Economia

Il Viet Nam è un Paese eminentemente agricolo, al pari degli altri Stati della Penisola Indocinese; le sue strutture economiche prima della forzata e lunghissima divisione politica presentavano una sostanziale unità, legate com'erano sia alla comune matrice di un mondo tipicamente rurale sia ai medesimi interventi operati dal regime coloniale, anche se la presenza francese era stata più marcata nel Sud del Paese.

Profilo generale. Gli effetti più rilevanti del dominio coloniale furono l'introduzione delle colture di piantagione (le principali furono quelle di Hevea , tè, caffè), la realizzazione di strade e ferrovie, la nascita delle prime industrie, il potenziamento delle attività estrattive, l'apertura del Paese al commercio estero: con ripercussioni però solo parzialmente positive per l'economia vietnamita. La massiccia importazione di manufatti, massimamente dalla Francia, provocò la crisi del fiorente artigianato locale, solo in parte rimpiazzato dalle produzioni delle nuove industrie, i cui proventi avvantaggiavano comunque gruppi finanziari esteri. Il Paese d'altronde trasse ben pochi profitti dall'agricoltura di piantagione, mentre si verificò un diffuso decadimento di quella alimentare. Contemporaneamente si venne formando, in specie nell'allora Saigon, sede dell'amministrazione francese, una classe di funzionari apertamente corrotta e totalmente subordinata agli interessi stranieri: francesi prima, statunitensi poi. Con la divisione del Paese e l'instaurarsi di due regimi politici nettamente contrapposti, anche le rispettive strutture economiche subirono radicali cambiamenti, benché tanto nel Viet Nam del Sud quando nel Viet Nam del Nord il protrarsi di una guerra di immani proporzioni impedisse ogni vero sviluppo e condizionasse alle proprie esigenze gran parte dell'attività produttiva. Nel Nord comunque sin dai primi anni dell'indipendenza furono poste le basi della trasformazione dell'economia in senso socialista. Il Viet Nam unificato si trova di fronte a problemi di estrema complessità: da un lato l'esigenza di riparare gli enormi danni bellici per avviare nuovamente un adeguato sistema produttivo, dall'altro la difficoltà di fondere due strutture economiche enormemente diverse tra di loro. Questo fatto obbliga il governo di Hanoi a procedere con grande cautela, specie per quanto riguarda la riconversione dell'economia sudvietnamita: assai arduo appare, per esempio, il ritorno alle campagne avviato subito dopo la liberazione di Saigon, poiché la nuova politica agricola implica il diffondersi delle cooperative e di uno spirito collettivistico ormai perduto. Indubbiamente le due parti del Paese restano economicamente distinte. L'apparato statale e le grandi industrie nazionali si trovano al Nord, mentre al Sud operano imprese private sotto il controllo statale. Intanto anche al Sud è stata estesa, a partire dal 1979, la collettivizzazione delle terre e nel 1983, per la prima volta, il Viet Nam è diventato autosufficiente nel consumo del riso, così come il settore industriale ha fatto segnare un incremento del 12,7% rispetto al tasso medio annuo dello 0,6% del periodo 1976-1980. Allo stesso tempo l'inflazione è scesa dall'80% del 1982 al 55% del 1983 con continua tendenza alla diminuzione, grazie anche agli accordi con l'ex URSS che hanno contribuito a incrementare gli scambi commerciali tra i due Paesi di oltre il 30%.

Agricoltura. I 2/3 della popolazione attiva sono occupati nell'agricoltura, che è tuttora per lo più praticata con tecniche estremamente arretrate, effettuandosi a mano la maggior parte del lavoro; tuttavia, in particolare nelle cooperative, istituite già negli anni Sessanta nell'allora Viet Nam del Nord e a partire dal 1976 nel resto del Paese, sono state operate rilevanti trasformazioni: la meccanizzazione delle operazioni agricole ha compiuto notevoli progressi, sono state introdotte sementi selezionate, è stato soprattutto potenziato l'impiego dei fertilizzanti chimici. Arativo e colture arborescenti coprono il 21% della superficie territoriale; prevale in modo netto la risicoltura, che tradizionalmente è praticata con la tecnica dell'inondazione stagionale dovuta alle variazioni di portata dei fiumi; grazie però alla realizzazione di opere di sbarramento e di canalizzazione esistono oggi ampi comprensori a irrigazione controllata, dove vengono ottenuti due raccolti all'anno. La pianura del Tonchino e quella della Cocincina sono le due principali aree agricole del Paese, fittamente intersecate da dighe e canali. Tra i cereali si producono riso (elemento base dell'alimentazione vietnamita, come di tutto il Sud-Est asiatico) e, in minor misura, mais, coltivato nelle zone di montagna. Altre colture alimentari di qualche importanza, praticate naturalmente sui terreni che restano all'asciutto, sono quelle della manioca, della batata, della patata e di vari prodotti orticoli, come cipolle e fagioli, nonché frutticoli quali banane, ananas, agrumi. Non mancano le colture industriali, che svolgono un discreto ruolo ai fini dell'esportazione; una certa diffusione hanno la canna da zucchero, alcune oleaginose come soia e arachidi, piante tessili quali cotone e iuta, quindi tè, caffè, tabacco.

Foreste. Nonostante le immani distruzioni operate nel corso della guerra, in particolare per l'uso dei defolianti e in genere per la "guerra chimica", il Viet Nam può contare tuttora su un considerevole patrimonio forestale, che copre quasi il 30% della superficie territoriale. Esso fornisce pregevoli essenze da ebanisteria, ma soprattutto bambù, che viene utilizzato per fabbricare abitazioni, mobili, utensili vari, carta ecc. Ben rappresentata è anche l'Hevea , che fornisce discreti quantitativi di caucciù.

Allevamento. L'allevamento è nel suo complesso un settore poco sviluppato, anche per la limitatezza delle aree a pascolo e per la scarsità dei foraggi; ciò incide in modo determinante sul numero dei bovini. Discreto è invece il numero dei suini, che sono per così dire un "complemento" del villaggio; ancor più rilevante è quello dei volatili da cortile. Nel lavoro dei campi sono ancora largamente utilizzati i bufali.

Pesca. Dati il notevole sviluppo costiero e il forte addensamento della popolazione nella fascia litoranea, la pesca, in particolare quella marittima, riveste notevole importanza nell'economia vietnamita (la pesca nelle acque interne è effettuata in prevalenza nelle risaie allagate), impegnando sovente gli abitanti di interi villaggi. I prodotti ittici entrano nel regime alimentare locale, cui assicurano un cospicuo contributo proteico, sia sotto forma di consumo diretto sia attraverso la preparazione del nuoc-mam , che è il condimento più usato nella cucina del Viet Nam e che è ottenuto dalla fermentazione del pesce.

Risorse minerarie. Il Viet Nam non appare al momento particolarmente favorito quanto a risorse del sottosuolo; anche del minerale più importante, il carbone (che concorre in misura determinante alle esportazioni del Paese), si sono estratti dai giacimenti di Thai Nguyen e Quang Ninh quantitativi non certo ingentissimo. Scarsa consistenza hanno i fosfati (presenti a Lao Cai, nel Tonchino e Long Cuong) e vari minerali metalliferi come oro, molibdeno, ferro, zinco e stagno. Sono in corso prospezioni geologiche nella piattaforma continentale; nel 1979 sono state iniziate delle perforazioni per la ricerca del petrolio nel Mar Cinese Meridionale a sud-est di Hô Chi Minh e a partire dal 1984 sono stati rinvenuti dei giacimenti sottomarini (White Tiger e Dragon, al largo del delta del Mekong, e Thanh Long e Vanguard Bank). Il carbone è in buona parte utilizzato per la produzione dell'energia elettrica, cui contribuiscono anche alcune centrali idriche.

Industria. Quanto alle industrie si stima che negli anni tra il 1965 e il 1973, nella fase cioè più drammatica del conflitto, le aziende abbiano perso circa il 70% della loro capacità produttiva; comunque già nel 1976 in taluni settori erano stati recuperati i precedenti valori. La presenza di giacimenti di carbone, di vari minerali metalliferi e la recente scoperta di giacimenti sottomarini di petrolio hanno consentito il nascere di una pur modesta industria di base; si hanno perciò stabilimenti siderurgici, metallurgici (in particolare un certo rilievo ha la metallurgia dello zinco, a Quang Yen, e quella dello stagno), meccanici (fabbriche di biciclette e altri veicoli, macchine agricole e materiale ferroviario, utensili vari, ecc., alle quali si aggiungono aziende per il montaggio di apparecchi radiofonici e televisivi, con fabbriche essenzialmente ubicate ad Hanoi, Haiphong, Hô Chi Minh), infine complessi cantieristici (a Haiphong). Discretamente rappresentata è anche l'industria chimica, che fornisce fertilizzanti azotati, acido solforico, acido cloridrico, soda caustica, fertilizzanti azotati ecc. Conservano la loro importanza i settori tradizionali e di più antica istituzione, come il tessile e quello alimentare, comprendente zuccherifici, oleifici, riserie, birrifici, conservifici del pesce, stabilimenti per la lavorazione del tè ecc. Si hanno inoltre cementifici e fabbriche di materiale da costruzione, cartiere, segherie, mobilifici, fabbriche di gomma, calzaturifici, vetrerie, manifatture di tabacchi.

Comunicazioni. La configurazione territoriale del Viet Nam, con la presenza della lunga Catena Annamitica, ha per così dire "spinto" le vie di comunicazione a seguire la costa per strutturare vere e proprie reti solo nelle grandi pianure. I sistemi ferroviario e stradale, sanati in linea di massima gli ingentissimi danni causati dalla guerra, sono in via di grande potenziamento, specie naturalmente per quanto riguarda i collegamenti tra il Nord e il Sud del Paese. Nodi principali delle comunicazioni sono Hanoi, cui fanno capo tra l'altro le linee ferroviarie che si spingono verso nord (congiungendo il Viet Nam con la Cina attraverso Lao Cai e lo Yunnan e lungo la valle del fiume delle Perle), e Hô Chi Minh, donde si dipartono a ventaglio importanti strade verso sud e verso la Cambogia. La rete stradale si sviluppa complessivamente per 106.000 km, quella ferroviaria per 2.605 km: la linea principale è naturalmente la Hanoi-Hô Chi Minh di 1.730 km (tra le due città opera inoltre un servizio diretto di pullman). Per i collegamenti internazionali il Paese può contare su vari porti modernamente attrezzati, in particolare su quelli di Haiphong, il maggiore scalo marittimo del Viet Nam, raccordato per ferrovia e superstrada con la capitale, di Da Nang e di Hô Chi Minh. Minore sviluppo hanno sinora le comunicazioni aeree, gestite dalla Hang Khong Viet Nam (Linee Aeree Vietnamite); oltre ad alcuni aeroporti minori, Da Nang, Hué, Nha Trang ecc., il Viet Nam dispone degli scali internazionali di Noi Bai, presso Hanoi e di Tan Son Nhat, presso Hô Chi Minh.

Commercio. La riunificazione del Paese ha dato nuovo impulso al commercio interno anche per la diversità di risorse tra le regioni settentrionali e quelle meridionali. Gli scambi con l'estero sono gestiti dallo Stato; il Viet Nam importa prevalentemente macchinari (specie apparecchiature agricole e per l'industria mineraria), combustibili, acciaio, fertilizzanti, prodotti chimici e farmaceutici, generi alimentari (cereali), mentre le esportazioni sono rappresentate soprattutto da petrolio grezzo, carbone, riso, caucciù, tè, pesce, legname e oggetti in bambù, articoli dell'artigianato locale. L'interscambio si svolge soprattutto con Singapore, il Giappone e le due Coree; la bilancia commerciale denuncia un costante passivo.