Acqua: dai riduttori di consumo alle perdite nel sud

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A Modena parte la vendita di riduttori di flusso nei vari supermercati e le Botteghe del commercio equo, un progetto pensato all'interno del processo Agenda 21. Al prezzo minimo di un euro e 40 e confezionati in materiali ecologici e senza marchi commerciali, a Modena si potranno trovare in vendita i riduttori di flusso garantiti due anni che consentono di risparmiare tra il 30 e il 50 per cento a seconda della pressione dell'acqua. Nei punti vendita saranno disponibili in appositi espositori contenenti le informazioni per i consumatori sulle caratteristiche del prodotto e le motivazioni della campagna. L'iniziativa coinvolge due Ipermercati e ben 18 supermercati. All'Ipercoop alcuni soci volontari informano il pubblico sulle caratteristiche del prodotto e sul tema del risparmio idrico. Contemporaneamente alla vendita al pubblico il Comune di Modena (come richiesto nei gruppi di lavoro Agenda 21) applicherà in via sperimentale per alcuni mesi i riduttori in alcuni edifici (e in alcune palestre anche i modelli per doccia) per raccogliere dati precisi sul risparmio idrico prima di allargarne l'utilizzo a tutte le strutture comunali.

Dal Forum per la difesa dell'acqua di Catania giunge un grido di allarme per il continuo e forte peggioramento delle condizioni delle falde acquifere che alimentano tutto il territorio della Provincia. In particolare suscitano grande allarme e preoccupazione i continui e rilevanti abbassamenti delle falde ubicate a sud-ovest di Acireale ( Acicatena, Aci S. Antonio), che, storicamente, tramite gli impianti di captazione delle acque gestiste dalla SIDRA (Etna Acque) forniscono di acqua potabile la stragrande maggioranze dei cittadini catanesi e dei residenti in diversi altri Comuni dell'Area Metropolitana. Questa falda, nel periodo 1970-2004 si è abbassata di quasi 70 metri e solo negli ultimi tre anni è calata di ben 18 metri. A peggiorare ulteriormente le condizioni di questo fondamentale bene comune contribuisce in maniera determinante lo stato "colabrodo" delle reti di distribuzione delle acque potabili per uso domestico, servizio e pubblico. Le perdite, ovvero la differenza tra acqua immessa e realmente distribuita alle utenze, solo nella città di Catania ammontano a ben il 54%, nelle zone ex Etna Acque raggiungono livelli pari al 65%, nelle aree gestite da ACOSET toccano anche il 70%.

Nell'ultimo mese si è parlato di acque italiane anche in Inghilterra. Il giornali britannici Independent e Daily Telegraph hanno raccontato la contaminazione di arsenico che nella zona del sud della Toscana e in particolare nel fiume di Merse che affonda le sue dinamiche nella deindustrializzazione delle colline Metallifere. Con la chiusura della miniera e lo spegnimento del sistema di drenaggio che la manteneva asciutta, è stato inevitabile un allagamento di cavità per un volume di oltre un milione di metri cubi e di conseguenza si è giunti al dilavamento dei rifiuti di consistenza limosa, che da aprile 2001 sono cominciati a uscire in superficie. Dopo l'allarme delle associazioni ambientaliste e il botta e risposta tra amministratori e imprese il problema si è spostato sulle acque minerali. Secondo Gianfranco Sciarra, del Laboratorio di Sanità Pubblica dell'area vasta Toscana Sud, "il problema si pone invece e in maniera estremamente importante per le acque minerali, le quali essendo sottoposte ad altre leggi possono contenere quantità di arsenico ben superiori a quelle di rubinetto." Sciarra cita il fatto che una delle acque più vendute e pubblicizzate d'Italia, conterrebbe una concentrazione di arsenico ben superiore ai 10 microgrammi/lt. [AT]

Altre fonti: Agenda 21 del Comune di Modena, Forum Mediterracqua, Italy Indymedia

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