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Città che vanno a fondo
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Foto: Unsplash.com
Una “giostra dei centimetri”. Così l’hanno definita i colleghi di Focus, e in effetti l’immagine rende in maniera icastica l’idea di quello che sta succedendo. Che poi è sotto gli occhi di tutti… o meglio, di tutti quelli che vogliono vedere. Perché uno degli effetti del cambiamento climatico è proprio l’innalzamento del livello dei mari e anche l’Italia, che del mare gode un abbraccio quasi completo, non è fuori pericolo.
Un fenomeno in atto che parte da lontano, dal surriscaldamento della massa d’acqua oceanica (causata in modo prioritario dalle emissioni di gas serra) e dal correlato scioglimento dei ghiacci continentali di Groenlandia, Canada e Antartide e che però lambisce le coste di tutto il Pianeta.
Siamo tutti d’accordo: la temperatura media della Terra è in aumento. Quello che invece genera discussioni è la portata di questo aumento e le conseguenze che sta generando o potrebbe generare in maniera irreversibile, una volta raggiungo il punto – o il livello? – di non ritorno. Anche se, di fatto, gli scienziati concordano su “come andrà a finire”: si confrontano “solo” sulle variabili, non sul risultato a cui la loro combinazione, se le cose restano come sono, inevitabilmente porterà.
Se alcune ricerche presentano dati recentemente più ottimisti, in particolare a seguito di un effetto preso in considerazione dagli autori di uno studio sul ghiacciaio Thwaites (in Antartide, uno dei grandi osservati perché potenziale innesco di un innalzamento dei mari di quasi 3 metri) e visualizzato dalla NASA in una pagina interattiva dedicata, lo scioglimento dei ghiacci è comunque in continua progressione. E il rapporto causa/effetto con le attività umane è sempre molto sbilanciato a nostro sfavore e con una proiezione comunque terribile: anche se arrestassimo oggi tutte le emissioni di gas serra, oltre un terzo dei ghiacciai del mondo si scioglierebbe in ogni caso. Motivo per lasciar perdere tutti gli sforzi, rassegnandosi a un destino ormai segnato – e peraltro riassunto efficacemente in due minuti apocalittici nel video di Alex Kazoun, che dovrebbe essere trasmesso a reti unificate?
No. Perché l’innalzamento del livello dei mari non è l’unica minaccia che incombe su alcune delle città costiere più famose – e popolate – al mondo che, si può a ragione dire, stanno anche rischiando di affondare sotto il loro stesso, immenso peso.
Uno studio sulla città di San Francisco dell’Agenzia governativa per gli studi geologici degli Stati Uniti (USGS) ha preso in considerazione gli effetti dell’urbanizzazione sulla litosfera – l’involucro solido e più esterno del Pianeta. E cosa ha scoperto? Che nei secoli San Francisco si è abbassata di ben 8 centimetri, pesando con una stima per difetto di 1,6 trilioni di chili (li riusciamo a immaginare?!?) sulla faglia dove è appoggiata la città. Parliamo di 8 centimetri che, uniti alle previsioni di innalzamento delle acque di circa 30 centimetri entro il 2050, non disegnano certo un futuro desiderabile per gli oltre 8 milioni di abitanti che vivono lungo il litorale.
Uno scenario che, con le dovute specifiche, resta calzante anche per altre città costiere le quali, a differenza degli agglomerati urbani sviluppatisi nelle zone continentali, poggiano su uno strato di litosfera più sottile.
Pur trattandosi di un modello ancora in fase di perfezionamento – che potrebbe arricchirsi di dati come le diverse composizioni del sottosuolo – ciò non significa che i risultati non siano accurati. E suggeriscono ulteriori elementi da non sottovalutare negli studi sull’innalzamento del livello dei mari che rendono esponenzialmente più complesso il futuro che ci attende – e di cui dobbiamo responsabilmente farci carico per non andare letteralmente a fondo.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.