Economia

La struttura economica delle Filippine conserva tuttora l'impronta determinante ricevuta durante il dominio degli Stati Uniti, quando le attività produttive, in specie la coltivazione della canna da zucchero, ricevettero un forte impulso, ma solo in diretta funzione degli interessi americani. Con l'indipendenza il Paese si è avviato verso una lenta e difficile trasformazione, i cui elementi fondamentali sono stati la riforma agraria e la costituzione di alcune industrie legate soprattutto alla lavorazione dei prodotti agricoli locali.

Problemi e prospettive. Se confrontata con quella della maggior parte dei Paesi del Terzo Mondo, le Filippine hanno un'economia in netto sviluppo, avendo fatto registrare negli ultimi anni accrescimenti medi del 6% e avendo finalmente acquisito nel 1977 l'autosufficienza nel settore della produzione del riso, alimento base della popolazione. Tuttavia il Paese è ben lontano dall'aver risolto i propri problemi socio-economici, cui si accompagnano pesanti disparità negli sviluppi regionali e un estremamente caotico processo di urbanizzazione. Grava inoltre la netta dipendenza dell'economia filippina dal capitale internazionale, così come la troppo scarsa diversificazione degli scambi commerciali: netta è l'incidenza di Stati Uniti e Giappone (circa 50%), nonostante gli sforzi compiuti dal governo per stabilire rapporti regolari e più consistenti con altri Paesi, sia dell'area asiatica sia di quella europea. Comunque l'economia filippina è quella che ha resistito meglio, nell'area asiatica, alla crisi finanziaria del 1997-98: le perdite in borsa e la svalutazione si sono mantenute infatti entro limiti contenuti. Notevolissima è l'espansione del settore turistico, che è oggi uno dei più promettenti nell'economia delle Filippine.

Agricoltura e foreste. L'agricoltura interessa quasi la metà della popolazione attiva e fornisce i principali prodotti d'esportazione; dispone di ambienti favorevoli e adatti a svariate colture, che occupano il 30% della superficie territoriale. La maggior parte dell'arativo è destinata alla risicoltura, tradizionale attività economica del Paese, diffusa un po' ovunque ma che trova la sua area migliore nelle pianure centrali di Luzon, a nord di Manila; grazie all'introduzione di tecniche moderne e razionali la produzione di riso è cospicua. Secondo cereale per importanza è il mais, introdotto dagli Spagnoli e oggi particolarmente diffuso nella Valle del Cagayan e nella sezione settentrionale di Mindanao. Altri rilevanti prodotti alimentari sono le banane, la batata, la manioca, gli ortaggi e vari tipi di frutta, tra cui si annoverano ananassi, manghi e agrumi, oltre alle citate banane. Tra le colture industriali il primo posto è detenuto dalla canna da zucchero, coltivata anche in grandi piantagioni modernamente attrezzate. Larga diffusione ha la palma da cocco, anch'essa soprattutto presente nell'isola di Luzon e che dà forti contingenti all'esportazione di copra e di olio. Coltura oleifera secondaria è quella delle arachidi. Si coltivano varie piante tessili, tra cui la cosiddetta canapa di Manila o abaca, le agavi (sisalana e maguey) e il ramié; pregiato è il tabacco, di largo consumo locale e che ha la sua area più adatta nella valle del Cagayan e in genere a Luzon, oltre che nella parte occidentale di Mindanao. Minore importanza ha la coltivazione del cacao, mentre importante è quella del caffè, per il quale il Paese è fra i principali produttori del continente. Anche le attività forestali hanno un ruolo economico di grande rilievo; boschi e foreste coprono il 45% della superficie territoriale e alimentano numerose segherie che lavorano altresì per l'esportazione. Largamente richiesto dai mercati esteri è il mogano filippino, mentre per i più svariati usi interni viene impiegato il bambù; buona consistenza ha del pari la produzione di caucciù.

Allevamento e pesca. Assai minore importanza riveste invece l'allevamento del bestiame, data anche la scarsissima estensione delle aree a prato e a pascolo (pari al 4,3% della superficie territoriale); il settore comprende i bufali, animali tipicamente asiatici, mentre i bovini furono introdotti dagli Spagnoli; abbastanza numerosi sono i suini, essi pure di tradizionale allevamento, eccetto che nelle aree popolate dai musulmani, e ancor più gli animali da cortile. Sopperiscono però alle necessità proteiche i prodotti della pesca: anche se è un settore suscettibile di notevoli sviluppi.

Risorse minerarie. Le risorse del sottosuolo sono varie e per certi minerali non trascurabili; il Paese ha infatti giacimenti d'oro (già estratto e in quantitativi molto rilevanti all'epoca degli Spagnoli, mentre oggi la produzione è più modesta), manganese, nichel, ferro e soprattutto cromo, e rame. I minerali vengono avviati all'esportazione allo stato grezzo mancando un'adeguata industria di trasformazione locale. Il Paese invece è privo di importanti giacimenti di minerali energetici: l'isola di Cebu fornisce quantitativi assai modesti di carbone e ancor più esigui sono quelli di petrolio, che viene estratto dal 1979 al largo dell'isola di Palawan. Per la produzione di energia elettrica si ricorre al petrolio d'importazione e in piccola parte allo sfruttamento idrico, in particolare del fiume Agno.

Industrie. Le industrie riguardano sostanzialmente la lavorazione di prodotti agricoli locali, e comprendono perciò zuccherifici, impianti di pilatura e brillatura del riso, oleifici, tabacchifici, birrifici ecc.; un rapido sviluppo hanno registrato però l'industria tessile, che lavora cotone in misura ormai sufficiente alle richieste interne, quella chimica, in particolare per i fertilizzanti azotati, e quella della carta. Si hanno, inoltre, vari cementifici e alcuni impianti petrolchimici, piccole fabbriche di pneumatici, un complesso siderurgico e uno automobilistico, ma solo di montaggio.

Comunicazioni. Il problema delle comunicazioni è uno dei più gravi per le Filippine, soprattutto a causa della frammentazione territoriale e della generale montuosità delle isole. Per i trasporti interinsulari, sia di merci sia di passeggeri, svolgono ancora un ruolo preminente i servizi marittimi; presentano già un discreto sviluppo le linee aeree, gestite dalla PAL (Philippines Airlines ) che effettua altresì servizi con numerosi Paesi d'Asia e d'Europa, nonché con gli Stati Uniti e l'Australia. Le Filippine dispongono di oltre 80 aeroporti, ma solo quelli internazionali di Manila e di Mactan hanno una buona efficienza; la capitale è anche il vertice delle comunicazioni marittime, sia interne sia internazionali, ma porti attivi sono pure quelli di Cebu, Iloilo, Davao, Batangas e Zamboanga (tra piccoli e grandi le Filippine si avvalgono di oltre 500 scali portuali). Il servizio ferroviario è particolarmente carente; solo Luzon è provvista di ferrovie, che si sviluppano complessivamente per 805 km attraversando da nor da sud buona parte dell'isola (trascurabile è il breve tronco nell'isola di Panay). Più esteso, anche se esso pure carente, è il sistema stradale, che conta 161.313 km di strade, di cui solo 29.036 km asfaltati; i servizi di autobus costituiscono il più diffuso mezzo di trasporto all'interno delle isole.

Commercio. Gli scambi internazionali sono dominati dagli Stati Uniti e dal Giappone; il Paese esporta soprattutto olio di cocco e zucchero, quindi minerali di rame e legname, mentre importa in misura gravosa (pari a un terzo del totale) combustibili, seguiti da macchinari e mezzi di trasporto.