Economia

Profilo generale. La recessione mondiale, che a partire dagli anni Settanta ha colpito praticamente tutti i Paesi sviluppati, ha raggiunto anche la Nuova Zelanda, rallentandone il tasso di sviluppo economico, innescando processi inflattivi e accrescendo il numero dei disoccupati, anche se quest'ultimo valore è piuttosto contenuto. Moderato è stato negli ultimi anni anche l'incremento del prodotto lordo pro capite. In effetti la recessione, anche se non ha causato danni di particolare gravità, ha evidenziato i profondi squilibri strutturali presenti nell'economia neozelandese. Il Paese basa tradizionalmente la propria prosperità sull'allevamento del bestiame e sulle connesse attività industriali, quali la conservazione delle carni, la produzione e la lavorazione del latte, la concia delle pelli, la lavorazione della lana, attività che danno anche un contributo essenziale all'esportazione. Ne deriva che sia la produzione sia l'esportazione risultano scarsamente diversificate e largamente influenzate dalle oscillazioni dei prezzi sui mercati internazionali; inoltre l'ingresso della Gran Bretagna nella CEE ha sensibilmente diminuito la possibilità di collocare vantaggiosamente i prodotti tradizionali delle esportazioni. Il governo si è quindi da tempo preoccupato di favorire l'espansione industriale, sviluppando nuovi settori produttivi, e di trovare altri sbocchi commerciali al Paese, in particolare nella stessa Oceania (l'Australia si colloca ormai al primo posto nel complessivo interscambio della Nuova Zelanda) e in Asia, dove è il Giappone a costituire ormai uno dei principali partner commerciali neozelandesi.
Agricoltura e foreste. Come si è detto, agricoltura e soprattutto allevamento sono tuttora alla base dell'economia neozelandese e forniscono, con i relativi prodotti industriali, circa il 45% alle complessive esportazioni. Arativo e colture arborescenti coprono il 14% della superficie territoriale; prevalgono oltre alle foraggere (che sono al servizio dell'allevamento) le colture cerealicole, in specie quelle di frumento e orzo e di mais; una certa importanza hanno altresì i prodotti ortofrutticoli, come patate e pomodori. Fra le colture industriali si annoverano il tabacco e il Phormium tenax, pianta tessile tipica della Nuova Zelanda e le cui fibre, eccezionalmente robuste, sono utilizzate per la produzione di cordami. Oltre 1/4 del territorio nazionale è occupato dalle foreste, da cui si ricavano grossi quantitativi di legname; particolare rilevanza economica hanno le foreste create artificialmente con l'introduzione di conifere proprie dell'emisfero settentrionale e a rapido sviluppo, destinate ad alimentare soprattutto l'industria cartaria.
Allevamento e pesca. È tuttavia l'allevamento a trovare in queste isole ottime condizioni ambientali che l'uomo ha saputo utilizzare al meglio mediante un'organizzazione produttiva efficiente e altamente progredita; le aziende, di media estensione, sono per la gran parte caratterizzate da una conduzione di tipo familiare. Prevalgono nettamente gli ovini (la Nuova Zelanda ne è tra i primi produttori mondiali), distribuiti in entrambe le isole. Data la generale mitezza del clima, le greggi possono stazionare quasi ovunque all'aperto. Gli ovini forniscono elevati quantitativi sia di lana (per la quale la Nuova Zelanda è al secondo posto su scala mondiale dopo l'Australia), sia di carne, che una volta congelata è largamente avviata all'esportazione, sia infine di prodotti caseari. Anche i bovini sono allevati su vasta scala, specie nell'Isola del Nord, sfruttando assai razionalmente la produzione di foraggi. Numerosi sono pure i volatili da cortile. La pesca, che ha registrato in questi ultimi anni una crescente espansione, è praticata soprattutto lungo le coste orientali, con porti a Auckland, Gisborne, Napier, Timaru.
Risorse minerarie. Pochi sono i minerali presenti nel Paese in concentrazioni tali da renderne conveniente l'estrazione; tuttavia il settore energetico è discretamente rappresentato da carbone e lignite, da gas naturale, con principale giacimento a Taranaki, nell'Isola del Nord, da cui si diparte una vasta rete di gasdotti, e in minor quantità da petrolio. Si estraggono inoltre quantitativi molto modesti di oro (in declino), argento, ferro (elevate potenzialità di sfruttamento hanno però le sabbie ferrifere delle spiagge occidentali della Penisola di Auckland), minerali di rame, bentonite ecc.; ma una certa importanza hanno le saline del Lago Grassmere presso Blenheim , nell'Isola del Sud, che forniscono oltre 80.000 t di sale all'anno. Ingenti sono però, come si è detto, le possibilità idriche, in particolare nell'Isola del Sud; l'energia elettrica prodotta è per 3/4 di origine idrica; un elettrodotto sottomarino, posto attraverso lo Stretto di Cook, convoglia energia dall'Isola del Sud, dove sono ubicati i maggiori impianti, all'Isola del Nord. Ingenti sforzi governativ i sono tesi al potenziamento del settore energetico, al fine di ridurre la dipendenza del Paese dalle importazioni di combustibili.
Industria. Le industrie riguardano prevalentemente la lavorazione e la trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici. È in corso tuttavia un'ampia diversificazione delle attività produttive. L'industria di base, benché abbia nell'insieme un ruolo più modesto, è oggetto di opportune incentivazioni; operano nel Paese raffinerie di petrolio, nonché compl essi siderurgici e metallurgici (tra cui una grande fonderia di alluminio, che lavora bauxite d'importazione), tessili, chimici, della carta, del tabacco e del cemento.
Comunicazioni. La morfologia tormentata del territorio, la scarsa navigabilità dei corsi d'acqua, la divisione stessa del Paese in due isole principali hanno reso difficoltoso lo sviluppo delle comunicazioni. Le ferrovie oggi si estendono per circa 3.900 km, in parte elettrificati; sono gestite dallo Stato e assicurano i collegamenti tra i principali centri neozelandesi. Nell'Isola del Sud l'asse principale corre lungo il litorale orientale da un capo all'altro dell'isola, mentre uno trasversale raccorda le due coste, attraversando le Alpi Neozelandesi, da Christchurcha Greymouth; nell'Isola del Nord, la maggiore arteria congiunge Wellington con Auckland. Supplisce alle relative carenze delle ferrovie una buona rete stradale che si sviluppa per oltre 94.000 km (di cui poco più della metà asfaltati), unendo ormai tutte le regioni del Paese. Altamente efficienti sono i servizi aerei sia interni (gli scali collegati da linee regolari sono oltre una trentina) sia con l'estero, con principali aeroporti quelli internazionali di Auckland, Wellington e Christchurch; compagnie di bandiera sono la Air New Zealand e la Ansett New Zealand.
Commercio. Il commercio estero è vitale per l'economia neozelandese e si basa essenzialmente sull'esportazione di carne, lana, burro e formaggi, carta e pol pa di legno, pelli e cuoi, nonché sull'importazione di macchinari e mezzi di trasporto, combustibili, prodotti industriali in genere (chimici, tessili). L'equilibrio della bilancia commerciale dipende quindi dall'andamento dei prezzi dei prodotti zootecn ici sul mercato internazionale. L'interscambio si svolge soprattutto con l'Australia, seguita da Giappone, Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania.