Economia

Nel 1997-98 il governo socialdemocratico ha conseguito importanti risultati in campo economico (riduzione del debito pubblico e riduzione della pressione fiscale, diminuzione della disoccupazione), attraverso una politica del lavoro mirata ad aumentare la flessibilità e a incentivare la qualificazione e la riqualificazione della manodopera. La Danimarca si è confermata così uno dei Paesi più competitivi del mondo.

Dall'economia agricola a quella industriale. Popolo intraprendente, di spiccate tradizioni mercantili, i Danesi si sono foggiati a contatto con l'Europa nord-occidentale, imprenditoriale e capitalistica, mettendo a frutto le possibilità del loro Paese in senso agricolo e in senso commerciale, ma rimanendo sino a epoca recente relativamente estranei al fenomeno industriale vero e proprio. L'agricoltura è stata infatti alla base dei loro successi economici e ancor oggi essa, sebbene non abbia più la funzione importante di un tempo, rimane un fattore essenziale del benessere danese e dal punto di vista organizzativo è tra le più avanzate del mondo. Basata all'origine soprattutto sulla coltivazione dei cereali, ha subìto già nel secolo scorso una decisiva riconversione ponendosi al servizio dell'allevamento, che è andato via via razionalizzandosi in modi difficilmente eguagliabili. L'attività ha assunto sin dall'inizio un'organizzazione marcatamente cooperativistica (cooperative di medi e piccoli coltivatori), a orientamento commerciale, e ha conferito alle campagne danesi quel volto ordinato e caratteristico che ben giustifica l'appellativo dato alla Danimarca di "fattoria d' Europa". Ma non è più sull'agricoltura e sulla zootecnia (nonostante i forti aiuti che lo Stato riceve in tali ambiti dall'UE) che il Paese può contare per mantenere il proprio altissimo livello economico, bensì sull'industria. In ciò abbastanza simile alla Svizzera o al lontano Giappone, anche la Danimarca è praticamente priva di risorse energetiche ed è costretta a importare la maggior parte delle materie prime per le proprie industrie; ma sono queste ultime a contribuire essenzialmente al benessere del Paese.

Welfare State. Il modello di sviluppo è tradizionalmente privatistico e liberistico e sono state in più occasioni respinte le proposte socialdemocratiche di socializzare ulteriormente l'economia, passando cioè dalla "democrazia sociale" al "socialismo democratico" basato sulla proprietà comune, tra lavoratori e imprenditori, dei mezzi di produzione. Tuttavia, anche se le attività economiche direttamente gestite dallo Stato sono ben poche, gli interventi governativi assumono un ruolo determinante grazie alla loro funzione di controllo e sostegno dei vari settori produttivi, soprattutto mediante le manovre fiscali e creditizie. Inoltre, secondo il modello scandinavo del Welfare State, lo Stato opera interventi sociali assai estesi, sia nel campo dell'istruzione sia in quello previdenziale; la popolazione gode di condizioni di vita decisamente elevate nelle città come nelle campagne.

Agricoltura, allevamento e pesca. L'agricoltura, altamente specializzata e meccanizzata, ha ormai un limitato numero di addetti e, come si è detto, è svolta per lo più da coltivatori diretti su piccole e medie proprietà. La maggior parte dell'arativo è occupata dai cereali: orzo, frumento, segale e avena. Estese sono poi le coltivazioni di patate e di barbabietole da zucchero, i cui sottoprodotti vengono utilizzati per l'allevamento. Anche i cereali sono in larga misura al servizio dell'allevamento, che dispone di un notevole patrimonio zootecnico (bovini, suini e volatili da cortile). I bovini sono allevati per la produzione lattiera, impiegata in grandi e moderni impianti caseari per la fabbricazione del burro, tradizionalmente esportato in Gran Bretagna, formaggi e latte conservato; la carne suina è invece utilizzata soprattutto per la produzione di insaccati, avviati in buona misura nella Germania. Attiva è la pesca, esercitata nel Mare del Nord. Il pescato viene in parte impiegato per la produzione di farina e olio di pesce. Numerosi, nello Jylland, sono i centri che vivono sulla pesca: Esbjerg, Skagen , Hirtshals, Thyborøn sono i maggiori.

Risorse minerarie. La Danimarca scarseggia di risorse energetiche (si estraggono solo modesti quantitativi di lignite e, dal Mare del Nord, di petrolio) e minerarie in genere (zolfo, minerali di ferro, sale ecc.).

Industria. I settori industriali tradizionali sono quello alimentare legato all'agricoltura e alla zootecnia, il tessile, sia della lana sia del cotone, e il cantieristico. Tuttavia, malgrado la pressoché assoluta mancanza di materie prime, la Danimarca si è anche dotata di una buona industria di base, in specie di una siderurgia che fornisce discreti quantitativi di acciaio e ghisa e di una metallurgia che raffina alluminio, piombo e zinco. Come si è detto, l'industria metalmeccanica è essenzialmente al servizio del settore navale, con principali cantieri a Copenaghen, quindi a Helsingør, Svendborg, Ålborg, ma produce altresì macchinari e mezzi di trasporto di vario genere (tipiche sono per esempio le biciclette). Ben rappresentata, nonché una delle poche industrie che trovano nel Paese la materia prima occorrente, è anche l'industria del cemento. L'industria alimentare comprende, oltre ai numerosi caseifici e ai complessi conservieri, zuccherifici e birrifici: internazionale è la fama della birra danese (Carlsberg e Tuborg), largamente esportata. In funzione dell'agricoltura si è particolarmente sviluppata, tra le industrie chimiche, quella dei fertilizzanti, ma il Paese produce anche acido solforico, soda caustica, materie plastiche, resine ecc. Completano il panorama del settore manifatturiero, ovunque contrassegnato da prodotti di eccellente qualità, le manifatture di tabacco e le celebri porcellane.

Comunicazioni e commercio. Le comunicazioni interne (2.760 km ca. di ferrovie, oltre 71.500 km di strade) sono molto sviluppate. Dal 1997 un ponte lungo 6,6 km collega le isole Sjælland e Fionia: Il ponte è abbinato a un tunnel sottomarino. Un altro ponte stradale e ferroviario è in costruzione tra la Danimarca e la Svezia. I traghetti congiungono rapidamente isola a isola e operano soprattutto lungo le principali linee che collegano la Penisola Scandinava all'Europa centrale. La funzione dei porti è fondamentale in un Paese come la Danimarca, sia per i traffici interni sia per quelli con l'estero; la Danimarca dispone di una buona marina mercantile. Copenaghen è di gran lunga il più attivo scalo marittimo, oltre a essere sede del maggior aeroporto; i servizi aerei sono assicurati dalla SAS (Scandinavian Airlines System). Il commercio estero è naturalmente assai vivace, secondo una tradizione che fa parte della vita stessa della Danimarca (l'interscambio si svolge essenzialmente con la Germania, la Gran Bretagna e la Svezia); alle tradizionali esportazioni di carni, prodotti caseari e zootecnici in genere, pesce ecc., oggi si sono aggiunti, in misura sempre crescente, macchinari e svariati prodotti industriali (chimici, petrolchimici ecc.), oltre alle costruzioni navali. La bilancia commerciale continua a essere attiva. Il turismo è diretto soprattutto a Copenaghen e proviene principalmente dalla Germania e dalla Scandinavia.