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Colombia: basterà una cerimonia solenne per sancire la pace?
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Alta tensione a Cartagena, in Colombia. La città è blindata per l’arrivo di oltre una dozzina di Capi di Stato provenienti da tutto il continente: ci saranno anche il Segretario di Stato americano Kerry, Segretario generale ONU Ban ki moon, il rappresentante del Vaticano Parolin e l’alto rappresentante dell’Unione europea (Ue) per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini.
Solo 10 giorni fa un commando di mafiosi travestiti da poliziotti del carcere IPEC si mette a sparare all’impazzata per strada nel pieno centro, con l’obiettivo di assassinare un boss del Clan del Golfo, che si difende in un albergo di lusso dov’e’ agli arresti domiciliari per narcotraffico.
Oggi nella città di Cartagena de Indias – patrimonio dell’Unesco con la grande muraglia che avvolge il porto dove storicamente arrivavano migliaia di schiavi provenienti dell’Africa, si svolgerà la cerimonia per la firma degli Accordi di Pace tra il governo del Presidente Manuel Santos e l'ex gruppo guerrigliero delle Farc.
Il documento, che si intitola "Acuerdo Final para la Terminación del Conflicto y la Construcción de una Paz Estable y Duradera", sarà firmato davanti ad un nutrito gruppo di delegazioni diplomatiche.
I punti generali dell’accordo sono raggruppati sotto le seguenti voci: Riforma rurale integrale; Partecipazione politica; Apertura democratica per costruire la pace; Tregua e ostilità bilaterali definitive e abbandono delle armi; Soluzioni per il problema delle droghe illecite; Vittime; Meccanismi di attuazione e verifica.
Un nodo particolarmente complicato riguarda il blocco della coltivazione delle piante di coca, che rappresenterebbe per la Colombia la perdita di un introito economico – a metà strada tra mercato legale e illegale – non indifferente e non facile da sostituire, essendo il Paese il primo produttore mondiale dello stupefacente: da 48.000 ettari del 2013 ai 100.000 del 2014 ed ai 150.000 del luglio 2016.
In questo scenario il collegamento con le FARC è quanto mai diretto, soprattutto alla luce dei tanti ettari di territorio nazionale controllati dal movimento insurrezionalista, che per anni ha finanziato le proprie imprese utilizzando i ricavi derivanti dalla distribuzione illegale della cocaina.
Il negoziatore del Governo Humberto della Calle annuncia nell’intervento alla Università Tadeo Lozano del 16 settembre che “se le FARC utilizzeranno beni illegali o capitali legati al narcotraffico perderanno immediatamente la personeria giuridica come partito politico”.
Un conflitto di mezzo secolo
Sul sito della Presidenza della Repubblica colombiana un video intitolato ‘Adios à La Guerra’ ripercorre più di trent’anni di tentativi fino alla firma del 24 agosto.
Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo, in spagnolo Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo, acronimo FARC, e’ un’organizzazione guerrigliera comunista della Colombia di ispirazione marxista-leninista e bolivariana.
FARC nasce il 27 maggio 1964 contro la “Operazione Marquetalia” effettuata dallo Stato colombiano con appoggio statunitense per reprimere le esperienze di autorganizzazione agraria contadina che si erano sviluppate nelle regioni Tolima e Huila.
Mario Giro, Vice Ministro degli Esteri del governo italiano con delega alla cooperazione internazionale, tratteggia un excursus storico delle FARC: “con pazienza i negoziatori delle due parti, aiutati dalla facilitazione di Cuba, hanno in questi mesi tessuto una tela strappata in più punti. Era complesso connettere le ragioni antiche della guerriglia, legate alla proprietà della terra, allo sfruttamento del lavoro - in particolare quello rurale, all'ingiustizia economica e sociale, con quelle di una classe dirigente moderna e globalizzata.
Chi ha seguito nel corso dei decenni il conflitto colombiano, si rammenta di guerriglieri giovani e rivoluzionari contro un potere di governo oligarchico, legato alle vecchie famiglie possidenti. Ma molto è cambiato nel frattempo, è finito il comunismo e la globalizzazione ha trasformato tutto.
Sembra passata la Colombia paternalista, rurale, violenta e fazendera di una volta. La guerra oggi può apparire anche come un'eredità maligna del passato. Tuttavia certamente rimangono molti problemi sociali e di diseguaglianza, in specie quelli creati dalla nuova fase globalizzata che ne ha addirittura amplificati alcuni”, conclude Giro.
In alcune fasi della loro lunga storia le Farc hanno contato circa 16 mila combattenti, oggi ridotte a circa 7.000 guerriglieri. E il bilancio di tanti anni di violenza è pesantissimo: oltre ai morti, 45 mila 'desaparecidos' e più di otto milioni di sfollati.
Reazioni prudenti dalla società civile colombiana
In occasione del giorno internazionale della pace del 21 settembre, con un gran colpo mediatico, il presidente colombiano Juan Manuel Santos annuncia, di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York, che la pace con le Farc è cosa fatta. Santos non ha dubbi: “Voglio annunciare con tutto il fiato che ho in gola che la guerra in Colombia è finita. Finalmente le risorse del Paese verranno utilizzate per lo sviluppo e la sicurezza dei colombiani e non per la guerra. In nome degli 8 milioni di vittime colombiane ringrazio il Consiglio di Sicurezza ONU per appoggiare la fine dell’ultimo conflitto dell’emisfero occidentale”.
Ma non tutti sono così sicuri della pace. Unimondo ha seguito passo passo la situazione evidenziando anche le difficoltà (non ultimo il referendum del 2 ottobre).
Nella società colombiana serpeggia un forte spirito di sfiducia nei confronti delle FARC per il pericolo che l’implementazione degli accordi di pace non metta davvero al centro le vittime del conflitto armato, come sottolinea Sofia Gaviria, Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato e sorella del governatore della Regione di Antioquia , Guillermo, ispirato alla non-violenza gandiana, durante una marcia per la pace, sequestrato e poi ucciso dalla guerriglia. Alcuni anni fa Sofia Gaviria ha partecipato alla marcia della pace Perugia- Assisi, rilasciando una vibrante intervista in italiano.
Anche Luis Castro Quiroga, presidente della Conferenza episcopale colombiana, chiede “ un segno chiaro che la firma dell'accordo sia effettiva, non solo un atto simbolico”.
“Per una pace effettiva, bisogna prima risolvere i problemi sociali che hanno scatenato il conflitto armato”, ha detto il Senatore Ivan Cepeda, del Polo democratico, rappresentante del Movimento di Vittime di Crimini di Stato MOVICE (partner di vari progetti di cooperazione internazionale di LIBERA di don Ciotti).
Patricia Muñoz, politologa della prestigiosa Università Javeriana di Bogotà, alcuni giorni fa è intervenuta alla Settimana della pace promossa dalla sua università. Di fronte a una platea di centinaia di difensori dei diritti umani ha detto: “La pace non è una firma su un documento. Va costruita nel concreto. A tal fine, le parti dovranno lavorare seriamente per la riconciliazione. Oltre mezzo secolo di guerra non si cancella di colpo: la Colombia è un Paese di sopravvissuti. Gli stessi negoziati, lunghi e faticosi, hanno lacerato l’opinione pubblica: una parte non crede alla fine del conflitto. Sarà fondamentale ricucire le ferite in modo da dare alla pace il sostegno collettivo indispensabile per uscire da un conflitto. Un punto piuttosto delicato sarà il reinserimento dei guerriglieri nella vita civile e politica. Il passaggio delle Farc da gruppo armato a movimento politico richiederà uno sforzo per tutti. Per mantenere gli impegni presi all’Avana, inoltre, il dopoguerra richiederà enormi risorse. Per realizzare investimenti sociali. E per garantire una presenza istituzionale e militare nelle troppe aree dimenticate, perché remote, del Paese. Un passo fondamentale per evitare che i nuovi paramilitari o le bande criminali approfittino del vuoto” denuncia Muñoz.
Concludendo, la firma definitiva della pace in Colombia deve aprire anche una nuova pagina di narrazione della vita e delle ricchezze culturali e sociali di un paese spesso ingabbiato solamente nel discorso guerra e narcotraffico.
Cristiano Morsolin
Blog: https://diversidadenmovimiento.wordpress.com/