Bruxelles contro il Muro della Vergogna

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La ABP, associazione Belga per la Palestina, ha organizzato lo scorso 25 febbraio a Bruxelles, un incontro con Jamal Jamal di Pengon (network di ONG palestinesi) e Shiko Behar dell'AIC (centro di informazione alternativa). Erano presenti volontari e rappresentanti di varie realtà europee che lavorano per la Palestina.
Jamal Jamal ha recuperato la storia della questione palestinese per spiegare l'importanza dello sviluppo agricolo insieme alla gestione delle emergenze. Ha spiegato che PENGON riunisce tutte le realtà palestinesi impegnate in progetti che vanno dallo sviluppo agricolo alla gestione di programmi educativi. La rappresentanza di PENGON in Europa possiede un ufficio a Roma. Jamal, nel corso del suo intervento, ha spiegato che l'Europa e l'Occiente, in generale, dispongono di un grosso potenziale e possono contare su un gran numero di soggetti (figure professionali o semplici volontari) che lavorano per la causa Palestinese. Manca tuttavia un buon coordinamento per la creazione di un programma coerente e continuo nel tempo che permetta di condividere e di perseguire determinati obiettivi nel lungo termine. Anche la campagna internazionale Stop the wall, di conseguenza, ha bisogno di essere maggiormente strutturata.
Shiko Behar ha descritto la struttura ed il ruolo dell AIC, con una sede a Betlemme ed una a Gerusalemme Ovest. L'AIC è un nemico temibile per il governo israeliano per due motivi. Lavora nell'ambito dell'informazione ed utilzza quindi uno strumento di lotta molto potente, che peremette di far circolare idee e notizie. È un'organizzazione israelo-palestinese, con una sede in West Bank ed una sede nella Gerusalemme Israeliana e risulta quindi un elemento di contattt tra i due mondi. È forse la più efficiente organizzazione israelo-palestinese che lotta contro l'occupazione. Il muro dell'apartheid avrebbe come effetto, per l'AIC, quello di smembrarla, separando fisicamente, ma non solo, le due sedi operative. L'organizzazione a già stata in passato sottoposta a perquisiszioni e ad altre azioni di forza da parte dell'esercito israliano.
E intanto si attende il parere della corte internazionale di giustizia dell'Aja sulla costruzione del muro, dopo una serie di interventi avvenuti presso la corte tra il 23 ed il 25 febbraio. Il giudizio della Corte, un parere consultivo e non vincolante, è stato richiesto dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con una risoluzione, presentata dalla delegazione palestinese, approvata lo scorso 9 dicembre con 90 voti a favore, 8 contrari (Israele, Usa, Australia, Etiopia, le isole del Pacifico di Nauri, Marshall, Micronesia e Palau), 74 astensioni, tra cui quelle dei Paesi dell'Unione Europea.

di Antonio Graziano - volontario di Mani Tese

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