Spazio fisico

Di forma pressoché circolare, in gran parte delimitata a sud dal Danubio e a est da un suo importante tributario, il Prut, la Romania occupa la sezione orientale della regione carpato-danubiana. Le grandi aree naturali romene sono armonicamente distribuite in un anfiteatro concentrico; al centro si trova l'altopiano della Transilvania attorniato dalla catena dei Carpazi, mentre all'esterno la zona delle colline e dei pianori trapassa in una fascia di basse pianure che si estendono sino alle frontiere del Paese: la Valacchia a sud, verso il Danubio, la Moldavia a est, verso il Prut. È infine compresa nella Romania quasi tutta la Dobrugia, area di modesta elevazione tra il corso terminale del Danubio e il Mar Nero.

 

Geologia. Il territorio romeno si delineò nel Cenozoico, quando si sollevò la catena dei Carpazi, che oggi sovrasta distese sedimentarie per lo più appartenenti all'ultimo periodo dell'era cenozoica (Pliocene) e al Neozoico; non mancano affioramenti di terreni più antichi, paleozoici e mesozoici, ben rappresentati in Dobrugia: anzi proprio tale imbasamento roccioso costringe il Danubio a piegare a nord, prima di sfociare nel Mar Nero.

 

Carpazi. L'elemento morfologico essenziale è costituito dai Carpazi; sollevatisi nel corso della poderosa orogenesi alpino-himalayana, si possono considerare come una continuazione delle stesse Alpi mentre alle cosiddette "Porte di Ferro", al confine romeno-iugoslavo, si raccordano con i Balcani. La loro struttura è però molto meno compatta di quella alpina, essendosi la catena formata in più fasi orogenetiche alternate a periodi di peneplanazione, cui si deve quell'arrotondamento delle cime che rappresenta, insieme alla minore elevazione, uno dei principali elementi di differenziazione con i rilievi alpini. Benché i Carpazi interessino buona parte dell'Europa centro-orientale (Slovacchia, Polonia, Ucraina), è la Romania il Paese carpatico per eccellenza, includendo, delle tre sezioni in cui la catena è comunemente ripartita, l'intero tratto meridionale (o Alpi Transilvaniche) e quasi tutto quello orientale. È consuetudine considerare la valle del Prahova come elemento divisorio tra i Carpazi Orientali e i Meridionali. I Carpazi Orientali sono costituiti da tre catene grosso modo parallele, orientate in prevalenza da nord a sud. A esse si appoggia sul lato occidentale una catena vulcanica, la maggiore d'Europa, formatasi nel corso del sollevamento dell'arco carpatico (Monti Calimani, Harghita ecc.), con una fitta concentrazione di edifici vulcanici, alcuni dei quali ben conservati. L'altitudine media è di 1.200-1.350 m, con massima vetta nel Monte Pietrosu (2.305 m) nel gruppo dei Rodna all'estremità settentrionale della catena; assai evidente è ovunque il frazionamento dovuto ad attività sia tettonica sia erosiva, che ha creato molteplici depressioni e un paesaggio assai vario. Le regioni più pittoresche sono però quelle dei calcari, dove si hanno frequenti fenomeni carsici e manifestazioni erosive.

 

Altri rilievi. Le Alpi Transilvaniche, il cui andamento, da est a ovest, è perpendicolare a quello dei Carpazi Orientali, bene giustificano, con la vigorosa morfologia, il nome attribuito loro. Costituite infatti essenzialmente da rocce cristalline, hanno un aspetto più massiccio, rivelano un più intenso modellamento glaciale e presentano vette più elevate, superando in più punti i 2.500 m; il Monte Moldoveanu, nell'impervio Massiccio dei Fagaras (Fagarasului), tocca i 2.543 m. Molti sono i valichi, data la forte azione erosiva dei fiumi che scendono da entrambi i versanti della catena: l'Olt (Oltul), un affluente del Danubio, si è aperto un solco attraverso le Alpi Transilvaniche congiungendo così le opposte pianure pedemontane. La sezione romena del sistema carpatico comprende un altro insieme montuoso, gli Apuseni, o Monti Occidentali (per questo a volte tali monti sono anche chiamati Carpazi Occidentali, il che può generare confusione con i veri e propri Carpazi Occidentali, orlatura confinaria tra Slovacchia e Polonia). Antico blocco che il fiume Mures (Muresul), a sud, ben divide dalle Alpi Transilvaniche, fratturato e profondamente inciso dai corsi d'acqua, il massiccio degli Apuseni è oggi considerato un frammento isolato del sistema carpatico; è costituito da rocce cristalline cui si affiancano però recenti rilievi vulcanici, in corrispondenza dei quali si hanno numerosi giacimenti minerari, sfruttati già nell'antichità.

 

Transilvania. Carpazi Orientali, Alpi Transilvaniche e Apuseni circoscrivono quasi perfettamente la Transilvania, che, come dice il nome, forma una sorta di spazio aperto "al di là delle foreste", le quali, soprattutto un tempo, ricoprivano fittamente i monti circostanti. Zona di sprofondamento tettonico in cui si sono accumulati depositi marini e fluviali, in prevalenza cenozoici, la Transilvania è un altopiano, o più esattamente un insieme di colline alternate ad ampie vallate, elevato in media sui 500 m e dolcemente inclinato verso la pianura ungherese cui tende abbassandosi sino a 200 m, ma dalla quale è in gran parte separato dagli Apuseni.

 

Pianure. Delle pianure, che concorrono appena per 1/3 alla formazione del territorio romeno, la più estesa e importante è quella della Valacchia, che dal versante meridionale delle Alpi Transilvaniche giunge sino al Danubio e che il grande fiume ha costruito con i suoi recenti apporti alluvionali. Altra regione esterna all'arco carpatico, però ai Carpazi Orientali, è la Moldavia, che il corso del Prut separa dall'omonima repubblica; in parte pianeggiante, in parte anch'essa collinare, la Moldavia è costituita da sabbie e argille cenozoiche alternate a più recenti strati alluvionali del Neozoico. Infine alle opposte estremità del Paese si trovano a ovest il Banato (Banat , che prosegue anche in Iugoslavia), monotona pianura che si diparte dagli ultimi contrafforti nord-occidentali delle Alpi Transilvaniche e morfologicamente si inserisce nel grande bassopiano pannonico, a est la Dobrugia (di cui è bulgaro il tratto meridionale), territorio in gran parte basso e piatto, ma mosso da rialzi collinari nella sezione centro-settentrionale. È con il litorale della Dobrugia che la Romania si affaccia, per 244 km, al Mar Nero: la costa è caratterizzata a nord dall'intrico deltizi o del Danubio, al centro da lagune (limani) formatesi allo sbocco dei fiumi per sprofondamento dei suoli avvenuto in epoche geologiche recenti, mentre a sud la presenza di una scarpata rocciosa strapiombante nel mare dà origine a un litorale alto e rettilineo.

 

Clima e flora. Il clima è sostanzialmente condizionato dalle masse d'aria continentali; l'arco carpatico chiude infatti il Paese per tre lati e l'apertura sul Mar Nero esercita modestissimi influssi climatici. Si ha perciò un aspro regime termico, con inverni freddi (che sui Carpazi l'altitudine rende particolarmente rigidi) ed estati calde; assai brevi sono le stagioni intermedie. Sovente persino a Costanza, sul Mar Nero, il termometro scende sotto zero e la media di gennaio a Bucarest può essere inferiore ai -5 °C. Le precipitazioni sono irregolari, pur con massimi, come si è detto, nel periodo maggio-giugno e in autunno, e nel complesso scarse; cadono in media 600 mm annui di precipitazioni spesso sotto forma nevosa con massimi di 1.400-1.500 mm sui rilievi e minimi nei bassopiani: la Dobrugia, particolarmente emarginata, riceve in media solo 300 mm di piogge all'anno. Ampie distese steppiche occupano perciò le aree pianeggianti, benché oggi in larga misura sostitui te dalle colture e comunque interrotte dalla vegetazione riparia addensata lungo i corsi d'acqua; dei boschi di conifere, con predominanza dell'abete rosso, di faggi e, a quote più base, di querce ricoprono ancora i versanti montani: non per nulla la sezione settentrionale dei Carpazi Orientali è chiamata Carpazi Selvosi.

Idrografia. Asse dell'idrografia romena è naturalmente il Danubio, che per 3/4 del suo corso in territorio romeno (complessivamente di ben 1.075 km) segna il confine della Romania con la Bulgaria e la Iugoslavia: è lungo quest'ultima linea confinaria che il fiume percorre la spettacolare Gola delle Porte di Ferro, dove le estreme propaggini occidentali delle Alpi Transilvaniche si congiungono con quelle settentriona li del Balcani. Dopo le Porte di Ferro il Danubio è nuovamente un fiume maestoso (la sua portata media è di 6.000 m3/s) e scorre talora in aree inondabili. Tra i numerosi corsi d'acqua che gli tributano, e il cui regime rispecchia l'andamento stagionale delle precipitazioni, con massimi tra maggio e giugno, sono il Cris (Crisul) e il Mures tramite il Tibisco, l'Olt e l'Arges (Argesul) direttamente, attingendo quest'ultimo le acque dal versante carpatico esterno. Dopo l'ansa della Dobrugia, il Danubio riceve il Siret (Siretul) e il Prut, le cui sorgenti sono però in territorio ucraino, e si getta nel Mar Nero con un vastissimo delta in continuo accrescimento data l'immensa mole di detriti convogliata dal fiume e che costituisce una delle più straordinarie regioni naturali d'Europa, in specie per la ricchissima avifauna