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Storia
La colonizzazione.
Prima dell'arrivo degli Europei i territori che oggi formano il Canada, del tutto privi di legami tra loro, erano scarsamente abitati da tribù indiane nomadi. Intorno al Mille vi giunse, primo europeo, il normanno Leif Ericssonn, ma la scoperta vera e propria risale al 1497, a opera di Giovanni Caboto al servizio di Enrico VII di Inghilterra. Pescatori di merluzzi cominciarono dopo pochi anni a frequentare le acque canadesi, senza però spingersi mai nell'entroterra; le prime esplorazioni furono dunque effettuate, tra il 1534 e il 1536, dal francese Jacques Cartier, che, oltre a visitare Terranova e l'Isola Principe Edoardo, risalì il corso del San Lorenzo fino al luogo in cui oggi è Montréal. I successivi tentativi di colonizzazione, compiuti dallo stesso Cartier (1541) e da François de Roberval de la Roche, fallirono. La colonizzazione vera e propria cominciò con l'arrivo del francese Samuel de Champlain, deciso a impiantare una colonia che fornisse nuovo campo di attività commerciali ed evangelizzatrici e che fosse base per una nuova rotta attraverso il Pacifico verso la Cina. Port Royal, la prima colonia di Champlain, trascurata dalla Francia ed esposta agli attacchi degli Inglesi, ebbe vita difficile, mentre Québec, dopo un inizio duro, ebbe uno sviluppo migliore. Il primo tentativo di organizzare la colonia, cui era stato dato il nome di Nuova Francia, fu di Richelieu, che nel 1627 costituì la Compagnia della Nuova Francia alla quale, in cambio del compito di provvedere al popolamento e al governo del Paese, a titolo di signoria feudale era concesso il monopolio del traffico di pellicce. Il governo della Compagnia (che al momento del suo scioglimento aveva insediato nel territorio non più di un migliaio di coloni e fondato le stazioni di Québec, Trois Rivières e Montréal) fu sostituito nel 1663 da quello diretto della Francia che, tentando di organizzarvi un governo assoluto, impedì il formarsi dell'autocoscienza civile che caratterizzò l'esperienza delle colonie inglesi. Tuttavia, tra il 1665 e il 1763 la colonia si sviluppò rapidamente: la popolazione passò da 2000 a 65.000 unità. L'espansione demografica comportò un'espansione territoriale che portò i Francesi a scontrarsi con gli Indiani, provocando dure lotte, di cui particolarmente famosa è quella con gli Irochesi.
Le guerre anglo-francesi.
Dopo il 1713 esploratori, missionari e commercianti risalirono e colonizzarono il corso del San Lorenzo, spingendosi fino al lago Michigan da cui cominciarono a discendere il Mississippi. Ciò fece concepire l'ambizioso progetto di costituire un grande impero dall'estuario del San Lorenzo, lungo il Mississippi fino a New Orleans, che avrebbe però tagliato alle colonie britanniche la strada dell'espansione a ovest. Questa minaccia, sommata a numerose altre cause di attrito locali e allo scontro tra gli interessi inglesi e francesi in Europa, portò alle guerre coloniali che si risolsero con la conquista della Nuova Francia da parte degli Inglesi e con la fine della stessa America francese. La Pace di Utrecht (1713) sancì il passaggio alla Gran Bretagna dell'Acadia e di Terranova; la Pace di Parigi (1763), che concluse la guerra dei Sette anni, determinò la cessione agli Inglesi di tutta la Nuova Francia. Difficile fu l'organizzazione della convivenza tra vinti e vincitori e impossibile talora l'assorbimento degli uni da parte degli altri.
Il "Quebec act".
Nel 1774 il Parlamento inglese approvò il “Quebec Act”, che definiva lo status giuridico-amministrativo della colonia e garantiva i diritti dei Franco-Canadesi, creando una solidarietà di interessi delle élites francesi (così la Chiesa cattolica conservava un fortissimo ascendente sui Franco-Canadesi). Tale situazione ebbe notevoli conseguenze sulle successive vicende del Paese e contribuì al fallimento del tentativo di invasione da parte degli Americani (1775-76). La rivoluzione americana ebbe tuttavia un'influenza fondamentale sulla storia canadese. L'arrivo di quarantamila lealisti introdusse infatti le consuetudini di autonomia delle colonie anglosassoni e inoltre modificò sostanzialmente il rapporto numerico tra l'elemento di origine inglese e quello francese, rendendo superato il sistema instaurato dal “Quebec Act”. Il Parlamento inglese quindi, col “Constitutional Act” del 1791, riorganizzò la colonia, che venne divisa nelle due province dell'Alto Canada (inglese) e del Basso Canada (francese). Entrambe furono dotate di istituzioni rappresentative, ma non ancora di autogoverno. La guerra angloamericana del 1812, pur essendo stata combattuta soprattutto in Canada, non provocò altra conseguenza di rilievo che la radicalizzazione del contrasto tra gli immigrati americani e i vecchi immigrati lealisti, che formavano un'élite unita da vincoli economici e familiari, indicata col nome di Family Compact.
Liberali e conservatori.
I due gruppi rivali diedero origine ai due tradizionali partiti, riformista e conservatore prima, liberale e conservatore poi, che ancor oggi controllano la vita politica canadese. Tali contrasti interni, complicati da quelli con i francofoni e dall'aumento demografico, provocarono nel 1837 due rivolte nell'Alto e nel Basso Canada, la prima guidata da W. L. Mackenzie, contro il predominio del Family Compact, la seconda da L.-J. Papineau per ottenere riforme politiche, sociali e nazionali. Entrambe furono stroncate, ma, memore dell'esperienza fatta con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, su proposta del governatore lord J. G. Durham, introdusse alcune fondamentali riforme, riunendo le due province in un'unica entità politica dotata di un'Assemblea nella quale erano rappresentati pariteticamente l'Alto e il Basso Canada (“Reunion Act”, 1840). Con l'abolizione di alcune leggi ereditate dal periodo feudale, tra il 1840 e il 1856 il Canada si avviava così a diventare un Paese moderno. Dopo la trasformazione in elettivo del Consiglio legislativo (1856) e la scelta di Ottawa come capitale (1858), il 1867, con la promulgazione da parte del Parlamento inglese del “British North America Act”, segnò una svolta fondamentale nella vita costituzionale del Canada. Constatata l'inadeguatezza della soluzione unitaria per la convivenza tra Canadesi anglofoni e francofoni, l'Atto trasformava il Paese in una federazione formata dalle province del Québec, Ontario, Nuova Scozia e Nuovo Brunswick, realizzando le proposte uscite dalle conversazioni tenutesi nel 1864 a Charlottetown e Québec tra i rappresentanti provinciali.
Il Dominion.
Il termine dominion, con cui la nuova entità fu designata, indicava che il Canada non era più una colonia, pur non essendo ancora uno Stato, in quanto all'autogoverno interno non corrispondeva la capacità di agire sul piano internazionale. Per la politica estera era infatti sempre competente il governo inglese. Tra il 1870 e il 1873, con l'accessione dell'Isola Principe Edoardo, della Columbia Britannica e dei territori intermedi, già appartenenti alla Compagnia della baia di Hudson sciolta nel 1870 (Manitoba, Alberta, Saskatchewan, Territori di Nord-Ovest e Yukon), il Canada assunse dimensioni continentali. L'acquisto dei nuovi territori avvenne non senza difficoltà e il governo dovette fronteggiare nel 1869 e nel 1885 due rivolte, capeggiate dal franco-canadese Louis Riel, la cui esecuzione capitale contribuì al peggioramento dei rapporti tra i due gruppi etnici. Sul piano politico, la vita del Paese fino alla prima guerra mondiale fu dominata dal dibattito tra conservatori e liberali su come mantenersi in una situazione di equilibrio tra Stati Uniti e Gran Bretagna, problema ancor d'attualità nella vita politica del Paese. Ciò si traduceva allora nella scelta tra protezionismo, sostenuto dai conservatori, e liberalizzazione degli scambi, soprattutto con gli USA, sostenuta dai liberali. L'avvento al potere del liberale franco-canadese Laurier (premier dal 1896 al 1911) rese possibile l'introduzione delle tariffe preferenziali in favore della Gran Bretagna, nel quadro del sistema delle preferenze interimperiali, pur conservando ottime relazioni con gli USA. Proprio durante la permanenza al potere di Laurier si sviluppò nel Québec il movimento nazionalista di Henri Bourassa, ancor oggi assai vivo nel Paese. La partecipazione canadese alla prima guerra mondiale (sotto il governo di R. Borden, conservatore) ebbe come principale conseguenza la completa emancipazione del Canada. Già durante il conflitto il premier canadese partecipò al gabinetto imperiale di guerra e nel 1919 i Canadesi sedettero con i vincitori alla Conferenza di Versailles. Nel 1931 lo statuto di Westminster, che sanciva l'evoluzione dell'impero in Commonwealth, consacrò l'indipendenza del Canada. Il dopoguerra segnò il ritorno al potere dei liberali, che vi rimasero dal 1921 al 1957, salvo due brevi parentesi – nel 1926 e dal 1930 al 1935 – e l'avvio del processo di industrializzazione, che nel secondo dopoguerra imporrà il Canada sui mercati mondiali. Lo sviluppo economico non fu esente da crisi di cui furono vittime soprattutto gli agricoltori.
I governi dopo la seconda guerra mondiale.
La seconda guerra mondiale rafforzò i rapporti con gli USA, ai quali il Paese si legò con accordi di difesa e con l'adesione al Patto Atlantico. Ciò rese urgente per il Canada la necessità di salvaguardare la propria individualità statale sul piano politico e su quello economico. Tale problema e quello dei rapporti tra Canadesi anglofoni e francofoni costituiscono i due nodi della storia attuale del Canada. I liberali di Pierre Trudeau tennero il potere ininterrottamente dal 1968 al 1979, quando subentrarono i conservatori di Joe Clark. Ma dopo un solo anno, nel 1980, i liberali tornarono al potere. Nel 1984 Trudeau si ritirò dalla politica attiva, lasciando la guida del governo e del Liberal Party a John Turner. Poco dopo però Turner fu battuto dal capo del Progressive Conservative Party, Brian Mulroney, che nel settembre 1984 assunse la carica di premier, riconfermato poi nel 1988. Atti di rilievo del suo governo furono: l' “Accordo del lago Meech”(1987), per un'ampia autonomia al Québec, e il NAFTA, trattato di libero scambio con gli Stati Uniti (1989) per l'abolizione di tutti i dazi doganali. Travolto dall'esito negativo del referendum del 1992, concernente la riforma costituzionale per lo statuto di “società distinta” del Québec e la nuova ripartizione dei poteri tra Ottawa e le province, Mulroney si dimise nel 1993, sostituito da Avril Phaedra ("Kim") Campbell. Le elezioni generali del 1993, con l'affermazione dei liberali e il lusinghiero risultato ottenuto dal Bloc québecois (54 seggi), ridiedero vigore al dibattito indipendentista. Il nuovo primo ministro, il liberale Jean Chrétien, inaugurò il suo governo con l'entrata in vigore del NAFTA e l'incognita costituita dalla provincia francofona, dove le elezioni del 1994 avevano segnato un altro trionfo del partito indipendentista. Nonostante le precedenti vittorie elettorali, con il referendum del 1995 gli indipendentisti non ottenevano l'autonomia del Québec. Nel 1997 la provincia francofona chiedeva alla Corte Suprema di Ottawa il diritto di separarsi unilateralmente, negatole l'anno successivo. Il premier Chrétien, intanto, per rafforzare la propria posizione unionista scioglieva anticipatamente la Camera dei Comuni e indiceva, per il giugno 1997, nuove elezioni, che lo riconfermavano primo ministro ridimensionando comunque il suo partito. Cresciuto poi il favore dell'opinione pubblica canadese nei confronti del Partito liberale, Chrétien, per sfruttare il vantaggio del suo partito e per impedire il consolidamento della nuova formazione d'opposizione, l'Alleanza canadese, indiceva per il novembre del 2000, ancora una volta, elezioni politiche anticipate, che gli riconfermavano il terzo mandato. Nel dicembre 2003 Chrétien si dimetteva dalla guida del governo e veniva sostituito dal nuovo leader del Partito liberale: Paul Martin, che era confermato dalle elezioni legislative del giugno 2004, anche se il suo partito perdeva la maggioranza assoluta in Parlamento. In novembre la Camera dei Comuni votava la sfiducia al governo di Martin, coinvolto in uno scandalo per appropriazione indebita di fondi pubblici. Questo portava a indire elezioni legislative anticipate per il gennaio 2006, che venivano vinte dai conservatori di Stephen Harper, che veniva nominato primo ministro. Nell'ottobre del 2008 i conservatori vincevano le elezioni legislative anticipate, rafforzando il governo del premier.