Spazio fisico

Geologia. Se si eccettua l'estrema appendice meridionale del Limburgo, dove si elevano le ultime propaggini collinari delle Ardenne, strutturalmente il territorio dei Paesi Bassi, di recente formazione, costituisce un lembo dei bassopiani che si stendono ai margini dei massicci antichi dell'Europa centrale. In particolare la pianura interna dei Paesi Bassi rappresenta essenzialmente il colmamento di un mare costiero a opera di depositi alluvionali, soprattutto del Reno. Il territorio è situato per circa 2/5 al di sotto del livello del mare ed è protetto da dune e dighe: già all'epoca romana Batavi e Frisoni avevano eretto terrapieni a difesa del mare, e nei secoli VIII e IX compare un organico sistema di dighe. Il territorio a ogni modo supera ben raramente i 100 m d'altitudine. La struttura geologica è piuttosto semplice. Eccetto esigui lembi di terreni mesozoici (che a loro volta poggiano su strati del Carbonifero, cioè paleozoici) presenti nell'estremo settore meridionale dei Paesi Bassi, i suoli più antichi, di formazione sia marina sia continentale, datano dal Cenozoico e costituiscono per così dire il basamento del Paese. Essi però affiorano solo in limitate aree meridionale e orientale, in quanto vi si sovrapposero nel Neozoico, in un intricato sistema deltizio, rilevanti apporti alluvionali della Mosa, della Schelda e del Reno; all'inizio del Neozoico (Pleistocene) i ghiacciai scandinavi ricopr irono la regione, costringendo con le loro ampie deiezioni moreniche i corsi d'acqua a piegare verso ovest e sovrapponendo le morene di fondo agli strati argillosi, nelle cui depressioni si formarono successivamente le torbiere. Alla fine della glaciazione, in seguito a un lento innalzamento del livello del mare (ingressione flandriana) la regione venne nuovamente invasa dalle acque, da cui emergevano soltanto i terrazzi fluviali più alti, le colline moreniche, e verso ovest le dune formate dalle corren ti marine e dal vento. Una leggera regressione, verificatasi tra il II millennio a.C. e l'epoca storica, favorì la formazione di lunghi cordoni dunosi e quindi di una seconda serie di torbiere sul territorio dei Paesi Bassi che si estendeva sino alla linea segnata oggi dalle isole Frisone ; tuttavia nei secoli XII-XIV violentissime mareggiate spezzarono il cordone di dune e il mare invase nuovamente il Paese formando ampi golfi lungo la costa sud-occidentale e, più a nord, in luogo dell'area paludosa del Lago Flevo, la vasta insenatura dello Zuiderzee. Proprio da questi golfi ebbe inizio la riconquista del terreno al mare da parte dell'uomo, impresa immensa che non è ancora stata terminata.

 

Morfologia. L'attuale morfologia del Paese, in gran parte determinata dall'opera di trasformazione umana (il territorio può essere definito il più "artificiale" del mondo), è nel complesso unitaria: esistono tuttavia difformità tra la parte più interna del Paese, occupata da terrazzi fluvio-glaciali formati dagli antichi conoidi di deiezione della Mosa, della Schelda e del Reno, in cui oggi le paludi naturali hanno lasciato il posto alle coltivazioni, e che comprende le Colline del Veluwe (107 m nel Torenberg), e la sezione occidentale, marittima, dei Paesi Bassi in buona parte sotto il livello del mare, dove si estende un paesaggio anfibio costituito dalla Zelanda, dai bracci della Mosa e del Reno, da paludi (Biesbosch) e da polders (Olanda e Frisia): è questa la zona protetta dal baluardo delle dune, che fu squarciato nel Medioevo e in epoca moderna (disastrose rotture di dighe si ebbero nel 1963) come mostrano i resti ancora visibili nella Zelanda e nelle isole Frisone; senza le dighe che canalizzano i letti dei fiumi o si oppongono al mare, quasi un terzo di questo territorio sarebbe nuovamente sommerso. Una regione a parte è infine il Limburgo olandese, estremo lembo dell'altopiano cretacico del medio Belgio, dove si estendono terrazzi ciottolosi e ampie vallate argillose che testi moniano le fasi di erosione e di deposito legate alla glaciazione e alle variazioni del livello del mare e che piegano verso nord-ovest, per scomparire sotto il delta attuale della Mosa e del Reno.

 

Clima. Dal punto di vista climatico i Paesi Bassi rientrano nell'area europea soggetta agli influssi atlantici occidentali; tuttavia gli influssi oceanici si allentano verso l'interno, dove il Paese risulta interessato dalle masse d'aria continentali particolarmente avvertibili sulle temperature invernali, che si abbassano sotto lo zero. Il territorio si trova in tutte le stagioni sulla traiettoria delle depressioni del fronte polare; ciò spiega la varietà e la frequenza della nuvolosità e delle precipitazioni durante l'anno. Queste cadono sotto forma di piogge minute in tutti i mesi (sulle coste prevalentemente in autunno), ma non sono abbondanti, data la mancanza di rilievi. La maggiore quantità si registra sui terrazzi del Veluwe e sui rilievi del Limburgo meridionale (750-800 mm), quella minima sulle coste zelandesi e in alcuni lembi del litorale dell'IJsselmeer (600-650 mm). Per quanto riguarda la temperatura, la latitudine già abbastanza elevata (tra i 51° e 54° latitudine nord) determina nei Paesi Bassi inverni piuttosto rigidi, con frequenti gelate, ed estati fresche; nel complesso le temperature medie diminuiscono da sud (Flessinga 10,6 °C) verso nord (Eelde, presso Groninga, 9,1 °C).

 

Flora. Il clima fresco e umido del territorio è stato alla base d ell'originaria foresta di latifoglie, sostituita già da tempo dalla formazione vegetale della landa, con brughiere e ginestre, che copre ancora vaste superfici, anche se viene attaccata da ogni parte dall'uomo (il quale costruisce anche pedologicamente il proprio territorio, in quanto tratta opportunamente e dissala i suoli dei polders), per lasciare il posto alle conifere da rimboschimento e alle coltivazioni.

 

Idrografia. Ai Paesi Bassi non appartiene per intero alcun corso d'acqua importante, ma nel territorio sono compresi il basso corso e la foce di alcuni dei maggiori fiumi europei. Essi corrono del tutto estranei rispetto al territorio che li circonda, dal quale non ricevono alcun affluente di rilievo: infatti sono contenuti in più punti da possenti argini e quindi pensili rispetto alla pianura circostante. L'idrografia olandese è stata talmente modificata dall'uomo che è ben difficile ricostruirne le condizioni originarie. La Mosa è il fiume che appartiene ai Paesi Bassi per maggior tratto (239 km). Dopo aver segnato il confine con il Belgio, entra in territorio olandese e mantiene il suo corso quasi parallelo a quello del Reno, anzi fino al principio del secolo andava a gettarsi nel ramo del Reno che prende il nome di Waal; ma, data la diversità di regime dei fiumi, il che creava inconvenienti nel deflusso, si decise di dare in parte uno sbocco proprio alla Mosa: un ramo si unisce al Waal, un altro sfocia nell'estuario del Hollandschdiep. Il Reno non appena entra in territorio olandese si divide in due rami: quello meridionale, che col nome di Waal corre parallelo alla Mosa, e quello settentrionale, che a sua volta si divide in due rami: il basso Reno, che volge a ovest e con il nome di Lek va a gettarsi nel Mare del Nord, e l'IJssel , che si dirige a nord e sfocia nell'IJsselmeer. Della Schelda appartiene al territorio olandese solo la foce; il Vecht (Vechte in Germania) vi scorre in gran parte e il fiume Hunse interamente. Oltre a questi corsi d'acqua, i Paesi Bassi posseggono un numero grandissimo di canali: di bonifica, di scolo e per la navigazione.