Clima: mondo scientifico e ambientalista a convegno

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Anticipo di fioriture e anomalie nelle migrazioni degli uccelli, spostamento degli ecosistemi verso il nord a causa dell'aumento delle temperature. Nell'area mediterranea stiamo assistendo ad una serie di segnali lenti ma inequivocabili: il clima sta cambiando. Simulazioni del cambiamento globale sull'area mediterranea effettuate dall'Istituto Nazionale Fisica e Vulcanologia indicano un riscaldamento superficiale e diminuzione delle precipitazioni soprattutto in estate, con aumento siccita' e inondazioni. Uno spostamento degli ecosistemi verso Nord, a cui la natura non riesce ad adattarsi a cambiamento cosi repentini. E' quanto e' emerso al convegno Cambiamenti Globali: il Mediterraneo sotto pressione promosso dalla Commissione italiana del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) sul programma mondiale del cambiamento globale (International Geosphere Biosphere Programme - IGBP), WWF Italia e Fondazione Aurelio Peccei.

Secondo i dati di monitoraggio degli ecosistemi forestali (CONECOFOR) esposti da Bruno Petriccione del Corpo Forestale dello Stato, sono gli ecosistemi montani a subire le conseguenze piu' pesanti, con la progressiva rarefazione di specie che colonizzavano gli ambienti alpini come le stella alpina e la forte diminuzione della copertura nevosa sugli Appennini. "Segnali inequivocabili anche quelli legati a fauna e flora - sottolinea Fabrizio Bulgarini, Responsabile scientifico WWF per l'ecoregione mediterranea - in Europa su 65 specie di uccelli indagate, 20 hanno registrato un anticipo nei periodi di deposizione delle uova, da 4 a 15 giorni. Stesso discorso per i periodi migratori. E' stato registrato anche un anticipo delle fioriture dai 6 agli 11 giorni per molte specie di fiori".

"I risultati dei grandi progetti internazionali di ricerca sul cambiamento globale dimostrano quanto sia profondamente impattante e planetario il ruolo della nostra specie sulle dinamiche dei sistemi naturali. Il drammatico aumento delle concentrazioni di anidride carbonica nella composizione chimica dell'atmosfera provoca cambiamenti significativi ed improvvisi nell'ecosistema mediterraneo, -afferma Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia- la progressiva tropicalizzazione dell'ambiente marino causa modificazioni le cui conseguenze non ci sono ancora note. Abbiamo le prove documentate del nostro ruolo negativo ed abbiamo la cultura, le capacità ed i mezzi per invertire questa tendenza. E' ora di agire."

"La ricerca scientifica mette in evidenza, ogni giorno di più, che il nostro pianeta sta già cambiando (clima, territorio, biodiversità) - continua Franco Miglietta dell'Istituto di Biometeorologia, IBIMET -CNR -Per far fronte a questo cambiamento globale bisogna fare scelte coraggiose e diversificate per la mitigazione (la riduzione delle emissioni) per l'analisi degli impatti (capire le aree di maggiore vulnerabilità) e per l'adattamento (prevenire o alleviare le conseguenze negative del cambiamento). Affrontare l'emergenza planetaria vuol dire mettere in moto iniziative in tutti i campi che vanno dai comportamenti dei singoli cittadini, alle politiche nazionali, alle grandi scelte internazionali, al potenziamento della ricerca scientifica. Solo sommando tutti questi sforzi e rendendoli condivisi si potrà proteggere il pianeta minacciato".

Il WWF ha presentato la Mappa delle aree prioritarie mediterranee, ovvero delle aree più importanti di maggiore valenza naturalistica dove è urgente programmare interventi di tutela e concentrare le risorse. Il Tirreno settentrionale con le Bocche di Bonifacio e la costa orientale sarda, il tirreno meridionale, le isole Pelagie e Pantelleria, le isole maltesi, le isole della costa sarda occidentale e le isole Tremiti sono le aree particolarmente a rischio individuate dal WWF nel Mediterraneo a causa dei cambiamenti climatici. L'area mediterranea è una delle 238 ecoregioni individuate, a livello planetario, dal WWF come prioritarie per la biodiversità per la quale è necessaria una strategia di conservazione con l'attivo coinvolgimento di tutti gli attori interessati.

Il programma di Conservazione ecoregionale del Mediterraneo, attivato dal WWF, riguarda l'intera area, marina e terrestre, del bacino, dalle coste Atlantiche del Marocco e delle Isole Canarie sino all'Anatolia orientale e alle steppe del Medio Oriente. Un' area vastissima che comprende una grandissima varietà di ambienti animali, culture e popoli. Infatti, nel territorio compreso nell'area del bacino del Mediterraneo (circa 2.300.000 Kmq: ovvero solo l'1.5-2% della superficie di quelle emerse) si trovano 25.000 specie di piante, il 50% delle quali endemiche, 62 specie di anfibi e 179 specie di rettili, il 56% e il 62% delle quali endemiche. Il Mediterraneo è inoltre un importante snodo delle rotte migratorie per almeno 150 specie di uccelli di tutto l'area Paleartica ed oltre.
Il Mediterraneo è il più grande mare "chiuso" del mondo: 2,5 milioni di chilometri quadrati. In esso vivono circa 900 specie di pesci e circa 400 specie di piante marine; e conserva un altissimo tasso di specie endemiche (circa il 20%), paragonabile a quello dei mari tropicali. Attualmente meno dell'1% delle sue coste è protetto.

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