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Storia
La popolazione nomade dei Chirghisi, proveniente dalle pianure dell'alto Enisej, si insediò nel territorio che costituisce l'attuale Stato chirghiso fra il XII e il XV secolo, quando la zona era sottoposta alla dominazione mongola; fra il XVI e il XVII secolo i Chirghisi, che parlavano una lingua turcofona e praticavano lo sciamanesimo, furono dominati da una popolazione di origine mongola, gli Oirato-Zungari, per poi essere conquistati alla metà del XVIII secolo dai Cinesi, che istituirono un protettorato sulla regione.
L'occupazione del territorio abitato dai Chirghisi da parte del khanato di Kokand (1825-1830) portò alla graduale diffusione della religione islamica, soprattutto fra le tribù del Sud. La ribellione di alcune tribù al dominio del khanato e i contrasti fra tribù chirghise facilitarono verso la metà del XIX secolo la penetrazione russa nella regione e nel 1855 la prima tribù chirghisa, quella di Bugu, si sottomise ai Russi. Conquistata la capitale chirghisa di Biškek nel 1862, fra il 1863 e il 1875 i Russi annetterono tutto il Kirghizistan, che venne incluso nella provincia del Turkestan, comprendente gran parte dei possedimenti centro-asiatici dell'impero russo. La conquista russa fu seguita dall'arrivo di migliaia di coloni slavi, soprattutto contadini, cui furono assegnate le terre migliori, mentre la popolazione chirghisa si trovava costretta a spostarsi verso i territori più impervi e montagnosi. I rapporti interetnici si fecero sempre più difficili e il malcontento dei Chirghisi fu alimentato anche dall'imposizione del servizio militare da parte del regime zarista; nel 1916 esplosero nella regione una serie di rivolte anti-russe, che furono aspramente represse dalle autorità.






