Colombia senza pace, malgrado gli accordi

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Foto: Unsplash.com

Il 2021 si é concluso in Colombia con un tragico bilancio di assassinati, fra rappresentanti sindacali, leader indigeni e ex combattenti della guerriglia che hanno deposto le armi:  97 massacri con 335 vittime  e  con l’assassinio di 171  leader sociali, difensori dei diritti umani ed ex combattenti delle Farc che hanno firmato l’accordo di pace del 2016.  E il 2022 è iniziato sotto lo stesso segno di sangue. L’Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz (Indepaz) ha denunciato un massacro  nel dipartimento meridionale del Nariño. Secondo l’Ong, che si occupa di tutela dei diritti umani e ambientali, l’ultimo eccidio è avvenuto il 9 gennaio nel municipio di Colón: «Il quarto massacro dell’anno sarebbe stato commesso al termine delle feste locali (…) Il bilancio: tre persone uccise e quattro ferite». L’associazione aveva già presentato una sintesi delle vittime di atti di violenza avvenuti nella prima settimana di gennaio 2022: 27 persone uccise (di cui due donne, due minorenni e quattro cittadini venezuelani).

Se gli omicidi denunciati sono da ascrivere alle milizie paramilitari di estrema destra, il panorama della violenza coinvolge anche altri attori. Domenica 2 gennaio, nel dipartimento di Arauca, si sono verificati scontri armati tra guerriglieri dell’Eln (Esercito di liberazione nazionale) e dissidenti delle Farc (Forze armate rivoluzionarie di Colombia), gruppi che non hanno accettato i termini degli accordi di pace del. In meno di 24 ore i morti sono stati almeno 27, secondo cifre non ancora confermate. E gli scontri hanno causato ance più di 2mila sfollati nei comuni di Tame, Fortul, Saravena e Arauquita. Protagonisti del conflitto membri dell’Eln (Esercito di liberazione nazionale)) e delle ex Farc  che hanno mantenuto l’acronimo, modificato in Fuerza alternativa revolucionaria del común, e che hanno deciso di rimanere in armi...

L'articolo di Maurizio Sacchi segue su Atlanteguerre.it

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