Colombia: diritti schiacciati dai paramilitari

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In Colombia i diritti umani sono calpestati dai paramilitari, trasformati in cooperanti militari sotto la Presidenza Uribe. Questo esercito è composto di 2 milioni e 500mila persone secondo la denuncia di padre Javier Giraldo in un'audizione al Parlamento Europeo di Bruxelles lo scorso 1 dicembre. Il gesuita, coordinatore del Tribunale Permanente dei Popoli ha sottolineato che "la strategia del potere colombiano si orienta acreare una zona grigia dove il civile e il militare non conoscono frontiere: il paramilitarismo è il braccio politico dello Stato e sta avanzando con violenza, principalmente nelle zona dove la terra è maggiormente ricca. Javier Giraldo afferma che in Colombia il livello di povertà tra la popolazione è cresciuto dal 55% di due anni fa, all'attuale 66%, a causa della "privatizzazione delle terre e dei servizi pubblici e sociali".

Hildebrando Velez, uno degli autori del rapporto "El embrujo continua" - elaborato dalla rete di Ong e movimenti sociali della " Piattaforma colombiana dei diritti umani, democrazia e sviluppo"- ha denunciato che in Colombia esiste una redistribuzione del capitale basata su di una strategia violenta dove 1% dei proprietari colombiani possiede più del 50 % delle Terre del Paese. "Il patrimonio naturale colombiano viene distribuito in base agli interessi politici delle imprese europee e le strategie economiche internazionali". Tra le imprese che considera colpevoli dell'incremento della povertà indica la spagnola Union Fenosa, " che si è fatta carico delle infrastrutture elettriche del paese, i cui servizi sono insufficienti perchè illuminare la Colombia non è redditizio". Secondo Velez la Colombia ha bisogno di una riforma agraria, pol㭀tica, economica, di infrastrutture, e prima di tutto sociale". Da parte di Luisa Morgantini - presidente della Commissione per lo Sviluppo del Parlamento Europeo - è stato proposto l'invio di una commissione parlamentare in Colombia.

Marco Fidel Velasquez Ulloa, proveniente dalle comunità del Cacarica (Colombia), e Dino Garcìa Duranti, volontario italiano impegnato sul campo in interposizione nonviolenta, hanno raccontato in una serie di incontri organizzati in Sicilia la scorsa settimana la loro storia di diritti violati e di resistenza civile alla guerra e allo sfollamento forzato con la pratica quotidiana della partecipazione democratica, l'autodeterminazione e la continua ricerca di una soluzione pacifica dei conflitti.

"Le terre delle comunità di pace - sostiene Dino Garcia Duranti - sono molto fertili per le favorevoli condizioni geologiche, nonché per l'amore con cui i contadini le coltivano. Ma purtroppo questo più che una risorsa sembra essere un problema". Infatti già dagli anni novanta le FARC uccisero sei contadini. Fu la prima violenza a cui seguirono tante altre, anche da parte dell'esercito governativo. E come se non bastasse con l'arrivo dei paramilitari la situazione è peggiorata. Un dato lo dimostra: in tre anni sono state uccise più di cento persone solo in un villaggio di mille abitanti.

Un nuovo attore è presente in Colombia con l'arrivo dei gruppi di interposizione nonviolenta internazionali che sostengono le "comunità di Pace ", ossia le 57 comunità contadine che hanno dichiarato di rifiutare di cooperare con i violenti. L'obiettivo è quello di lavorare per l'empowerment delle comunità di pace: sono i volontari delle forze di pace internazionali, che con la loro presenza garantiscono un più alto livello di sicurezza, visibilità al dramma delle popolazioni e aiutano i contadini a immettere nel mercato della solidarietà internazionale i propri prodotti. Oltre ai volontari del Movimento Internazionale della Riconciliazione presente da anni in Colombia nel Chocò e nell'Urabà ci sono i volontari delle Peace Brigades International che accompagnano come "scudi" i difensori dei diritti umani, le loro organizzazioni, e altre persone minacciate dalla violenza politica. [AT]

Altre fonti: Riconciliazione

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