Accordo Italia-Libia favorisce l'immigrazione clandestina

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Dichiarazione di Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci

L'accordo italo libico per contrastare l'immigrazione clandestina conferma una idea di Europa e di democrazia che respingiamo, la stessa che sta alla base della politica razzista sull'immigrazione di questo governo.

L'immigrazione continua ad essere una delle principali spine nel fianco di un'Europa che si vuole Fortezza e che non riesce comunque a rendere invalicabili le proprie frontiere a quel fiume di donne e uomini che, rischiando la vita (quante morti in questo nostro Mediterraneo, che vorremmo mare di pace, ponte tra il nord e il sud del mondo) cerca di approdare sulle nostre coste.

Negli anni in cui sono cresciuti gli accordi bilaterali per mettere un freno alle migrazioni sono parallelamente aumentati in modo esponenziale gli ingressi illegali. Basti ricordare che per le due sanatorie del 1998 (Turco - Napolitano) e del 2002 (Bossi - Fini) sono state presentate più di un milione di domande di sanatoria.

L'accordo siglato tra il nostro governo e la Libia apre la strada ad una politica cinica che tende a separare gli interventi che restringono le libertà per gli stranieri dagli strumenti di garanzia previsti dalla nostra Costituzione e dalle leggi, per quanto contradditorie.

L'Europa risponde alla domanda di protezione di migliaia di uomini e donne in fuga da guerre e persecuzioni non facendoli neppure avvicinare alle sue frontiere, bloccandoli prima.

Centri di detenzione all'estero, accordi di riammissione ricattatori verso paesi poveri (riprendetevi gli immigrati indesiderati in cambio di aiuti economici), voli charter per le espulsioni di massa, sono tutti strumenti a sostegno del proibizionismo che ormai domina in materia d'immigrazione e che ha fatto crescere gli ingressi illegali, chiudendo definitivamente quelli regolari oggi nei fatti impossibili.

Queste politiche antidemocratiche alimentano quei traffici clandestini di esseri umani che a parole si dice di voler combattere e che di fatto diventano unica via d'ingresso in Italia e in Europa.

Non c'è niente quindi di cui rallegrarsi, anzi denunciamo un arretramento intollerabile del diritto e il razzismo delle politiche del governo che, per la sua tenuta interna e per sollecitare un facile consenso su una politica illiberale, non esita a fare accordi con paesi fino a ieri ritenuti non affidabili o addirittura "nemici" e oggi alleati in questo ulteriore scempio della democrazia.

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