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Balcani: appelli per Habibi, l'Ungheria si ritira dall'Iraq
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Si susseguono nel Kossovo le manifestazioni e gli appelli per il rilascio di Shqipe Hebibi, la funzionaria Onu kossovara rapita in Afghanistan lo scorso 28 ottobre con il filippino Angelito Nayan e la nordirlandese Annetta Flanigan in una strada affollata di Kabul, diffondendo il timore che i militanti stiano copiando le tattiche sanguinarie adottate dai ribelli in Iraq, dove dozzine di stranieri sono stati rapiti e molti giustiziati. Secondo le ultimi notizie, i sequestratori dei tre funzionari dell'Onu a Kabul sarebbero disponibili a far slittare l'ultimatum sulla loro uccisione, che inizialmente era stata annunciata per domani, se i negoziati con le Nazioni Unite faranno registrare progressi.
Hanno pregato e manifestato in centinaia nelle strade di Pristina riuniti da tutto il Kossovo e dalla città natale di Shqipe, Peja (Kossovo occidentale) riporta Osservatorio sui Balcani. A loro si sono uniti l'amministratore del Kossovo Jessen Petersen ed il primo ministro Bajram Rexhepi. Durante la manifestazione gli amici di Shqipe hanno iniziato a scrivere piccoli ricordi di lei e del suo lavoro. Agastin Paloka, firma del giornalismo kossovaro, ha ricordato anche l'esperienza di Shqipe durante la guerra in Kossovo: per tre mesi, afferma in un suo articolo, aveva vissuto in una pertinenza di casa sua sola, con poco cibo e con la paura di essere catturata dai militari e dalle milizie paramilitari serbe.
La famiglia di Habibi ha rivolto un commovente appello ai rapitori chiedendo il rilascio dei tre ostaggi. "La domanda è: cosa faremo noi, adesso? E per "noi", ho in mente quel segmento della società civile nei Balcani" - commenta Dejan Georgievski in un corsivo per South East Europe. "Il punto è che molto potrebbe essere fatto. Petizioni dovrebbero circolare ed essere presentate ai propri Governi chiedendo di far ritirare i propri cittadini/e e le proprie truppe dall'Iraq e dall'Afghanistan" - sottolinea Georgievski.
Una risposta sembra venire intanto dall'Ungheria. Oggi, il primo ministro ungherese ha annunciato il prossimo ritiro del contingente militare in Iraq che avverrà il 31 marzo. Nel corso di una cerimonia per la fine del servizio militare obbligatorio in Ungheria, il premier Ferenc Gyurcsany ha illustrato la posizione del suo Paese. "Ci sentiamo in obbligo di restare sino allo svolgimento delle elezioni irachene, ma restare più a lungo è impossibile" - ha detto Gyurcsany. I 300 militari ungheresi in Iraq non sono impegnati in operazioni di combattimento, ma il segnale che proviene dall'Ungheria è chiaro. [GB]