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Argentina: i traslados e il premier italiano
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Traslados: così chiamano in Argentina i voli della morte, l'ultimo viaggio che fecero gran parte dei 30mila desaparecidos durante l'ultima dittatura in Argentina. Chi ha visto il film "Garage Olimpo" di Marco Bechis ha ben chiaro cosa fossero. Ma la pellicola fa capire anche quanto abbiano sofferto le vittime. I cosiddetti oppositori, quelli che secondo il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (vedi video), erano invitati a fare una partita di pallone giù dal portellone, che tanto «fuori è una bella giornata». Il teatro dell'ultima gaffe internazionale del Cavaliere è sato Cagliari, il Palazzetto dello sport, nel giorno della chiusura della campagna elettorale del centrodestra: venerdì scorso, davanti a tremila sostenitori. La sinistra, dice, lo attacca paragonandolo ora a Hitler, ora a Mussolini, ora a quel generale argentino: e giù la storiella del pallone. «Fa ridere ma è drammatico», continua.
Non fa neanche ridere, in realtà. Tra il 1976, anno del golpe militare in Argentina a opera di Jorge Videla, e il 1983, anno del passaggio alla democrazia, chiunque si opponesse al Processo di Riorganizzazione Nazionale veniva sequestrato, torturato e il più delle volte fatto sparire proprio con i voli della morte. I sequestrati erano detenuti illegalmente, senza una accusa ufficiale. Non avevano nessuna possibilità di difendersi ed erano tenuti nei Centri clandestini di detenzione sterminio e tortura sparsi per il Paese. Circa 500 solo a Buenos Aires, il più conosciuto è senz'altro l'Esma (Escula Mecanica de la Armada). Quando i militari lo decidevano, ai detenuti veniva detto che sarebbero stati trasferiti in un carcere legale e avrebbero avuto la possibilità di difendersi. Prima di entrare nella nuova struttura era necessario sottoporsi a un vaccino: in realtà quella che gli veniva somministrata era una forte dose di sonnifero. Poi venivano caricati in un aereo e buttati giù nel Rio della Plata, il fiume che bagna Buenos Aires.
Una storia andata avanti per sette lunghi anni, terminata anche grazie alla forza e alla tenacia de Las Madres de Plaza de Mayo: madri di desaparecidos che avevano iniziato a chiedere risposte al governo, e hanno potuto raccontare le loro storie alla stampa straniera presente per i mondiali di calcio del '78. Continuano a chiedere giustizia anche oggi e l'Argentina è un paese che continua a fare i conti con la giustizia e con il passato. Merita tutta la solidarietà e il rispetto per la sua terribile storia, della quale anche la comunità internazionale è responsabile. Italia compresa: anche se il Premier, così come tutte le persone che lo hanno applaudito venerdì, mostra di non conoscerla.
Le reazioni in Argentina: "Profonda preoccupazione"
La notizia rimbalza in Argentina dalle pagine de L'Unità. Immediate le reazioni. C'è il richiamo dell'ambasciatore in Italia Stefano Ronca per «la profonda preoccupazione» per le frasi di Berlusconi. Ma c'è anche lo sdegno manifestato dalle organizzazioni per i diritti umani di cui fanno parte i familiari delle vittime. Riportato dal "Clarin", il quotidiano più diffuso della nazione, ma anche da "Pagina12", il più alternativo, passando per il conservatore "La Nacion".
«Sembra inaudito ma non è impossibile che, come fa sempre, Silvio Berlusconi, neghi di aver detto quello che ha detto», scrive Julio Algañaraz dalle pagine del Clarin: «Però stavolta ha superato il confine con una battuta che offende la memoria dei desaparecidos e allevia la mano dei loro assassini». In Argenitna è difficile trovare qualcuno che non abbia avuto almeno un parente o un amico tragicamente scomparso per volere dei militari: «Può essere che Berlusconi abbia voluto burlarsi del tema dei desaparecidos. La giustizia italiana studia l'estradizione dell'ammiraglio Emilio Massera, repressore a capo delle degli assassini del gruppo della Escuela de Mecánica de la Armada. Nei sotterranei di questo campo di sterminio passarono circa 5mila detenuti, e la maggioranza scomparve dopo le sofferenze per le torture e dopo i "traslados". Tra loro anche la cugina di chi scrive Patricia Villa Algañaraz, dell'Agencia Interpress Service, buttata giù da un aereo».
Il commentatore non risparmia neppure una rinfrescata sulle vicende di Silvio Berlusconi: «Massera era come Berlusconi membro della loggia massonica P2, diretta dal Venerabile Maestro Licio Gelli, che fu sciolta dal Parlamento italiano dopo aver contaminato la vita del paese come non aveva fatto nessun altra organizzazione. Questa adesione alla P2, inizialmente negata da Berlusconi, finché la giustizia non provò il contrario, era forse un'altra delle sue burle». L'articolo prosegue elencando alcune delle battute più infelici del premier e domandandosi perché la maggioranza degli italiani gli perdoni tutto: compreso essere definiti coglioni durante la campagna elettorale del 2006. Dalle pagine della "Nacion" si mette in evidenza il silenzio della stampa italiana, a eccezione dell'Unità. Il quotidiano pubblica le dichiarazioni di una rappresentante de Las Madres de Plaza de Mayo, Linea Findadora Taty Almeyda: «È ripugnante prendersi gioco dei fatti così oscuri della storia dell'Argentina (…). È una mancanza di rispetto totale perché significa ignorare che questi fatti aberranti furono dei crimini contro l'umanità. Quello che ha detto questo signore è grave e merita il più assoluto ripudio perché offende e insulta la memoria di nostri figli».
"Pagina 12" raccoglie invece una dichiarazione di Estela Carlotto, presidente delle Abuelas de plaza de Mayo: sono le nonne che ancora cercano i loro nipoti, nati durante la prigionia dei loro figli e spesso adottati dagli stessi militari aguzzini o da persone a loro vicine: «Le Abuelas si sentono offese dalle parole del primo ministro italiano Silvio Berlusconi, che ha parlato ironicamente dei voli della morte dei desaparecidos argentini durante un incontro politico in Sardegna. Siamo offese sopratutto perché per gli argentini c'è sempre stata, da parte dell'Italia, una grande solidarietà: sia da parte dei governi precedenti, sia da parte della Giustizia». Carlotto ha detto che la frase ironica sui voli della morte del premier è estremamente lesiva dei sentimenti degli argentini in generale, e dei familiari in particolare: «Chiederemo che Berlusconi chiarisca o rettifichi quello che ha detto, e se rimarrà nella sua posizione lo ripudieremo». Il deputato italo-argentino Ricardo Merlo ha dichiarato che chiederà una interpellanza parlamentare affinché Berlusconi chiarisca le sue frasi. Intanto Estela Carlotto può stare tranquilla: il premier ha già dichiarato di essere stato frainteso.
Elvira Corona
Fonte: Altravoce.net