Storia

Dalle origini alla guerra di successione.

Lo Stato polacco ebbe il suo primo nucleo nella depressione acquitrinosa che va dall'Oder al corso mediano della Vistola. Qui abitava (sec. IX-X) un popolo d'agricoltori diviso in varie tribù; la principale di queste, i Polani, ha dato il nome a tutta la regione (detta poi Grande Polonia). La Polonia entrò nella storia nel sec. X quando Mieszko, della famiglia dei Piasti regnanti a Gniezno, si rese tributario di Ottone I per sfuggire alle “crociate” germaniche e si fece battezzare col suo popolo (966), ampliando poi i suoi domini verso la Slesia, la Piccola Polonia e il Baltico. Suo figlio Boleslao I il Coraggioso (992-1025) si spinse sino a Kijev e per primo cinse (1024) la corona di re.

Nel secolo successivo la Polonia si trovò frantumata in 24 ducati sui quali il duca di Cracovia aveva sovranità nominale: toccò allora alla Chiesa polacca, retta da energici prelati, il compito di mantenere l'unità nazionale. Si accentuava intanto l'infiltrazione germanica (monaci, mercanti, artigiani), mentre principi tedeschi regnavano su questa o quella regione polacca. Uno di costoro chiamò in aiuto (1226) i Cavalieri teutonici, che si insediarono in Prussia orientale e Pomerelia, donde minacciarono a lungo il regno polacco. Questo fu però restaurato da un altro Piasti, Ladislao il Breve (1320-33). Suo figlio Casimiro III il Grande (1333-70) cedette la Slesia ai re di Boemia e la Pomerelia ai Cavalieri Teutonici; ma si distinse come legislatore e amministratore istituendo un Senato e poi Diete regionali (Dietine) con funzioni consultive, stabilendo colonie agricole, organizzando la nobiltà in un regime assai diverso dal feudalesimo occidentale, proteggendo contadini ed ebrei e fondando infine (1364) l'Università di Cracovia, gioiello della capitale. Spentasi con lui la dinastia dei Piasti, la corona passò agli Angiò d'Ungheria.

Edvige (Jadwiga), figlia tredicenne del re Luigi, accettando di sposare (1385) il granduca di Lituania Jagellone (Jagiełło, Jogaila), battezzato e incoronato re col nome di Ladislao II (1386-1434), annetté i Lituani al mondo cristiano e annodò vincoli tenaci tra il popolo polacco e quella bellicosa gente baltica, già protesa alla conquista della Belorussia e dell'Ucraina. Ladislao, con forze polacche e lituane, batté duramente (1410) i Cavalieri Teutonici, ridotti da allora alla difensiva. Suo figlio Ladislao III (1434-44) ottenne anche il titolo di re d'Ungheria (1440), ma morì ventenne a Varna combattendo contro i Turchi. Casimiro IV Jagellone, fratello dell'eroe di Varna, pose la Lituania su un piano d'assoluta eguaglianza con la Polonia e costrinse (1466) i Cavalieri Teutonici a dichiararsi suoi vassalli.

Intanto la Polonia entrava in più stretto contatto con l'Occidente europeo e assorbiva la lezione del Rinascimento italiano. I figli di Casimiro continuarono la politica illuminata del padre, specie Sigismondo I il Vecchio (1506-48). Questi trovò la via dell'accordo con gli Asburgo e sposò l'italiana Bona Sforza, che portò alla corte di Cracovia lo splendore dell'arte toscana e il gusto dell'intrigo politico. Fu quella l'età di Copernico (1473-1543), seguita da un'altra non meno felice in cui la letteratura e il pensiero polacco segnarono un grande progresso. Intanto Sigismondo II Augusto (1548-72), succeduto al padre, estendeva alla Lituania le istituzioni del regno di Polonia e congiungeva strettamente i due Paesi con l'Unione di Lublino (1569), così da farne una sola res publica. Tollerante, non impedì la diffusione della Riforma, frenata tuttavia dall'introduzione dei gesuiti (fine sec. XVI). Spentasi con lui la dinastia jagellonica, si provvide a regolare l'elezione del re, affidandola all'intera nobiltà perché col numero limitasse la prepotenza magnatizia. La corona toccò allora a Stefano Báthory (1576-86), principe di Transilvania e cognato dell'ultimo re, magnanimo in pace e valoroso in guerra e ben coadiuvato dal cancelliere Jan Zamoyski che, morto Stefano, fece eleggere lo svedese Sigismondo III Vasa (1587-1632). Si combatteva ora su vari fronti: le truppe del re raggiunsero Mosca e cercarono d'installarvisi; ma i Turchi e gli Svedesi di Gustavo Adolfo non diedero tregua.

La capitale intanto veniva trasferita a Varsavia (1596). Il figlio di Sigismondo, Ladislao IV (1632-48), ridiede pace al regno; ma la situazione sociale s'inasprì per la diffusione della servitù della gleba. Sul regno (1648-68) di Giovanni Casimiro (m. 1672) si addensarono tempeste minacciose: la rivolta dei Cosacchi (1648-54), terminata con l'appello di questi allo zar, e, più grave, l'invasione svedese (1655-60); la “Repubblica”, umiliata, rinunciò a vasti territori. Si ebbe una schiarita con Giovanni III Sobieski (1674-96), che batté (1683) i Turchi a Vienna, meritando la gratitudine della cristianità. Ma la decadenza politica si accentuò: salì al trono Federico Augusto II di Sassonia (1697-1733), protetto da Pietro il Grande, preoccupato dell'avvenire della dinastia più che dell'integrità dello Stato polacco. La sua morte scatenò la guerra di successione polacca (1733-38), che vide la vittoria di Federico Augusto III (1733-63) su Stanislao Leszczyński, candidato della nobiltà polacca.