Ambiente umano

Indice articolo

  1. Romania
  2. Spazio fisico
  3. Ambiente umano
  4. Economia
  5. Storia

Popolamento. La Romania fu abitata sin dal Paleolitico superiore, ma soprattutto numerose sono le testimonianze di fiorenti culture di derivazione neolitica; dalla fusione di queste popolazioni autoctone con genti indeuropee provenienti dai vasti spazi nord-orientali si sarebbero originati i Daci, ritenuti i progenitori degli attuali Romeni. Essi unificarono la Moldavia, la Valacchia e la Transilvania, cioè le tradizionali regioni romene; e quando i Romani si accinsero alla duramente contrastata conquista del Paese, questo poteva vantare un alto grado di sviluppo economico, culturale e artistico. Alla conquista seguì un'opera di colonizzazione e di popolamento del territorio forse senza precedenti nella storia dell'Impero romano; divenuta una delle più fiorenti province dell'Impero, la Dacia fu dotata di città, strade, monumenti, di un'ottima amministrazione interna, di una solida cultura e soprattutto di una lingua, il latino, che, non più dimenticata dalla popolazione, con successive evoluzioni si sarebbe trasformata nel romeno moderno e sarebbe assurta a elemento essenziale nella genesi del sentimento nazionale del Paese. Scarsi influssi lasciarono invece le molteplici invasioni cosiddette barbariche (Goti, Unni, Avari ecc.); alle popolazioni slave, giunte successivamente, sarebbe però spettato di trasmettere l'eredità religiosa, cioè il cristianesimo ortodosso. Il territorio romeno vide anche l'afflusso di gruppi ungheresi (tuttora numerosi nella Transilvania centrale dove formano la maggioranza della popolazione nella Regione autonoma magiara, appositamente istituita) e tedeschi stanziati sia nel Banato, ai confini occidentali, sia anch'essi nella Transilvania: in particolare la città di Sibiu conserva straordinarie testimonianze artistiche lasciate da genti sassoni ivi insediatesi. Altre minoranze (Ucraini, Russi ecc.) sono in via di diminuzione.

 

Sviluppo demografico. Le molteplici variazioni territoriali subite dal Paese rendono pressoché impossibile una stima sulla consistenza della popolazione romena in epoche lontane. Nel 1914, prima dell'acquisizione di Transilvania, Bessarabia, Bucovina e parte del Banato , la Romania si estendeva per poco più di 131.000 km 2 e, secondo una stima, la sua popolazione non raggiungeva gli 8 milioni di abitanti; nel 1920 la România Mare (Grande Romania) contava oltre 295.000 km 2 di superficie e 17 milioni di abitanti; il censimento del 1948, attestante le cospicue perdite territoriali subite dal Paese (la Bessarabia e la Bucovina in mano sovietica, la Dobrugia meridionale alla Bulgaria), dette un totale di 15.872.624 abitanti per uno Stato ridotto agli attuali 237.500 km 2 . Si ebbe in seguito un aumento sensibile degli abitanti, che al censimento del 1956 sfioravano i 17,5 milioni; nel censimento del 1965 la popolazione è passata a 19 milioni.

 

Distribuzione e composizione etnica. La distribuzione della popolazione è piuttosto omogenea; le sole ovvie eccezioni riguardano alcuni distretti che ospitano città la cui espansione economica rappresenta un forte elemento di attrazione umana, come quello di Prahova con l'importante centro minerario e industriale di Ploiesti, e naturalmente quello di Bucarest. Inoltre considerevole, se si tiene conto delle complesse vicende storiche subite dal Paese, è l'omogeneità nella struttura etnica: la proporzione di popolazione di nazionalità romena era del 77,9% nel 1930 e dell'89,5% nel 1992; le minoranze più rappresentative sono date da Magiari, Tedeschi, Ucraini, Russi, Turchi. La popolazione urbana è in rapido aumento; tuttavia l'aspetto tipico del popolamento romeno è quello rurale. I villaggi sono prevalentemente allineati lungo le strade; le case spesso mostrano eleganti decorazioni lignee, perpetuando un artigianato di antiche tradizioni. Nelle zone transilvaniche abitate in prevalenza da Magiari e Sassoni, dove spesso il villaggio si concentra attorno alla chiesa fortificata, si nota sovente una fedeltà ai modelli dei paesi d'origine, mentre in certe aree più depresse, marginali, della pianura valacca si possono ancora trovare modeste abitazioni di terra e argilla, ma sempre più diffuse sono le moderne costruzioni delle fattorie statali.

Urbanesimo e città. L'urbanesimo si identifica in pratica con Bucarest, che con l'agglomerato ospita quasi il 20% dell'intera popolazione urbana; venticinque città superano i 100.000 abitanti e solamente dodici i 200.000. Si tratta in genere di centri con funzioni commerciali, cui si sono sovrapposte in un secondo tempo attività industriali o di sfruttamento minerario; le più antiche città sono di origine dacia, romana o greca (come Costanza e Alba Iulia ), altre risalgono al Medioevo e sono di fondazione tedesca (Sibiu, Brasov ), altre infine sono di data recente come Onesti (già Gheorghe Gheorghiu-Dej), fondata nel 1953. Vasti spazi lasciati a parco, larghi viali, una struttura di ampio respiro anche se contraddistinta da una certa uniformità sono le caratteristiche precipue dell'urbanesimo romeno, che ha naturalmente il suo modello più significativo nella capitale, città d'aspetto assai moderno situata nel cuore della pianura valacca, una cinquantina di chilometri a nord del Danubio, massimo centro industriale e commerciale del Paese, principale nodo delle comunicazioni e dei trasporti, fulcro della vita politica e culturale della Romania. Le altre principali città della Valacchia sono Ploiesti, antico centro di commerci allo sbocco in pianura della valle del Prahova, la cui fortuna è legata alla scoperta dei vicini giacimenti petroliferi e alla nascita delle relative industrie, e Braila, affacciata alla sponda sinistra del Danubio, da più secoli attivo porto fluviale, specie per i prodotti cerealicoli. Massimo centro della Moldavia e sua antica capitale è Iasi , situata in prossimità del confine con la Repubblica di Moldavia (Moldova) sulle rive del Bahlui (Bahluiul), un tributario del Prut; è tra le città romene più ricche di insigni monumenti storici ed è comunemente ritenuta il centro artistico più brillante del Paese. Presso la confluenza del Siret nel Danubio è invece posta Galati, secondo principale centro moldavo; tradizionale sbocco di un vastissimo retroterra agricolo che andava dalla Bessarabia ai Carpazi, basa le sue fortune sull'attività portuale (cereali e legnami), cui si è aggiunta una vivace industria legata soprattutto alla siderurgia e alla cantieristica. Massima città romena dopo la capitale è Cluj-Napoca, situata nel cuore della Transilvania, centro di fiorenti traffici sin dal Medioevo grazie alla posizione geografica, trovandosi alla convergenza di importanti vie di comunicazione con la Valacchia, la Moldavia e l'Ungheria. Deve il suo sviluppo ai commerci anche Brasov, fondata nel XIII secolo dai Cavalieri Teutonici, ma oggi divenuta uno dei maggiori centri industriali romeni (complessi metalmeccanici, della gomma, del cemento ecc.); altra rilevante città della Transilvania è Sibiu , cui una ricca borghesia mercantile formata soprattutto da immigrati tedeschi diede lontana prosperità e un'impronta architettonica tipicamente germanica, caratteristica e suggestiva. Le altre maggiori città, tutte per così dire "periferiche", sono: sul Mar Nero Costanza, il capoluogo della Dobrugia, ricca di insigni vestigia romane (fu la colonia greca, poi romana, di Tomis nota per l'esilio del poeta Ovidio) e oggi maggior porto romeno, sia petrolifero sia cerealicolo; nel bassopiano pannonico al confine con l'Ungheria e la Iugoslavia, i centri di Oradea, Arad e Timisoara , importanti nodi di comunicazione e commerci