Storia

La stroria del Kuwait è essenzialmente legata a quella della civiltà mesopotamica, dell'Impero ottomano e delle potenze coloniali. Eretto in sceiccato a partire dal 1756 con il capo della famiglia Anaiza, Abdul Rahim al-Sabah, fondatore della dinastia regnante, si sviluppò intorno alla città omonima, fondata nei primi decenni del sec. XVIII da nomadi provenienti dal Deserto Arabico. Il Kuwait godette, sul finire del sec. XVIII, di una certa prosperità, presto interrotta dalle incursioni dei wahhabiti e dei pirati del Golfo Persico. Ripresosi dopo il 1860, lo sceiccato, dopo aver inizialmente riconosciuto la sovranità ottomana, accettò nel 1899 di divenire un protettorato britannico per scongiurare un'invasione turca.

Nel 1938 la scoperta di notevoli riserve petrolifere (campi di Burgan) rivoluzionò l'economia del Paese, sino allora legata al commercio, alla pesca e alle perle. A partire dagli anni Cinquanta fu assicurato lo sviluppo industriale e commerciale del Kuwait e nacque una fitta rete di servizi sociali. Nel 1961 il Kuwait diveniva indipendente e lo sceicco Sabah si proclamò emiro. L'Iraq rivendicava, in quanto Stato successore dell'Impero ottomano, il nuovo Stato come un proprio territorio, ma la Lega Araba respingeva tali pretese, che del resto la stessa Baghdad abbandonava nel 1963. Dopo essere acceduto alla piena sovranità, il Kuwait si trasformava in uno Stato costituzionale (1962): ma le leve politiche principali rimanevano nelle mani dello sceicco che, grazie alle sue enormi disponibilità finanziarie, ha sempre occupato una posizione privilegiata all'interno del mondo arabo.

Dopo la guerra arabo-israeliana del 1973 il Kuwait dava l'avvio a una graduale nazionalizzazione delle compagnie petrolifere straniere e continuava ad aiutare economicamente l'ala moderata della resistenza palestinese. La prosperità economica non impediva il sorgere di una dura fazione clandestina che si manifestava con attentati e atti terroristici. Una vivace opposizione alla politica governativa si manifestava del resto anche nell'Assemblea legislativa che veniva sciolta dallo sceicco nell'agosto 1976. Lo sceicco Jaber al-Ahmed al-Sabah, successore di Sabah al-Salim al-Sabah, morto nel 1977, ricostituiva l'Assemblea legislativa nel 1981. Le elezioni del febbraio 1981, a suffragio molto ridotto, privavano lo schieramento parlamentare dell'opposizione di sinistra e quasi completamente anche di quella sciita, dando vita a un organismo piuttosto moderato nella composizione politica. Tale orientamento si manifestava in seguito, durante la guerra fra Iran e Iraq. Il Kuwait, associato fin dal 1981 agli altri ricchi emirati nel Consiglio di Cooperazione del Golfo, appoggiava infatti l'Iraq in modo piuttosto prudente, richiedendo agli Stati Uniti, nella fase più delicata del conflitto (1987), la protezione militare della propria flotta mercantile, minacciata dai pasdaran iraniani. I pericoli di destabilizzazione interna, manifestatisi in sporadici atti di terrorismo e in un fallito attentato all'emiro, inducevano, oltre che alla repressione dei gruppi sciiti, nel 1986 a una sospensione della Costituzione e allo scioglimento dell'Assemblea Nazionale (sostituita solo a guerra finita, nel 1990, con un Consiglio Nazionale di transizione). Accusato di provocare il ribasso del prezzo del petrolio (tramite la violazione delle quote OPEC) da parte del governo iracheno, suo forte debitore a causa dei prestiti bellici contratti, il Kuwait, il 2 agosto 1990, subiva l'aggressione del più potente Stato limitrofo, nonché l'annessione a esso (8 agosto). Riuscito a riparare in esilio in Arabia Saudita con il suo governo, l'emiro chiedeva, congiuntamente alle autorità locali, l'intervento dissuasivo degli Stati Uniti, subito mobilitatisi, nonché la condanna dell'accaduto da parte della Lega Araba, presto espressasi in tal senso. Il Paese, saccheggiato dalle forze d'occupazione e turbato dalle loro violenze, rimaneva, durante i sei mesi di vane trattative fra l'ONU e Saddam Ḥusayn, sotto il dominio degli invasori, subendo infine, al momento dell'attacco sferrato (17 gennaio 1991) dalla forza multinazionale costituitasi per la sua liberazione, il grave disastro economico e ambientale dell'incendio dei pozzi petroliferi operato dall'esercito iracheno.

La liberazione (28 febbraio) rivelava il grave bilancio economico (70-100 miliardi di dollari per la ricostruzione) e umano (ca. 7000 morti e 17.000 torturati) dell'occupazione, aprendo al contempo un periodo di severe ritorsioni contro gli immigrati palestinesi rimasti fino ad allora nel Paese e accusati di collaborazionismo. In tale situazione il governo, rientrato insieme all'emiro dall'esilio (15 marzo 1991), applicava la legge marziale (revocata solo il 26 giugno), venendo poi sospettato di aver lasciato violare ripetutamente i diritti dell'uomo, e lasciava inoltre presto cadere le speranze di democratizzazione della vita politica interna suscitate durante il periodo d'esilio. L'aspirazione popolare a tale democratizzazione veniva tuttavia confermata dalla massiccia partecipazione alle elezioni parlamentari dell'ottobre 1992, vinte di larga misura dall'opposizione, che otteneva sei ministeri nel nuovo governo, in seguito a ciò veniva ricostituita anche L'Assemblea Nazionale. Di tale situazione doveva necessariamente prendere atto il capo del governo, Saad al-Abdullah al-Sabah, figlio dello sceicco, che operava un rimpasto dell'esecutivo inserendovi personalità dell'opposizione. Ma la vita del Kuwait rimaneva comunque condizionata dalla minaccia permanente rappresentata dal regime di Saddam Ḥusayn il quale, nel tentativo di saggiare la reattività statunitense, ordiva alcune provocazioni in prossimità della frontiera kuwaitiana. Ciò determinava una sempre più stretta dipendenza del piccolo Stato arabo dall'aiuto militare nordamericano, provocando le reazioni delle componenti più integraliste della società kuwaitiana, preoccupate di un'eccessiva occidentalizzazione e modificazione dei costumi religiosi. Timoroso che anche in Kuwait si potesse affermare quel fenomeno fondamentalista sviluppatosi in gran parte del mondo islamico negli anni Novanta, il primo ministro operava un nuovo rimpasto governativo escludendone proprio due ministri legati alle componenti più strettamente religiose (aprile 1994).

Dopo un'ennesima “provocazione” di Saddam Ḥusayn, che determinava una mobilitazione generale a difesa delle frontiere (ottobre 1994), la tensione tra il Kuwait e l'ancora potente vicino si allentava con il riconoscimento formale da parte dell'Iraq della sovranità del piccolo Stato confinante (novembre 1994). Il graduale, anche se non completo, ritorno alla normalità dei rapporti internazionali nell'area favoriva il ripristino dei canali diplomatici con la Giordania (febbraio 1996), interrotti per la posizione di neutralità assunta da quel Paese in occasione dell'invasione irachena.

Nelle consultazioni elettorali del 1996, nonostante l'ampliamento del suffragio, i gruppi conservatori fedeli alla monarchia ottenevano la maggioranza dei consensi dei voti, ma nel maggio 1999 l'emiro Jaber al-Ahmed al-Sabah era comunque costretto a sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni legislative che, nel luglio, vedevano la vittoria dell'opposizione liberale e islamica sunnita. Il diritto di voto alle donne, concesso con un decreto dall'emiro nel mese di maggio, veniva negato dal Parlamento nel dicembre successivo. Nel 2003 si svolgevano le elezioni legislative che sancivano la vittoria dei partiti conservatore e islamico e una netta sconfitta dei liberali. Nell'aprile 2005 il Parlamento approvava il principio del diritto di voto e l'eleggibilità delle donne, applicabile alle elezioni amministrative. Nel gennaio 2006 l'emiro Jaber al-Ahmed al-Sabah moriva, gli succedeva Sabah al-Ahmad al-Jabir al-Sabah. La vittoria dell'opposizione alle elezioni legislative del giugno 2006, che per la prima volta hanno visto la partecipazione anche delle donne, determinava un rimpasto di governo che si è ripetuto nel marzo 2007, quando il primo ministro era riconfermato dall'emiro.

Nel maggio 2008 si sono svolte le elezioni vinte dall'Alleanza islamica salafista (Ais), partito conservatore e sunnita. Nel marzo 2009 l'emiro scioglieva il parlamento e indiceva nuove elezioni a causa di un'accusa di corruzione del governo. Le elezioni che si svolgevano in maggio vedevano la vittoria della minoranza scita e della componente liberale del Paese, e per la prima volta venivano elette delle donne in parlamento.