Storia

Dall'epoca romana al secolo XVII.

 

Il territorio dell'attuale Serbia, abitato nell'antichità da Illiri e da Traci, fu occupato da Roma nel 29 a. C. ed entrò a far parte della provincia della Mesia (Mesia Superiore con Diocleziano). Nel sec. VII fu invaso dai serbi, un popolo slavo dedito alla pastorizia, senza precise strutture politiche. Istituto fondamentale era la tribù retta da un zupan. Queste carenze e il bassissimo livello culturale (i serbi non conoscevano la scrittura) spiegano come questi popoli subirono senza reazioni il dominio bizantino. Nel sec. IX il cristianesimo fu introdotto dai discepoli di Cirillo e Metodio che riuscirono a convertire lo zupan Mutimir. Nel 925 si costituì un vescovado nazionale con sede in Ras (successivamente Novi Pazar) legato alla Bulgaria, per cui ne nacque una guerra tra Bulgari e Bizantini. Dopo un'effimera supremazia bulgara, sembrò per un momento (931) che i serbi riuscissero a costituire un governo autonomo ma l'intervento dell'imperatore Basilio II restituì la Serbia a Costantinopoli, anche se, di fatto, una certa indipendenza continuò a sussistere in Bosnia durante i sec. X e XI. Ed è proprio dal territorio “libero” di Raska che nel 1167 lo zupan Stefano Nemanja diede inizio alla lotta contro il dominio bizantino. Lotta vittoriosa, conclusa dal figlio Stefano II Nemanjic (1196-1224) che, con l'aiuto del fratello vescovo, San Sava, poté infine farsi incoronare re con il riconoscimento di papa Onorio III. Ma soltanto con Stefano VI (1282-1321) la Serbia assurse anche formalmente a stato indipendente, quando l'imperatore Andronico II ne legittimò l'esistenza dando in sposa al re la propria figlia (1299). La decadenza bizantina favorì l'espansione dei serbi che sotto la guida di Stefano IX (1331-55) conquistarono Macedonia, Albania, Epiro, Etolia e Tracia cosicché Dušan, al culmine del suo potere personale nella regione, giunse a intitolarsi “imperatore dei serbi e dei greci”. Ma un ben più temibile nemico era alle porte: l'impero ottomano che nel 1389 con la battaglia di Cossovo stroncava in un sol colpo l'indipendenza del giovane stato. Inizialmente tuttavia (come del resto accadde in altri Paesi dell'area balcanica) il dominio turco non fu affatto rigido e si limitò in pratica all'esazione di tributi e al formale riconoscimento dei re da parte della Porta. Ma dopo la conquista di Costantinopoli (1453) e la morte di re Lazzaro III (1458) i Turchi assunsero il dominio diretto anche della Serbia con conseguenze sociali profonde perché essendo, per il diritto turco, tutte le terre proprietà del sultano, i serbi ne furono completamente espropriati in favore di ufficiali e di funzionari turchi cui venivano “affidate” in cambio del loro servizio. Ci fu quindi un generale livellamento delle classi sociali e un notevole abbassamento del livello economico. Tutto ciò non favorì lo spirito nazionalistico e per secoli la vita della Serbia si svolse all'ombra del potere politico degli ottomani.