Storia

Testimonianze linguistiche e tradizioni culturali indicano la provenienza polinesiana, prevalentemente da Tonga e Samoa, della popolazione che all'inizio del XIV secolo si insediò nelle isole di Tuvalu. Solo parzialmente conosciute dagli Spagnoli nel XVI secolo, fu nel 1819 che in seguito all'approdo del capitano Arent De Peyster a Funafuti le isole vennero scoperte dagli Europei. Denominate isole Ellice (dal cognome del proprietario della Rebecca, la nave comandata da De Peyster), fra il 1820 e il 1870 furono raggiunte da numerosi coloni provenienti dall'Europa, mentre la prima missione cristiana vi si insediò nel 1865.
Protettorato britannico fin dalla fine del XIX secolo, nel 1916 ricevettero lo status di colonia insieme alle isole Gilbert (Gilbert and Ellice Islands Colony). Dopo l'invasione giapponese di queste ultime, nel corso della seconda guerra mondiale, le Isole Ellice furono occupate da forze statunitensi che vi insediarono proprie basi militari.
All'indomani della seconda guerra mondiale, l'emigrazione di popolazione in ricerca di occupazione dalle isole Ellice alle isole Gilbert alimentò il contrasto fra i due gruppi di popolazione insediati nel territorio, di origine polinesiana il primo, di origine micronesiana il secondo. Furono poste allora le basi della successiva separazione, posta in atto nel 1978, con l'indipendenza delle Ellice, che presero il nome di Tuvalu e si costituirono in Stato indipendente nell'ambito del Commonwealth, con la regina britannica come capo dello Stato.
Proprio il problema dei rapporti con la Gran Bretagna rappresentò uno dei nodi principali della vita politica del piccolo Stato: Londra venne ripetutamente accusata di scarsa disponibilità nel sostenere con aiuti economici lo sviluppo di Tuvalu e sia nel 1986 sia nel 1992 fu posta all'ordine del giorno nell'agenda parlamentare l'ipotesi di trasformare l'assetto istituzionale del Paese dando vita ad una repubblica. In ambedue le occasione la proposta venne bocciata, ma negli anni successivi aumentarono le spinte verso un consolidamento dell'autonomia del Paese dalla Gran Bretagna.
Tuttavia, sulle prospettive di sviluppo di Tuvalu, che si pone fra i Paesi più poveri del mondo, gravava anche il previsto rientro di un migliaio circa di persone occupate presso i giacimenti di Nauru, il cui prossimo e prevedibile esaurimento si poneva così come un problema di carattere regionale. La necessità di affrontare collettivamente i problemi regionali spinse Kiribati, Nauru, le isole Marshall e Tuvalu a dar vita nella seconda metà degli anni Novanta a un nuovo raggruppamento, con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo dell'area. Al tempo stesso le autorità del piccolo Paese si adoperarono per rafforzare i legami con Stati come l'Australia o la Nuova Zelanda, con l'obiettivo di ampliare anche attraverso accordi bilaterali le prospettive di occupazione della popolazione di Tuvalu. Nel corso del 1997, il governo stanziò fondi per potenziare il sistema bancario e l’economia del paese, che subì una nuova battuta d’arresto l’anno successivo a causa delle polemiche che accompagnarono le elezioni parlamentari di marzo. Nell’aprile 1999 fu costretto alle dimissioni il primo ministro Paeniu e fu sostituito da Ionatana, che portò lo stato a diventare un membro del Commonwealth nell’agosto 2000. Il 2001 vide un avvicendarsi di personaggi alla guida dello stato, a testimonianza di un difficile equilibrio interno non ancora raggiunto: in febbraio Ionatana fu sostituito da Luka nella carica di primo ministro e quest’ultimo in dicembre dovette lasciare il posto a Koloa Talake.