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Aspetti economici
Profilo generale. Paese eminentemente agricolo, con un prodotto lordo pro capite che, anche se superiore a quello della vicina India, è pur sempre molto modesto, lo Sri Lanka si colloca tra gli Stati che a fatica cercano di uscire da un secolare sottosviluppo e la cui arretratezza è in massima parte dovuta sia al permanere di una statica economia basata quasi esclusivamente su strutture d'origine coloniale, sia al fallimento della politica economica collettivistica degli anni Settanta. Con la liberalizzazione del mercato avviata negli anni Ottanta, il Paese ha incrementato l'apporto dei capitali stranieri e ha aumentato la produzione della piccola industria (specialmente manifatturiera). L'agricoltura, che è il settore trainante dell'economia, si regge essenzialmente su due colture di piantagione, il tè e il caucciù, introdotte dagli Inglesi nel secolo scorso. La mancata realizzazione della riforma fondiaria, che pure era indicata come uno dei capisaldi dei governi d'ispirazione socialista, ha fatto sì che all'agricoltura commerciale, espressa dalle piantagioni estese anche varie centinaia di ettari, continui a contrapporsi una stentata agricoltura di sussistenza, insufficiente al fabbisogno nazionale, basata sulla risicoltura. Nonostante i molti piani varati, il governo ha nazionalizzato solo i mezzi di trasporto, i settori energetico, siderurgico e chimico e in genere l'industria di base, peraltro del tutto minoritaria rispetto a quella manifatturiera, oltre a statalizzare, nel 1975, le piantagioni inglesi (pur con adeguati indennizzi agli ex proprietari) e a istituire un moderato protezionismo doganale. Gli scarsi risultati ottenuti con l'esperienza "socialista" facilitarono nel 1977 la salita al potere di un governo socialdemocratico che ha impresso una decisiva svolta in senso liberistico e privatistico all'economia nazionale. Gli obiettivi più ambiziosi della politica governativa sono oggi rappresentati dal raggiungimento dell'autosufficienza nei settori risicolo ed energetico (da ottenersi con il completamento dei grandiosi lavori idrici e di sbarramento lungo il Mahaweli Ganga, obiettivo quasi raggiunto nel 1983), nonché dall'industrializzazione del Paese mediante adeguati incentivi al capitale straniero, analogamente a quanto si è verificato a Singapore, a Taiwan e nella Corea del Sud. A quest'ultimo fine nel 1978 è stata istituita, nei pressi della capitale, una zona franca, la GCEC (Commissione Economica della Grande Colombo). Il risulta to ha fatto segnare nel 1984 un attivo della bilancia dei pagamenti, così che il piano di sviluppo per il 1987-1989 ha determinato forti investimenti produttivi nel settore pubblico.
Agricoltura e allevamento. Coltura fondamentale è quella del riso, che occupa quasi metà dell'intera area agricola, estesa soprattutto nella fascia umida sud-occidentale; esso è destinato all'alimentazione interna, come la manioca, la batata, gli ortaggi e la frutta in genere. Essenziale prodotto d'esportazione è invece il tè (lo Sri Lanka ne è uno dei massimi produttori mondiali), le cui piantagioni coprono i versanti del Massiccio Centrale. Sono altresì avviati all'esportazione i prodotti della palma da cocco (noci, olio e copra), coltivata nella fascia costiera ai margini delle risaie, e le spezie, tra cui il cardamomo, la citronella, il pepe e la pregiatissima cannella; si coltivano inoltre tabacco, canna da zucchero, cotone, caffè ecc. Nelle aree dell'interno una buona risorsa è offerta dalle foreste, ricche di legname pregiato. Importantissimo è il caucciù. Poco sviluppato è invece l'allevamento del bestiame (bovini e bufali sono prevalentemente utilizzati per i lavori agricoli); diffusa è la pesca.
Industria. Scarse sono le risorse del sottosuolo; mancano i minerali energetici (la quasi totalità dell'energia prodotta, peraltro assai modesta, è di origine idrica); principali prodotti minerari sono la grafite e talune pietre preziose (rubini, zaffiri, topazi, per la maggior parte provenienti da Ratnapura , che valsero al Paese il nome di isola dei gioielli); esistono piccoli giacimenti di ilmenite, fosfati e minerali radioattivi. Tra le industrie prevalgono quelle tessili (cotonifici) e dell'abbigliamento e in genere quelle che lavorano i prodotti locali: oleifici, zuccherifici, fabbriche di gomma, manifatture di tabacchi, concerie, cartiere, lavorazioni del legno ecc.; si hanno inoltre piccoli cementifici, due impianti siderurgici e una raffineria di petrolio.
Comunicazioni. Buone sono nel complesso le comunicazioni sia stradali sia ferroviarie (la rete, che fa capo a Colombo, si raccorda mediante servizio di ferry-boat a quella indiana); la capitale è inoltre servita da un attivo aeroporto internazionale (Katunayake) ed è uno dei maggiori porti dell'Asia sud-orientale. Il commercio con l'estero, che denuncia un costante deficit, si svolge essenzialmente con la Gran Bretagna, il Giappone e gli Stati Uniti: lo Sri Lanka esporta per quasi la metà del valore prodotti dell'abbigliamento, poi tè, quindi caucciù, derivati della palma da cocco e pietre preziose, mentre importa soprattutto prodotti alimentari e petroliferi, macchinari e mezzi di trasporto. In crescente sviluppo è il turismo.