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Con la pandemia tagli a spese sociali e sanitarie. “Crescono le disuguaglianze nel mondo”
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Foto: Nick Fewings da Redattoresociale.it
La pandemia da Covid-19 ha acuito i divari socio-economici in molti paesi, soprattutto nei contesti più vulnerabili del mondo, dove gli interventi pubblici di contrasto alle disuguaglianze hanno in molti casi mostrato livelli di grave inadeguatezza. A rivelarlo è il nuovo rapporto di Oxfam e Development Finance International (DFI), pubblicato in occasione degli Annual Meetings del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, in programma dal 14 al 16 ottobre a Washington.
l dossier passa in rassegna le politiche fiscali e del lavoro e alcuni capitoli della spesa pubblica (istruzione, sanità e protezione sociale) in 161 paesi del mondo durante il primo biennio pandemico. “Nonostante il mondo abbia dovuto affrontare la peggiore crisi sanitaria degli ultimi cent’anni, metà dei paesi a basso e medio-basso reddito ha registrato una contrazione della spesa sanitaria, in rapporto alla spesa pubblica complessiva: in Giordania, ad esempio, il calo è stato del 20% - evidenzia Oxfam -. Quasi la metà di tutti i paesi esaminati (77) sono stati interessati da tagli alla spesa sociale e il 70% dei paesi ha ridotto la propria spesa per l’istruzione”.
Due terzi dei Paesi non hanno incrementato i salari minimi
Secondo il report di Oxfam e Dfi, “mentre la povertà lavorativa ha raggiunto livelli record e oggi l’impennata dell’inflazione erode il potere d’acquisto dei lavoratori, due terzi dei paesi analizzati non hanno incrementato i salari minimi nel biennio 2020-2021”. Nei paesi in via di sviluppo come la Nigeria il salario minimo legale non è stato aggiornato da prima dello scoppio della pandemia. Anche in economie avanzate come gli Stati Uniti il livello del salario minimo federale è rimasto invariato dal 2009.
143 Paesi su 161 non hanno tassato i redditi e i patrimoni più elevati
Nonostante gravi difficoltà per le finanze pubbliche in molti Paesi, 143 governi su 161 non hanno fatto ricorso ad aumenti del prelievo sui redditi o sui patrimoni più elevati e 11 paesi hanno persino ridotto il carico fiscale sui cittadini più facoltosi. “Il rapporto mostra come in troppi paesi i governi non abbiano agito con decisione per contrastare l’ampliamento delle disuguaglianze – ha dichiarato Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International –. Molti governi hanno ridotto gli investimenti nei servizi pubblici nel momento del maggior bisogno e non hanno fatto ricorso a prelievi su fortune e profitti di chi ha beneficiato della pandemia”.
I Paesi più poveri schiacciati dal debito
“A differenza delle economie avanzate come l’Italia - in cui gli interventi di welfare emergenziale hanno attenuato temporaneamente l’esplosione delle disuguaglianze - i paesi più poveri si sono trovati senza liquidità disponibile per analoghe misure di supporto al reddito. A pesare sugli spazi di manovra nei paesi in via di sviluppo sono, in larga parte, le loro consistenti esposizioni debitorie. Nel solo 2021 i paesi a basso reddito hanno speso il 27,5% delle risorse pubbliche per il servizio del debito interno ed estero: il doppio di quanto speso in istruzione, quattro volte la spesa per la sanità e 12 volte la spesa per la protezione sociale”. “Per ogni dollaro speso per la sanità pubblica i paesi in via di sviluppo spendono quattro dollari per ripagare i propri debiti contratti in prevalenza con ricchi creditori esteri - ha dichiarato Matthew Martin, direttore del DFI -. Vanno garantiti un’immediata sospensione del servizio del debito e favoriti accordi equi per una sua ristrutturazione”...