatorismo e poco rinnovamento, più caritatismo e meno giustizia. Eppure, un papa “venuto da lontano” ci sa aiutando a capire quanto i Sud possono aiutare i Nord a liberarsi da tutti i loro pesantissimi fardelli. Primo fra tutti...quell'orribile “complesso di superiorità” che, purtroppo, rimarrà ancora scritto a lungo nel nostro DNA. Ecco il senso. E' nostro interesse confrontarci con l'altro, diverso ed oltremare. Ci aiuta a “stare al mondo” con un'impronta più leggera. In modo meno arrogante.

Fabio Pipinato

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