Concorso di design anti-pellicce

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Per il secondo anno consecutivo la LAV (Lega Anti Vivisezione) lancia in Italia il Concorso "Design Against Fur" proposto dalla Fur Free Alliance, la coalizione internazionale di associazioni antipellicce di cui la LAV è membro italiano. Il Concorso è rivolto a tutti gli studenti iscritti a corsi riconosciuti di fashion design ma anche belle arti, grafico pubblicitario, marketing, comunicazione, disegno grafico e disegno multimediale ed il suo scopo è la realizzazione di un manifesto pubblicitario contro le pellicce, che potrebbe poi essere utilizzato dalla Fur Free Alliance per le proprie campagne di sensibilizzazione.
Il concorso, al quale è necessario iscriversi entro e non oltre il 1° marzo 2004 (informazioni sul sito della Fur Free Alliance), che si svolgerà a livello internazionale, coinvolgendo non solo l'Europa ma anche gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia, l'Asia del Pacifico, il Regno Unito e l'Irlanda. I primi classificati in ogni area geografica parteciperanno poi alla finale internazionale, che si terrà a Parigi durante la "Settimana della Moda" nell'autunno 2004: in palio 5.000 euro ed un viaggio a Parigi.

"Il concorso dello scorso anno ha avuto un grande successo fra gli studenti e gli insegnanti in tutto il mondo, i quali hanno riferito che si è trattato di un'importante opportunità per sfruttare il proprio talento a favore degli animali - dichiara Simona Cariati, responsabile LAV del Settore Pellicce - La LAV ne ha tratto inoltre l'immagine di punta per la sua nuova campagna di sensibilizzazione lanciata all'inizio dell'inverno: una volpe con appeso sul dorso un'etichetta di quelle comunemente presenti sui capi d'abbigliamento per indicarne la taglia. Siamo convinti che anche quest'anno gli studenti italiani parteciperanno numerosi e con tanto entusiasmo a questa avvincente competizione di portata internazionale, distinguendosi sicuramente per la loro creatività ed originalità."

Le passerelle delle recenti sfilate di "Milano-Moda" e di "AltaRoma-AltaModa" hanno mostrato al pubblico l'ennesima ostentazione di pellicce e pelli di ogni tipo: astrakan, visone, castoro, marmotta, lapin, ma anche cervo, canguro, cavallino, coccodrillo e persino squalo, razza ed elefante, tutti sempre più raramente proposti come capi d'abbigliamento classici e utilizzati invece come inserti, spesso anche su capi inconsueti come la lingerie.
"Quest'anno, oltre alle classiche pellicce e agli inserti di pelo animale e di piume sugli abiti - conclude Simona Cariati - ci sono state sfacciatamente proposte sfilate con pellicce di animali in pericolo di estinzione, tra i quali lince e lupo, protetti dalla CITES (Convenzione di Washington). Si tratta, evidentemente, dell'ultimo volgare espediente degli stilisti, su cui le autorità preposte dovranno esercitare i dovuti controlli per escludere eventuali violazioni di legge, per rilanciare il settore della pellicceria, in netto calo da molti anni a causa della disaffezione del pubblico".

Ogni anno nel mondo oltre 30 milioni di visoni, ermellini, volpi, zibellini, scoiattoli, lontre, castori e altri animali, vengono uccisi negli allevamenti intensivi o catturati allo stato selvatico con le trappole, in nome di una moda crudele: la pelliccia. Un capo di abbigliamento che nasconde la sofferenza di tanti animali: per confezionare una pelliccia di visone sono necessari fino a 54 animali, per una di volpe 24, per gli ermellini si arriva fino a 200 esemplari.
I metodi di uccisione di questi animali sono veramente crudeli: dalla camera a gas alla rottura delle ossa cervicali, dalla corrente elettrica ai colpi sul muso e sulla nuca. Ma anche la loro breve vita negli allevamenti intensivi è fatta soltanto di sofferenza e privazioni: sono richiusi, singolarmente, in gabbie piccolissime con il fondo in rete metallica che lacera loro le zampe, e in inverno, per far sì che il loro pelo diventi più folto, sono tenuti sempre al gelo; allo stesso modo, non disponendo di una copertura, d'estate sono costretti a rimanere sotto il sole, il che li porta molto spesso alla morte per disidratazione. Inoltre, a causa dello stress dovuto all'isolamento forzato in spazi ridottissimi, spesso si verificano fenomeni di aggressività verso i propri simili e di automutilazioni degli arti.

Per ulteriori informazioni sul concorso "Design Against Fur", la LAV invita a consultare il sito internet.

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