77ma Assemblea Generale: la fatica dell’Onu

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Foto: Davi Mendes da Un.org

Oggi, le porte del Palazzo di Vetro si riapriranno per una delle sessioni dell’Assemblea Generale più tese e più difficili della sua ormai lunga storia. Almeno apparentemente, il protocollo sara’ poco diverso dal passato, malgrado le limitazioni dovute alla pandemia e qualche cambiamento nei programmi dovuto alla concomitanza con i funerali della regina Elisabetta. A presiedere la 77esima sessione ci sara’ il nuovo presidente, l’ungherese Csaba Korosi, che ha appena preso il posto del maldiviano Abdullah Shanid. Sul podio, a inaugurare il dibattito dei 193 paesi membri, salirà  come sempre per primo il Brasile rappresentato dal suo Presidente Bolsonaro. Joe Biden avrebbe dovuto essere il secondo, ma a causa del suo viaggio a Londra rimanderà il suo discorso al giorno dopo e lo stesso faranno diversi altri capi di Stato o di governo. Attorno alla sede dell’Onu, le strade chiuse, i controlli di sicurezza e il traffico impazzito faranno come sempre borbottare i newyorkesi.

A non lasciare dubbi sul fatto che si tratterà di un’Assemblea Generale diversa dalle altre, sicuramente drammatica, ma anche impegnata su molti fronti diversi, è stato però lo stesso segretario generale Antonio Guterres, durante il suo tradizionale incontro con i giornalisti in preparazione dell’evento. ”Sono appena tornato dal Pakistan, dove ho guardato al futuro dalla finestra”, sono state le sue prime parole. Non certo per caso, le immagini della devastazione provocata dalle inondazioni gli sono servite per aprire un discorso molto piu’ ampio, non solo sulle conseguenze della guerra in Ucraina, ma anche sulle responsabilità dei paesi più ricchi nei confronti di chi sta pagando le conseguenze dei loro egoismi.

”Che sia il Pakistan, il Corno d’Africa, il Sahel, le piccole isole o i Paesi meno sviluppati, i più vulnerabili del Mondo, che non hanno fatto niente per causare questa crisi, pagano un prezzo tremendo a causa di decenni di intransigenza da parte dei maggiori responsabili delle emissioni”, ha spiegato Guterres.”I paesi del G20 sono responsabili per l’80 per cento delle emissioni…Se un terzo di loro fosse sott’acqua, come potrebbe accadere oggi o domani, forse troverebbero pu’ facile mettersi d’accordo per un taglio drastico delle emissioni”. La decisione di Guterres di concentrare la sua attenzione sui danni provocati dai cambiamenti climatici non è stata certo casuale...

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