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Storia
Una sintesi delle testimonianze paleolitiche italiane non può che essere qui presentata a grandi linee. Solo pochi siti verranno pertanto menzionati per le diverse epoche della preistoria più antica.
A una fase iniziale del popolamento della penisola, compresa tra 1 e 0,8 milioni di anni, risalgono le più antiche industrie rinvenute in Italia settentrionale (Ca' Belvedere di Monte Poggiolo in Emilia-Romagna), centrale (Monte Peglia in Umbria; siti della valle del Sacco nel Lazio, in provincia di Frosinone) e meridionale (Irsina, in Basilicata). Tra i 700.000 e i 500.000 anni si conoscono nella penisola diversi tecnocomplessi (il più consistente dei quali è quello rinvenuto nel giacimento di Isernia La Pineta, in Molise, con datazione K/Ar a 736.000 anni) caratterizzati da industrie su scheggia e su ciottolo e, in epoca di poco successiva, dai primi complessi a bifacciali (Forchione in Puglia, Notarchirico in Basilicata). Queste tradizioni litiche, in particolare quella dell'Acheuleano, saranno attestate in numerosi giacimenti per tutto il corso del Pleistocene medio e fino agli inizi del Pleistocene superiore. Si ricordano, tra i siti all'aperto, Fontana Ranuccio (Anagni), con datazione K/Ar a 458.000 anni, Castel di Guido e Torre in Pietra (Roma), le industrie acheuleane dell'isola di Capri ecc., oltre ai due giacimenti finora noti in grotta, grotta Paglicci (Foggia) e grotta del Principe ai Balzi Rossi (Ventimiglia). Di notevole importanza sono anche il giacimento di Visogliano, nel Carso Triestino, con industrie prevalentemente su scheggia, e le industrie arcaiche segnalate in diversi giacimenti della Sardegna, oltre alle numerose segnalazioni di complessi su scheggia e su ciottolo, di difficile identificazione cronologica, noti in Sicilia. Resti umani piuttosto frammentari, riferiti perlopiù alla variante europea di Homo erectus, sono stati rinvenuti in alcuni dei giacimenti di quest'epoca, in particolare a Castel di Guido, Fontana Ranuccio, Visogliano, Notarchirico e nella grotta del Principe.
Tra la fine del penultimo glaciale (Riss) e l'ultimo interglaciale (Riss-Würm), si assiste in diverse aree della penisola a una serie di importanti trasformazioni dei tecnocomplessi litici, caratterizzate dall'uso sempre più frequente della tecnica Levallois, dalla standardizzazione dello strumentario e dalla progressiva scomparsa dei bifacciali. In sintesi, questi processi di musterianizzazione delle industrie preannunciano i caratteri dei diversi complessi musteriani della prima parte del Würm. Questi ultimi sono largamente noti in tutta la penisola, con facies differenziate a seconda dei diversi aspetti tecnico-tipologici, tra cui assume particolare importanza la presenza o l'assenza della tecnica Levallois, o cronologici. Resti di Homo sapiens neandertalensis sono talvolta associati a queste industrie. Se ne ricordano i più importanti per il loro stato di conservazione, vale a dire i due crani provenienti dalle cave di Saccopastore e, soprattutto, il cranio e le due mandibole rinvenute nella grotta Guattari presso il monte Circeo (Latina).
La fase di transizione tra Paleolitico medio e Paleolitico superiore è caratterizzata dai complessi cosiddetti “uluzziani”, ben studiati in Puglia e in Toscana, che corrispondono cronologicamente allo Chatelperroniano francese e sono forse dovuti alle ultime forme neandertaliane presenti nell'Europa occidentale alla fine del Würm antico, intorno a ca. 45-40.000 anni fa. A questi complessi seguono le diverse fasi del Paleolitico superiore (Aurignaziano, Gravettiano ed Epigravettiano). L'Epigravettiano italico, compreso nelle sue diverse fasi cronologiche e regionali tra ca. 20.000 e 11.000 a. C., rappresenta nella penisola una continuità con la precedente tradizione gravettiana, che nell'area franco-cantabrica mostra invece un'interruzione da parte dei complessi del Solutreano, del Magdaleniano e dell'Aziliano. Si conoscono per quest'epoca in Italia alcune importanti manifestazioni artistiche in grotta, come per esempionella già citata grotta Paglicci, alla grotta del Romito (Cosenza) e nelle grotte dell'Addaura (Palermo) e di arte mobiliare, come alla grotta Polesini vicino a Tivoli.
Con gli inizi dell'Olocene, fenomeni di sedentarizzazione e mutamenti nelle attività economiche di sussistenza, quali per esempiolo sviluppo della raccolta di molluschi, l'inizio di uno sfruttamento intensivo delle risorse marine nelle zone costiere (grotta della Madonna a Praia a Mare, Cosenza, e grotta dell'Uzzo, Trapani) e l'ampliamento delle attività di raccolta dei prodotti del mondo vegetale, caratterizzeranno il modo di vita dei gruppi mesolitici e la loro produzione litica. Soprattutto nell'Italia settentrionale, dove sono stati individuati e studiati in numerosissimi giacimenti, questi aspetti della produzione litica assumono una precisa definizione nelle due facies culturali del Sauveterriano e del Castelnoviano, con caratteri generalmente simili ai siti contemporanei nel resto dell'Europa occidentale mediterranea.
Dopo il periodo mesolitico, durato pochi millenni e di cui l'Italia conserva non molte vestigia, iniziò l'influsso culturale delle civiltà neolitiche fiorite nel Mediterraneo orientale e nel Vicino Oriente dall'VIII millennio a. C., che apportarono grandi innovazioni, quali l'allevamento del bestiame, l'agricoltura, l'invenzione della ceramica, la tessitura. Tempi e modi della neolitizzazione, intesa come progressivo affermarsi dell'economia produttiva, variano nella penisola e nelle isole; tale processo può dirsi concluso nel corso del IV millennio a. C. La precoce apparizione di strumenti in rame nel Neolitico finale e l'introduzione dell'aratro a trazione animale costituiscono i presupposti per la stabilizzazione dell'insediamento che caratterizza l'Età del Rame, collocabile nel III millennio a. C.
In questa stessa epoca vanno sottolineati l'incremento degli scambi tra le comunità italiane e quelle degli altri popoli mediterranei e la prima comparsa di fenomeni di differenziazione sociale. Per tutto il successivo periodo dell'antica Età del Bronzo e agli inizi della media Età del Bronzo (ca. 2300-1400 a. C.) i fenomeni più notevoli che si registrano sono la crescente occupazione di siti umidi, dovuta a un periodo di inaridimento del clima; la nascita di abitati di grandi dimensioni e un primo abbozzo, in molte parti della penisola e delle isole, di gerarchia insediamentale; l'affermazione (soprattutto nelle zone appenniniche) di un'economia basata in buona parte sulla pastorizia. Dalla metà del II millennio a. C. si affermano per la prima volta facies culturali, come quella appenninica, diffuse, pur con “varianti” regionali, su gran parte del territorio nazionale; allo stesso periodo si datano i primi massicci contatti con la civiltà micenea, soprattutto nell'Italia meridionale e nelle isole.
L'Età del Bronzo finale (sec. XII-X a. C.) vede la diffusione del rito dell'incinerazione e la progressiva formazione delle facies culturali che caratterizzeranno la successiva Età del Ferro. È in questo periodo, inoltre, che si verifica una divisione tra le popolazioni di pianura, dedite a un'economia di tipo agricolo, e quelle delle fasce preappenniniche e appenniniche, la cui sussistenza era assicurata soprattutto dalla pastorizia. Di questa divisione e ancor più della successiva configurazione di facies culturali “regionali” dell'Età del Ferro (come Este e Golasecca al Nord, il Villanoviano dell'Italia centrale tirrenica, del Bolognese e della Campania, la cultura latina e quella picena ecc.) sono certamente un riflesso le divisioni “etniche” consegnateci dalle fonti letterarie e dai primi documenti di scrittura, a partire dalla fine del sec. VIII a. C. Sabini, Falisci, Sanniti, Equi, Volsci, Ernici dell'Italia tirrenica o delle zone appenniniche o Marrucini, Frentani, Japigi delle coste adriatiche emergono in questo periodo come “popoli”, “stirpi” o “tribù” la cui connotazione perdurerà nella divisione amministrativa dell'Italia romana. Alla prima Età del Ferro appartengono due massicci fenomeni di colonizzazione: quella dei Fenici, nella Sicilia occidentale e in Sardegna, quella dei Greci nella Sicilia centroorientale e nell'Italia meridionale.
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