A partire dalla pace: una scelta di governo

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Il 19 dicembre scorso, pochi giorni prima dello scioglimento delle Camere, al Senato l’iniziativa di diversi enti per un nuovo dicastero che metta al centro la pace. “Solo la pace è giusta. È ora di un ministero della Pace”. È deciso Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (succeduto al fondatore della Comunità, don Oreste Benzi), nel chiedere con forza al governo italiano l’istituzione di un nuovo dicastero dedicato alla promozione di “dialogo, riconciliazione, nonviolenza”.

Ministero della Pace: una scelta di governo” è ora un’azione della società civile a tutti gli effetti che vuole arrivare a compimento. Al lancio erano presenti, oltre alla Comunità Papa Giovanni XXIII, Cesc project, Movimento nonviolento, Focsiv, Centro per i diritti umani Antonio Papisca dell’università di Padova, Movimento focolari e Azione cattolica. E un testimonial che negli ultimi tempi si sta dando da fare su temi sociali come Beppe Fiorello.

Un ministero dedicato alla Pace cosa farebbe in prima istanza? “Ridurre al massimo le scandalose spese attuali per gli armamenti”, risponde Ramonda. “C’è chi è privo del necessario per vivere e invece i governi spendono miliardi di euro per le armi e in guerre mosse da motivi economici ancora prima che politici. Questi miliardi dovrebbero essere reinvestiti verso la scuola, il mondo del lavoro, la sanità, il sostegno delle famiglie in difficoltà”. Sono tempi bui, “dove la corsa agli armamenti ci fa trovare ora in una situazione assurda: il primo folle che schiaccia il bottone del nucleare fa saltare tutto. È il momento di dire ‘basta’ a tutto questo”.

La richiesta di questo nuovo ministero arriva mezzo secolo dopo la grande battaglia nonviolenta della promozione del servizio civile alternativo al militare e, più recentemente, dopo la campagna di obiezione alle spese militari. “Sono centinaia in tutta Italia le persone che si sono dichiarate obiettori per tutto la vita. Iniziative come queste fanno capire quanto si può andare nel concreto nel chiedere la promozione della pace”, continua Ramonda. “Siamo in un mondo cglobalizzato in cui però per i privilegi di pochi la moltitudine soffre disagi, e questa è un’ingiustizia insostenibile. Basta chiacchiere, meno soldi agli armamenti e più investimento nella crescita della società”. L’appello dei promotori del ministero della Pace è all’unità d’intenti: “chiediamo a tutti gli enti d’Italia di mettersi in rete per far arrivare a compimento questa proposta” riporta Vita.

Così commenta il prof. Marco Mascia, Direttore del Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca”: urge creare il Ministero della Pace per molteplici motivi:

- perché il Diritto alla Pace, in quanto Diritto fondamentale della persona e dei popoli, è stato riconosciuto dall’Assemblea Generale dell’ONU con la Dichiarazione del 19 dicembre 2016.

- peché il Diritto internazionale, che ha le sue radici nella Carta delle Nazioni Unite e nella Dichiarazione universale dei diritti umani, proscrive la guerra e obbliga gli Stati a costruire un ordine sociale e internazionale nel quale tutti i diritti umani possono essere pienamente realizzati.

- perché l’art. 11 della nostra Costituzione sancisce il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

- perché lo chiedono nel nostro paese gli oltre 6 milioni di volontari che si impegnano per gli altri e per il bene comune, le oltre 44.000 associazioni di volontariato, gli oltre 380 mila giovani che dal 2001 hanno prestato Servizio Civile Nazionale, gli oltre 600 comuni che aderiscono al Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace e di diritti umani e che rappresentano oltre il 40% della popolazione italiana, le centinaia di scuole che aderiscono alla Rete nazionale delle scuole per la pace ...

- perché ce lo chiedono i milioni di “migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace” come ci ha ricordato Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2018.

In particolare, il Ministero della Pace dovrà promuovere la ratifica del trattato internazionale per la messa al bando delle armi nucleari, il controllo e la riduzione della produzione e del commercio di armi, l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, programmi di educazione e formazione alla pace e ai diritti umani, la istituzionalizzazione dei Corpi Civili di Pace quale strumento di trasformazione nonviolenta dei conflitti (oltre 100 i CCP attualmente dispiegati sul terreno in Bosnia e Erzegovina, Kosovo,  Libano, Giordania, Tanzania, Guinea Bissau, Colombia, Perù, Bolivia, Ecuador, Haiti, Filippine).

Il Ministero della Pace, ha concluso Mascia, avrà inoltre il compito di portare l’Italia a giocare un ruolo guida per la riforma e la democratizzazione dell’ONU, in particolare per la creazione del sistema di sicurezza collettiva previsto dalla Carta e dell’Assemblea parlamentare delle Nazioni Unite.

Non è utopia ma progetto politico. Perché come diceva Giorgio la Pira “C’è una primavera che si prepara in questo inverno apparente”.

Cristiano Morsolin

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