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Storia
Dalle origini al Trattato di Vienna del 1864.
La Danimarca è un Paese di antichissimo insediamento umano, tra le più caratteristiche e cospicue tracce della presenza dell'uomo in età preistorica sono i cosiddetti kjøkkenmøddinger (rifiuti di cucina), cumuli di avanzi di pasti che risalgono al primo Neolitico e che si riferiscono a popolazioni di pescatori.
Nel Neolitico, con l'affermazione dell'agricoltura, si ebbe il primo sfruttamento di un territorio relativamente favorevole alle colture, specie cerealicole. All'epoca romana la Danimarca presentava una popolazione agricola ben organizzata in villaggi. Per quanto riguarda la popolazione tribale dei Dani, il primo re di cui si hanno notizie storicamente accertate è Goffredo, che riuscì a fermare la pressione espansionistica di Carlo Magno. Goffredo fu però ucciso da una congiura di soldati e il suo successore venne a patti con l'imperatore dei Franchi e stabilì il confine meridionale del Paese al corso del fiume Eider, rafforzato con la costruzione del Danevirk (o Vallo dei Dani). Aroldo Klatz, divenuto re, ma spodestato dai figli di Goffredo, ottenne da Ludovico il Pio l'aiuto a ritornare sul trono; egli dovette però farsi battezzare (826) e permettere che il monaco benedettino Anscario organizzasse delle missioni per convertire il popolo danese. Ad Aroldo I succedette Gorm il Vecchio e a questi il figlio Aroldo II, che proibì i riti pagani a tutto vantaggio della religione cattolica. Abile guerriero, conquistò la Norvegia e l'Holstein e alla sua morte (ca. 985) il figlio Svend, detto “Barba Forcuta”, occupò l'Inghilterra (1013) e il suo successore, Canuto il Grande, riunì le corone di Danimarca, Inghilterra e poi Norvegia: l'unione delle ultime due fu di breve durata poiché si dissolse nel 1042.
Sovrano di Danimarca e Norvegia divenne poi Magnus il Buono, norvegese e figlio di Olaf il Santo. Nel 1047 la Danimarca riebbe un proprio re: Svend Estridsön, nipote di Canuto il Grande, alla cui morte succedette un periodo di guerre civili sotto Aroldo Hén, Canuto il Santo, Olaf Hunger, Erik Ejegod, Niels, Magnus ed Erik Emune, conclusosi con l'ascesa al trono di Valdemaro I (1157-82). Questi, iniziatore in tutti i campi di un'era di progresso, sotto la guida del suo consigliere Absalon di Roskilde, arcivescovo di Lund, conquistò ai Vendi (antica popolazione slava) l'isola di Rügen e parte della Pomerania e del Meclemburgo. Valdemaro II, detto il Vittorioso (1202-1241), conquistò l'Estonia (1219) e il territorio tra l'Eider e l'Elba: fatto prigioniero (1223) da un suo vassallo, il conte Enrico di Schwerin, e poi sconfitto da Federico II a Bornhöeved (1227), dovette però cedere buona parte delle sue conquiste. All'interno Valdemaro riorganizzò l'esercito e l'amministrazione su basi centralizzate dando un nuovo impulso economico al Paese. Intanto anche la Chiesa mirava a raggiungere sempre maggiore indipendenza e il successore Erik IV (1232-50) giunse a imprigionare l'arcivescovo Jakob Erlands, principale esponente delle istanze del clero.
Nel 1282 Erik V fu costretto dai nobili e dalla Chiesa a sottoscrivere una Magna Charta, con cui rendeva annuali le diete e divideva con il Parlamento i poteri legislativi. I suoi successori si impegnarono in guerre contro la Svezia, la Norvegia e la Lega Anseatica per l'egemonia nel Baltico, guerre che cessarono con Valdemaro IV Atterdag (1340-75), che firmò nel 1370 l'onerosa Pace di Stralsund. Alla morte di questi la figlia Margherita, che era stata reggente in Danimarca durante la minorità del figlio Olaf e reggente in Norvegia dopo la morte (1380) del marito, re Haakon VI di Norvegia, divenne, alla scomparsa del figlio Olaf (1387), regina di Danimarca e Norvegia. Sconfitto il re di Svezia nella battaglia di Falen (1389), nel 1397 Margherita costituì l'Unione di Kalmar con i tre regni di Danimarca, Norvegia e Svezia.
Scontenti della politica che il nuovo sovrano Erik VII conduceva contro la Lega Anseatica, gli Svedesi si staccarono dall'Unione già nel 1434 e ribadirono successivamente la loro indipendenza sotto i sovrani Cristiano I di Oldemburgo (1448-81), capostipite dell'attuale dinastia, e Hans d'Oldemburgo (1481-1513). Con Cristiano II (1513-23) l'Unione di Kalmar, già provata dalle rivendicazioni svedesi, fu gravemente compromessa. Nel 1520 il bagno di sangue che lo stesso re danese ordinò a Stoccolma, trucidando i seguaci di Sten Sture, non poté arrestare la decadenza del dominio danese poiché la Svezia elesse re Gustavo Vasa ottenendo l'indipendenza. Il nuovo sovrano Federico I (1523-33), salito al trono in un momento di contrasti religiosi e sociali, permise la penetrazione nel Paese della Riforma luterana, che divenne religione di Stato nel 1536 con Cristiano III (1534-59). Nel frattempo prendeva sempre più forza la nobiltà, la stessa che aveva voluto al trono Cristiano III e che aveva spinto poi Federico II e Cristiano IV a tentare inutili e controproducenti guerre contro la Svezia. La partecipazione alla guerra dei Trent'anni si risolse in un disastro per la Danimarca. Il Trattato di Brömsebro del 1645 dettò condizioni del tutto sfavorevoli per le quali la Danimarca venne a perdere l'egemonia nel nord.
Le disastrose conseguenze della guerra e lo strapotere dell'aristocrazia agraria imponevano il riassestamento delle finanze e dell'amministrazione pubblica voluto anche dal clero e dalla borghesia. La prima mossa contro la nobiltà venne da Federico III (1648-70) che il 13 ottobre 1660 proclamava l'ereditarietà della corona e nel 1665 la legge (Regia) che sanzionava l'instaurazione della monarchia assoluta di diritto divino con conseguente accentramento dei supremi poteri nelle mani del sovrano. Dopo di lui Cristiano V e Federico IV si impegnarono in nuove guerre contro la Svezia (1675-79) e poi nella guerra nordica (1700-20), che terminò con l'incorporazione dello Schleswig nel regno danese.
La seconda metà del Settecento fu caratterizzata dall'influenza esercitata dai consiglieri tedeschi tra i quali primeggiava la figura di J. F. Struensee. Politico illuminato, Struensee si impegnò in un programma di ardite riforme ma cadde vittima della reazione xenofoba provocata dalla nascente coscienza nazionale danese. La sua morte favorì la reazione liberale, che riuscì a realizzare in un clima tipicamente illuminista una serie di misure per le quali fu liquidato il protezionismo, vennero aboliti i vecchi privilegi nell'agricoltura, dati nuovi impulsi all'economia, fu abolito il commercio degli schiavi nelle colonie, si ebbe l'emancipazione degli ebrei.
Coinvolta nelle guerre napoleoniche, la Danimarca si alleò alla Francia ma andò incontro a una grave sconfitta sanzionata dalla Pace di Kiel (1814), per la quale dovette cedere la Norvegia alla Svezia ottenendo dalla Germania la Pomerania che fu scambiata l'anno successivo con il Lauenburg. Le idee liberali diffuse in Europa penetrarono nel sec. XIX anche in Danimarca, provocando aspri contrasti con i rappresentanti della monarchia assoluta. Fu Federico VII il primo sovrano danese ad accogliere con tolleranza le proposte liberali promulgando una Costituzione il 5 giugno 1849 con la quale furono istituite due camere elette a suffragio universale. Oltre a ciò Federico operò affinché Danimarca e Schleswig avessero insieme un solo governo. Il suo successore Cristiano IX, salito al trono nel 1863, cercò di concludere tale progetto, ma si vide contrastato da Prussia e Austria. La guerra, inevitabile, si risolse negativamente per la Danimarca che a Vienna (1864) sottoscrisse un trattato che costò la perdita di Schleswig, Holstein, Lauenburg e l'isola di Alsen.