Contro il nucleare: “Non è una questione di schieramento”

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Foto: Ra Dragon da Unsplash.com

(Pyeongchang-Corea del Sud ) – Quando incontriamo Ruth Mitchell, prima australiana a ottenere il Nobel per la Pace, siamo a Pyeongchang, per il Nobel Peace Summit. Con il motto “Stronger Togheter” quest’anno la conferenza ha voluto porre l’attenzione sul valore della comunità come fondamento della pace sociale, il dialogo e la fratellanza tra i popoli. La dottoressa Mitchell è neurochirurgo, presidentessa dell’organizzazione vincitrice del Nobel per la Pace nel 1985 International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW) e membro del consiglio International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), Premio Nobel per la Pace nel 2017 “per il suo lavoro volto ad attirare l’attenzione sulle catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsiasi uso di armi nucleari e per i suoi sforzi innovativi per raggiungere una proibizione basata sul trattato di tali armi”.

Oggigiorno, a causa della minaccia nucleare sorta dal conflitto tra Ucraina e Russia, potrebbe sembrare più facile chiedere il bando delle armi atomiche. Tuttavia, questo non è il caso. Può spiegarci perché?

Viviamo in un mondo dove 13.000 testate atomiche minacciano di distruggere l’umanità. Mai come ora il rischio di un conflitto nucleare è stato così alto. A differenza dei leader mondiali che cercano la sicurezza nel possesso dalle armi di distruzione di massa, la maggior parte delle persone crede che dovremmo abbandonare le armi atomiche.  Parlo come medico quando evidenzio il costo umano che queste armi generano; rammento a tutti le storie degli indigeni che hanno vissuto i test nucleari e dei sopravvissuti a Hiroshima e Nagasaki. 

Uno degli approcci utilizzati oggi per spiegare il problema dell’atomica è anche la questione di genere. Potrebbe spiegarci perché?

Esiste una prospettiva femminista che spiega gli interessi legati al tema del nucleare: gli arsenali atomici drenano energie in cambio di una promessa di sicurezza. Ma chi ne trae vantaggio? L’industria militare e certe persone al potere, molte delle quali sono uomini. Tutto ciò non rende sicuri i singoli esseri umani che dormono a casa nei loro letti. Non dà vita alle comunità.  Una delle critiche a queste orribili e vili armi di distruzione di massa è che rubano risorse: se guardiamo ai miliardi di dollari che ogni anno vengono spesi per mantenere i programmi nucleari, possiamo dire che si tratta di un furto ai danni di progetti capaci di rendere le persone davvero sicure. Parlo di acqua potabile, istruzione, vaccinazione e accesso all’assistenza sanitaria. Queste cose costano denaro. E quando spendiamo soldi per armarci, li stiamo sprecando.

Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di un problema di sicurezza comune, creatosi in seguito alla natura trasversale delle numerose crisi che stiamo attraversando. 

Non credo che investire nelle armi nucleari aumenti le chance di assicurare un futuro migliore ai nostri figli.L’idea secondo cui “io sono al sicuro, se tu sei al sicuro” non vale per l’atomica. La realtà è che tutti noi dovremmo liberarcene per creare un mondo dove la minaccia dell’estinzione non incomba incondizionatamente su tutti noi.  Tali strumenti servono interessi diversi da quelli dell’umanità. O ci sbarazziamo delle armi nucleari, o loro si sbarazzeranno di noi. 

Quale sarebbe il primo passo che ogni individuo o comunità potrebbe compiere per iniziare a prevenire e bloccare l’uso di armi atomiche? 

Il primo passo è apprendere di più sui loro effetti e scoprire se il nostro Paese ha effettivamente firmato e/o ratificato il trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW). Se ciò non è accaduto, allora abbiamo il diritto e la responsabilità di chiedere azioni concrete. Io vivo in Australia e voglio che il mio governo prenda posizione contro le armi nucleari. Dobbiamo ricordarci che qualsiasi movimento nasce dal passaparola e si nutre di relazioni umane, connessioni e vita. L’opposto delle armi nucleari. 

Quest’anno il Nobel Peace Summit si tiene nella Penisola Coreana, il cui ininterrotto conflitto è frutto anche di un uso coercitivo della minaccia atomica. Quale sarebbe la sua proposta per una soluzione? 

Il caso della Penisola coreana mostra i pericoli di un mondo in cui le persone credono di ottenere prestigio dal possesso delle armi nucleari. Il dilemma mostra l’urgenza di stigmatizzare la minaccia della guerra nucleare come strumento di coercizione. Tutto ciò è oggi illegale per il diritto internazionale.  Alcune persone proveranno a dire che il leader nordcoreano non è una persona a cui affidare le armi atomiche. Concordo, ma voglio fare un passo in più: nessuno dovrebbe essere in possesso di armi nucleari. Non esistono mani sicure quando si parla di armi di distruzione di massa. Nessuno sul pianeta è abbastanza saggio, abbastanza sano, abbastanza equilibrato per poter mettere il dito su quel pulsante.  Come la bomba atomica deve essere tolta alla Corea del Nord, così tutti dovrebbero esserne privati...

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