Ans. Solo attraverso la comunità

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L'Africa è donna. Mentre gli uomini giocano a fare bum bum vi sono donne che fondano organizzazioni, ong, che lavorano per i diritti umani. Ne ricordiamo alcune note ed una meno nota di cui è bene prender nota.

Annalena Tonelli a cavallo tra i diseredati di Kenya e Somalia era conosciuta tra i più deboli. Olga, Lucia e Bernardetta sono le 3 suore saveriane uccise nel centro giovanile di Kamenge a Bujumbura in Burundi nel settembre 2014, pochi anni dopo Catina Gruber.

Anche alcune giovani africane che, in tempo di persecuzioni cristiane, hanno preservato la loro dignità come suor Maria-Clementina Anuarite Nengapeta, la prima beata africana dei tempi moderni, morta sotto i colpi del machete il 1° dicembre 1964, nella cittadina di Paulis (oggi Isiro), in Congo. Ragazze come Thèrèse Jillo, keniana, uccisa nel 1987 da due aggressori. O come Madeleine Kikwangire, ugandese, e Pascasia Munguhashire, congolese come scrive attentamente l'amico Neno Contran. Senza addentrarci tra le centinaia di ragazze uccise in Nigeria o dai diversi genocidi.

Ma tra le tante eroine v'è, sotto traccia, una testimone del nostro tempo: Ans van Keulen. Ans ha lavorato per un paio d'anni per il Ministero Affari Esteri olandese in Zanzibar ove ha imparato un eccellene Kiswahili. Poi in un centro di ricerca africano (un anno) per approdare – da protestante - nella Diocesi Cattolica di Nyeri – Kenya ove operava nel dipartimento di sviluppo sociale. Da lì alla parrocchia di Nyahururu sull'equatore ove fondò, con Padre Gabriele Pipinato, Saint Martin c.s.a. (catholic social apostolate). L'organizzazione “community based” ha un approccio rivoluzionario che ribalta completamente la concezione dell'aiuto tant'è che è studiato in diverse Università africane e non solo. Non si rivolge ai dis-abili ma agli "abili". Non alle persone vulnerabili della comunità, come le persone con disabilità, affette da HIV/AIDS, alcolizzate, povere, sfruttate ma alle persone con doni, talenti e risorse che, siano esse piccole o grandi, possono essere condivise con i più bisognosi del momento. Il motto del Saint Martin è "solo attraverso la comunità" e fa terra bruciata di ogni “soluzione esogena” che non riguardi la comunità stessa. Le soluzioni dei vari problemi sono sempre trovate dalla comunità e nella comunità stessa.

Ans era Saint Martin. Io la ricordo poco a casa e molto tra la sua gente. Trattasi di un'esperta tra le più quotate, di una formatrice in grado di reggere workshop settimanali per decine di formatori. Una persona capace di motivare cento dipendenti e migliaia di volontari. Insomma, un torrente in piena in grado di frenare la furia dell'acqua affinchè fosse la comunità a trovare la risposta al proprio bisogno. L'esatto opposto dal salvatore occidentale che ha la soluzione per terre lontane e che, peraltro, non le comprende. Io le devo molto. Per l'accoglienza, durante il mio tempo in Kenya, e l'amicizia e professionalità che la legava a mio fratello Gabriele.

Su col morale. Vi racconto un aneddoto. Una sera, a cena con i missionari, ci confidò che dopo i due maschietti non le sarebbe dispiaciuto avere una femminuccia. E mi chiese: “Come potrei chiamarla?” Io non esitai, dato l'assist, e risposi: “Eva o Mava”. Sorrise. Ed associò il nome da me proposto al suo cognome acquisito camminando per il soggiorno esclamando ad alta voce: “Eva Van Keulen, Mava Van Keulen” con la risata degli italiani presenti per il doppio senso. Ho un ricordo favoloso di quei tre anni trascorsi assieme.

Tornata ad Amsterdam con marito e figli fu nominata vicedirettrice del Diaconaal Centrum Stem in de Stad in Haarlem che, guarda caso, rendeva i più bisognosi attivi nella società e promotori di cultura: film, musica, letture. Un'organizzazione in grado di coinvolgere gli “abili” che, in Europa, sono sempre più soli e spaesati.

La sua ultima esperienza professionale è il “linking people” - un nome, un programma . ove ha fondato una comunità dell'arca di Jean Vanier. Una delle 135 sparse in 33 paesi. A Nyahururu, manco a dirlo, contribuì a fondare l'Arche Kenya.

Ora Ans manca ad una valanga di persone. Manca anche a noi. Ma lei vorrebbe, conoscendola, che non perdessimo troppo tempo nel commemorarla. Vi sono intere comunità smarrite di “abili” che hanno perso il senso della vita e bisogna mettere in moto tutti i “disabili o persone in difficoltà” per aiutarle.

A vedere oggi come dilaga il terrorismo del bum bum...non c'è tempo da perdere. Va ritrovato l'equilibrio, l'umanità, un senso per stare al mondo. Con l'aiuto e le intuizioni di Ans.  

Fabio Pipinato

Sono un fisioterapista laureato in scienze politiche. Ho cooperato in Rwanda e Kenya. Sono stato parte della segreteria organizzativa dell'Unip di Rovereto. Come primo direttore di Unimondo ho seguito la comunicazione della campagna Sdebitarsi e coniato il marchio “World Social Forum”. Già presidente di Mandacarù, di Ipsia del trentino (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli) e CTA Trentino (Centro Turistico Acli) sono l'attuale presidente di AcliViaggi. Curo relazioni e piante. 

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