Aspetti economici

L'economia è condizionata dagli sconvolgimenti provocati dalla guerra e in questa situazione sono fondamentali gli aiuti delle organizzazioni internazionali. L'attività agricola è quantitativamente modesta (principali colture: mais, frumento, patate, tabacco e frutta, in particolare prugne). Più importanti l'allevamento (ovini, suini, bovini e volatili) e lo sfruttamento delle vaste foreste di querce e abeti, che occupano quasi la metà del territorio. Buone le risorse minerarie, che comprendono carbone (a Zenica, Kakanj e Banovici), lignite, bauxite (a Mostar, Jajce e Bosanska Krupa), oro, amianto, salgemma, minerali di ferro (a Ljubjia e Vares), rame (a Gornji Vakuf), piombo e zinco. In alcuni casi questi giacimenti rappresentavano una buona percentuale delle disponibilità dell'intera Federazione iugoslava prima dello smembramento, come nel caso del ferro e del salgemma. Le centrali idroelettriche alimentano industrie attive nei settori siderurgico (a Zenica e Vares), metallurgico (a Travnik ), automobilistico, elettronico e di trasformazione (a Sarajevo), del legno e della cellulosa (a Sarajevo, Banja Luka e Vares), tessile, chimico, cementifero e alimentare. Prima che i conflitti interni e con le Repubbliche confinanti paralizzassero quasi totalmente ogni attività economica, la Bosnia-Erzegovina disponeva di una sostanziosa offerta turistica, che rappresentava una primaria fonte di reddito e si concentrava soprattutto nei parchi naturali di Kozara e di Sutjeska, a Sarajevo, a Mostar, nelle stazioni montane della Jahorina e della Bjelasnic a e nelle stazioni termali di Banja Vrucica, Ilidza, Guber, Fojnica, Kiseljak, Laktasi.