Amici dei lebbrosi

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Numero estivo 2003

La guerra in Irak, ufficialmente terminata, fa ancora parlare di sé. Gli eserciti, in quel paese, ci sono ancora, e ancora continuano a svolgere funzioni di polizia contro i loro oppositori, dando la caccia, contemporaneamente, ai protagonisti della passata dittatura, compreso l'interprete principale. Per altro verso, molte energie vengono spese per cercare di restituire a quelle popolazioni standard di vita minimi e la speranza di un avvenire più umano.
Ma una guerra altrettanto vera, con tutto il contorno di armi e morti, si combatte oggi in molte zone dell'Africa, Asia e America Latina, la fascia povera del nostro pianeta. Pensiamo soltanto alla Repubblica D. del Congo e ai suoi milioni di morti civili, dimenticati nel silenzio dei principali mezzi di comunicazione.
Il binomio guerra - qualunque sia la motivazione - e sofferenza di esseri umani inermi è una formula orribile, una modalità di vita inaccettabile, che niente finora è tuttavia riuscito a scalzare.
Ecco la ragione prima per non togliere dalle finestre le bandiere iridate della pace, simbolo di una speranza sempre più radicata nel cuore di molti, la speranza che volontà e azione politica non violenta possano finalmente rendere giustizia alla pace ed all'amore. "Il primo segno dell'amore è la giustizia. Il frutto della giustizia è la pace", recita un brano biblico del profeta Isaia. Perché la guerra è sempre sopraffazione e negazione dei diritti e dei doveri.
Ma c'è un'altra guerra che in questo periodo sta "rubando la scena" alle altre, affacciandosi con irruenza in tutte le riunioni internazionali dei gruppi di potere. Una guerra economica, silenziosa, distruttiva. La guerra dell'acqua. Continua dall'editoriale⅀

La rivista mensile è edita dall'associazione Aifo

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