Africa orientale: più avorio che elefanti

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Nel 1997 i Paesi membri della Cites (Convention on International Trade of Endangered Species) hanno istituito un sistema internazionale di monitoraggio del commercio illegale di avorio denominato ETIS (Elephant Trade Information System), implementato e gestito dal Traffic (Trade Record Analysis of Fauna and Flora in Commerce). Nei giorni scorsi oltre 4.000 kg. di avorio in vendita sono stati trovati dagli ispettori del Traffic in nove città tra la Nigeria, la Costa d'Avorio e il Senegal: si tratta dell'equivalente di oltre 760 elefanti, però secondo i dati recenti dell'IUCN (Unione Mondiale per la conservazione) in questi tre paesi non esistono più di 543 elefanti.

"C'è più avorio illegale che elefanti nei tre paesi dell'Africa Orientale che commerciano in avorio" denuncia quindi l'ultimo rapporto di Traffic e Wwf. ll rapporto, intitolato "Più avorio che elefanti: i mercati nazionali dell'avorio nei tre paesi dell'Africa occidentale" mette in risalto il fatto che questi mercati senza regole sono alla base della caccia di frodo degli elefanti. Molto dell'avorio messo in vendita proviene da paesi dove la guerra non permette il ripristino di un minimo di legalità, come Repubblica Popolare del Congo, Camerun, Repubblica centroafricana e Gabon. "Sono questi i paesi in Africa dove è più difficile operare per la conservazione degli elefanti e non solo" dichiara Massimiliano Rocco, Responsabile dell'Ufficio TRAFFIC e Specie del WWF Italia.

Nonostante il bando internazionale sul commercio di avorio, le zanne dei pachidermi continuano ad essere commercializzate, tra i principali acquirenti: turisti e uomini d'affari (in alcuni casi persino i diplomatici) di Stati Uniti, Cina, Italia, Giappone e Corea. Traffic e Wwf chiedono quindi ai governi di questi paesi di agire in modo urgente e chiaro per riportare sotto controllo il commercio nazionale d'avorio. [RB]

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