www.unimondo.org/Paesi/Oceania/Polinesia/Tuvalu/Economia
Aspetti economici
Con un PNL totale di 14,7 miliardi di dollari (1998) reddito medio pro capite di appena 1400 dollari annui, Tuvalu è uno dei Paesi meno sviluppati dell'Oceania e per sopravvivere dipende in larga misura dagli aiuti internazionali (in particolare del Regno Unito) e dalle rimesse degli emigrati. Inoltre ogni tentativo di uscire da questa perenne situazione di crisi è frustrato dal fatto che l'arcipelago si trova in un'area spesso interessata da gravi sconvolgimenti meteoclimatici (ultimo in ordine di tempo, il ciclone Kelo, che alla metà del 1997 ha devastato le isole Niulakita e Nukulaelae) e dal fatto che le infrastrutture di trasporto e di comunicazione sono assolutamente inadeguate.
Le sole fonti di reddito locali sono la pesca, l'agricoltura, le emissioni filateliche per collezionisti, attività, quest'ultima, che tuttavia negli ultimi anni si è molto ridimensionata. Di notevole interesse sono le risorse del mare: infatti, oltre a quelle ittiche, destinate ad integrare la dieta alimentare degli abitanti delle isole, si raccoglie corallo rosa, mentre, ad est dell'atollo di Niulakita, sono stati scoperti nel 1991 giacimenti di minerali pregiati, il cui sfruttamento è già stato avviato. Sempre nell'ambito delle risorse marine, notevole importanza ha la vendita di licenze di pesca a flotte straniere.
Il principale prodotto agricolo è la palma da cocco, da cui si ricava la copra, largamente esportata; tuttavia questa vera e propria monocoltura rende il Paese vulnerabile, in quanto soggetto alle fluttuazioni dei prezzi sui mercati internazionali. Le altre colture agricole sono di sussistenza: si producono taro, papaya, pandano, banane e pochi ortaggi e i prodotti alimentari sono la prima voce delle importazioni.
Del tutto marginale è l'industria, fatta eccezione per piccole aziende tessili e alimentari. La scarsa accessibilità delle isole e la carenza delle infrastrutture ostacolano lo sviluppo del turismo, che al momento resta molto modesto (898 arrivi nel 1996). Nel 1994, grazie all'intervento di capitali thailandesi, ha avuto inizio la costruzione di alcuni impianti ricettivi ed è in programma la creazione di alcuni collegamenti aerei regionali con Kiribati, Nauru e le isole Marshall.
Alla fine del 1998 il governo, sempre alla ricerca di nuove fonti di reddito che facciano uscire il Paese dal suo stato di perenne dipendenza economica, ha annunciato la firma di un contratto con una compagnia di informazione canadese per la commercializzazione della sigla del suo nome, ".tv", in ambito Internet; tuttavia, a metà del 1999, gli introiti erano ancora molto inferiori al pattuito e, nel febbraio del 2000, risolto il contratto precedente, il suffisso ".tv" è stato venduto a una compagnia statunitense, con un sostanziale incremento del prodotto interno lordo delle isole Tuvalu. Nel 2000 il Paese è stato censurato dall'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) come "paradiso fiscale" e ha emanato norme antiriciclaggio.