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Burundi: massacro a Gatumba, le responsabilità
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Venerdì scorso il campo profughi di Gatumba, nell'ovest del Burundi, che ospita circa 4.000 profughi congolesi fuggiti lo scorso giugno dal Kivu, è stato il teatro di uno dei peggiori massacri nella storia recente del paese. Un gruppo di uomini armati, probabilmente appartenenti ai ribelli delle FNL (Forze Nazionali di Liberazione) ha attaccato il campo massacrando almeno 160 persone e ferendone altre 111. I numeri, forniti dall'esercito burundese, sono però destinati a crescere.
Il massacro ha sollevato nuovamente il problema dei ribelli Hutu che operano nella zona dei Grandi Laghi - sottolinea Matteo Fagotto in un articolo per Warnews. Il Rwanda, per bocca del suo Ministro degli Esteri Charles Murigande, ha colto infatti la palla al balzo dichiarando che a partecipare al massacro dei Tutsi Banyamulenge sarebbero stati anche i ribelli Hutu Interahamwe e ex-FAR che presero parte al genocidio del 1994 e che ormai da 10 anni vivono nell'est del Congo. A supportare la tesi del Ministro rwandese, confermata anche dal Presidente burundese Domitien Ndayizeye, ci sarebbero le prime testimonianze raccolte dai sopravvissuti al massacro: gli abitanti del campo infatti hanno dichiarato che gli assalitori parlavano diverse lingue della regione, particolare che farebbe pensare ad una partecipazione dei ribelli Hutu stanziati nell'est del Congo.
Ieri è stata la giornata del lutto e del dolore per la sepoltura collettiva delle vittime di una strage che ha suscitato unanime e sdegnata reazione da parte del Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, delle missioni di pace del Palazzo di vetro in Burundi (conosciuta come Onub) e Congo (nota con l'acronimo francese Monuc), oltre che di numerosi governi - riporta l'agenzia Misna. "Migliaia di persone si sono strette intorno alla grande fossa - larga 20 metri e lunga quasi 30, scavata non lontano dal campo di Gatumba - dove sono stati adagiati i corpi delle vittime, che potrebbero poi essere trasferiti in Congo; sul loro numero ci sono ancora due versioni discordanti: per la missione Onub i morti sarebbero 150; il bilancio fornito dall'esercito burundese riferisce invece di 162 vittime, cui si aggiungono almeno 110 feriti; secondo Alexis Kamana, responsabile dei rifugiati tutsi congolesi, una trentina di persone risulterebbero ancora disperse.
E sempre l'agenzia del mondo missionario riporta oggi che l'operazione di pace dell'Onu in Burundi, conosciuta con l'acronimo francese Onub, ha deciso di sospendere i colloqui di pace con i ribelli che hanno rivendicato l'attacco contro il campo profughi di Gatumba. La rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu Kofi Annan, Carolyn McAskie, nelle scorse settimane aveva avviato trattative con le Forze nazionali di liberazione (Fnl), ultimo gruppo armato - composto da hutu - in lotta contro il governo di Bujumbura. "l negoziato con i ribelli Fnl è stato sospeso perché hanno rivendicato la responsabilità dell'attacco e questo significa che non hanno intenzione di essere parte del processo di pace" - ha detto la Abric.
Un incontro sulla questione tra i rappresentati dei Paesi dei Grandi Laghi è in programma per domani, mercoledi, a Dar es Salaam. L'incontro sarà presieduto dall'Uganda e sono attesi i rappresentanti della Repubblica democratica del Congo, Burundi, Kenya, Rwanda, Sudafrica, Tanzania, Uganda e Zambia; sono stati invitati anche rappresennati dell'Onu, dell'Unione africana e dell'Unione europea.
Intanto il governo del Burundi ha accolto l'appello dell'Alto Commissario per i Rifugiati (Unhcr) Ruud Lubbers, e ha autorizzato l'installazione di un campo per accogliere i rifugiati congolesi. La località proposta per il campo è Ghiaro, nella provincia meridionale di Rutana, a circa 120 chilometri da Bujumbura, capitale del Burundi. I lavori di preparazione per il campo avranno inizio a breve e l'Unhcr auspica di trasferire in questo campo i rifugiati, non appena saranno funzionanti i servizi di base. I congolesi ospitati a Gatumba prima del massacro erano 860. Si tratta di uno dei tre campi vicino al confine con la Repubblica Democratica del Congo, che ospitano 20mila congolesi fuggiti dopo gli scontri avvenuti nella provincia meridionale di Kivu a giugno. Fin dal momento del loro arrivo, l'Unhcr aveva richiesto al governo del Burundi di predisporre un campo sicuro e ben lontano dalla zona di confine Burundi-Repubblica Democratica del Congo, essendo la zona ad alto rischio, classificata come "zona quattro" nell'ambito dei cinque livelli di sicurezza delle Nazioni Unite.
Le misure di sicurezza sono state intanto incrementate negli altri due centri di transito a Karurama e Rugombo, nella regione nordoccidentale. Gli operatori delle forze di pace delle Nazioni Unite, che lavorano con le autorità locali, hanno inoltre aumentato le precauzioni per la sicurezza sull'altro lato del confine tra Repubblica Democratica del Congo e Burundi. [GB]