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Chiama Africa: l'Africa che possiamo sognare
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Concludendo la IV edizione del Convegno Internazionale "L'Africa in piedi in aiuto all'occidente" ad Ancona, Eugenio Melandri, coordinatore nazionale di Chiama l'Africa, ben spiega perché in questa occasione non ci sono le cifre dei morti, della povertà, degli aiuti necessari. "Il futuro dell'Africa non può essere l'occidentalizzazione dell'Africa, dobbiamo continuare a fare, basta con il paternalismo e il pessimismo nei confronti di questo continente". "L'Africa non è un continente malato, è questo il problema", sottolinea Anne-Cécile Robert, giornalista di Le Monde Diplomatique e autrice del libro che ha dato il titolo al convegno, L'Afrique au secours de l'Occident.
Proprio per questo conclude l'incontro una donna, Thaninga Shope-Linney, manager vestita con coloratissime stoffe tradizionali, direttrice generale per il Sudafrica del Nepad, il Nuovo Partenariato per lo Sviluppo dell'Africa proposto inizialmente da Algeria, Egitto, Nigeria, Senegal e Sudafrica, e che via via si sta aprendo a tutto il continente.
"E' un piano economico, che si presuppone degli obiettivi sostenibili e contemporaneamente di mercato", dice la signora Shope-Linney. La rivoluzione che l'Africa sempre sembra proporre, rendere l'utopia un percorso percorribile, passa per ambiziose richieste di indipendenza alimentare, istruzione, sanità, ecologia, sostegno alle donne che quotidianamente permettono la vita di tante nazioni alle scale più basse di tutti gli indici sociali ed economici.
Resta, come tutti gli anni, il piacere di aver lavorato congiuntamente africani ed europei, professori universitari e responsabili della società civile africana ed italiana, studenti e giovani missionari. Anche questa volta, più di duecento partecipanti hanno fermato la loro vita quotidiana per affrontare una passione, l'Africa, con più strumenti.